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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
30
 21-27 Lug.

  2006
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Attualità POLITICA

L'agricoltura biologica chiede concretezza

Al nuovo Governo

La ripresa in atto nel biologico va accompagnata da una serie di interventi politici che ne amplifichino la portata anche a livello delle vendite. È venuto il momento di dare avvio al Piano d’azione per sostenere gli sforzi organizzativi del settore sul fronte dell’interprofessione e dell’organizzazione commerciale

Dopo due anni di sensibile calo l’agricoltura biologica italiana nel 2005 torna a crescere. Sono circa 48.000 le imprese del settore censite al 31-12-2005, con un incremento di circa il 19% rispetto al 2004. Un segnale importante, frutto in larga misura degli ultimi bandi della programmazione 2000-2006 dello sviluppo rurale, in attesa che nella prossima primavera si attivino i nuovi Piani regionali di sviluppo rurale. Un fatto che accade nel pieno di uno sviluppo rilevante dei mercati europei e internazionali che interessa tutte le categorie di prodotti (vedi tabella).
Il fenomeno certamente più interessante riguarda gli Stati Uniti, dove le più importanti catene della grande distribuzione organizzata (gdo) hanno avviato programmi consistenti di inserimento di referenze da agricoltura biologica in risposta sia all’aumento di consumatori alla ricerca di cibi sani, sia per migliorare la propria immagine, come nel caso di Wal Mart.
Si tratta tuttavia di catene che hanno punti vendita anche in Europa, dunque i programmi di sviluppo del biologico si vanno a sommare a quelli analoghi delle catene europee, comprese alcune di discount.
Uno scenario assai importante, rispetto al quale proprio il nostro mercato nazionale appare in controtendenza. È infatti evidente il venir meno di strategie commerciali dedicate da parte della gdo nostrana la quale, pur continuando a lavorare con marchi propri, da tempo ha rinunciato a qualsiasi iniziativa promozionale e al posizionamento strategico del prodotto biologico nei propri assortimenti. Il fatto che la distribuzione specializzata, invece, aumenti i volumi anche in Italia è la dimostrazione del fatto che il problema italiano non è il consumatore, ma l’assenza di serie strategie commerciali da parte della gdo, che detiene comunque ancora una parte rilevante delle vendite dei prodotti biologici.
Nuove prospettive

In questo scenario è dunque importante vedere come si muoverà il nuovo Governo, dopo una Legislatura di annunci che non sono quasi mai riusciti a tradursi in atti concreti. Le prime decisioni appaiono in linea con le aspettative del settore, sia per l’importante annuncio fatto dal ministro Paolo De Castro riguardo all’inserimento della rappresentanza unitaria del settore nel nuovo Tavolo agroalimentare nazionale, sia per la rapidità con la quale è stata attivata la procedura per l’ottenimento dal Parlamento della delega anche per i temi riguardanti il settore biologico.
Il riconoscimento della rappresentanza autonoma del settore, ora organizzata in FederBio, appare un segnale politico forte anche nella direzione di una nuova concezione della rappresentanza degli interessi che compongono il sistema agricolo e agroalimentare nazionale, in un momento di scelte strategiche per la politica agricola nazionale. Attraverso la nuova legge delega sarà possibile finalmente ridefinire l’intero quadro normativo d’interesse per il biologico, a cominciare dalla riforma del decreto legislativo n. 220/95 e per agganciarsi il prima possibile alla completa riforma del quadro normativo europeo ormai in dirittura d’arrivo. Il lavoro, avviato nella scorsa Legislatura, potrà costituire una base preziosa di lavoro, in parte già concertato con le Regioni e frutto di un confronto ampio che non può certo essere ignorato.
Per aprire nuove prospettive al settore sono tuttavia attesi altri interventi da parte del Governo, coerenti con quanto previsto dal programma di Legislatura e con le dichiarazioni di alcuni ministri. L’inserimento dell’agricoltura biologica in programmi diffusi di educazione alimentare per la prevenzione sanitaria, il rafforzamento delle indicazioni anche normative per le pubbliche amministrazioni riguardo all’inserimento dei prodotti biologici nella ristorazione e il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura biologica nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto sono elementi di una politica che può conciliare obiettivi d’interesse generale con lo sviluppo del settore biologico.
Le priorità di intervento
Dal ministro De Castro e dalla squadra di sottosegretari che collaborano con lui ci si attendono anche, nell’immediato e in attesa di indicazioni concrete nella prossima legge finanziaria, alcune azioni concrete sul fronte delle risorse e dell’organizzazione del Ministero. Il Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica, la cui dotazione di 5 milioni di euro risale alla Finanziaria 2005, deve essere attivato quanto prima. Dopo un anno e mezzo di discussione e di confronto anche in Conferenza Stato-Regioni è venuto il momento di dare avvio alle azioni previste dal Piano, alcune delle quali proprio indirizzate a sostenere gli sforzi organizzativi del settore sul fronte dell’interprofessione e dell’organizzazione commerciale. Anche la dotazione di risorse per i programmi di ricerca, alimentata dalla tassa sui fitofarmaci convenzionali, deve essere ricondotta a una programmazione strategica, condivisa con le rappresentanze del settore. Va poi riorganizzato l’ufficio che si occupa di agricoltura biologica, facendo scelte adeguate sul fronte organizzativo e del personale, come il settore chiese già nel settembre 2005 al ministro Gianni Alemanno senza che ne sia seguito alcun esito. È venuto il momento di atti concreti, il tempo del fare speriamo sia finalmente arrivato.

Sommario rivista Paolo Carnemolla


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