POLITICA |
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L'agricoltura biologica chiede concretezza |
Al nuovo Governo
La ripresa in atto nel biologico va accompagnata da una
serie di interventi politici che ne amplifichino la portata anche a livello
delle vendite. È venuto il momento di dare avvio al Piano d’azione per
sostenere gli sforzi organizzativi del settore sul fronte
dell’interprofessione e dell’organizzazione commerciale
Dopo due anni di sensibile calo l’agricoltura biologica italiana nel 2005
torna a crescere. Sono circa 48.000 le imprese del settore censite al
31-12-2005, con un incremento di circa il 19% rispetto al 2004. Un segnale
importante, frutto in larga misura degli ultimi bandi della programmazione
2000-2006 dello sviluppo rurale, in attesa che nella prossima primavera si
attivino i nuovi Piani regionali di sviluppo rurale. Un fatto che accade nel
pieno di uno sviluppo rilevante dei mercati europei e internazionali che
interessa tutte le categorie di prodotti (vedi tabella).
Il fenomeno certamente più interessante riguarda gli Stati Uniti, dove le
più importanti catene della grande distribuzione organizzata (gdo) hanno
avviato programmi consistenti di inserimento di referenze da agricoltura
biologica in risposta sia all’aumento di consumatori alla ricerca di cibi
sani, sia per migliorare la propria immagine, come nel caso di Wal Mart.
Si tratta tuttavia di catene che hanno punti vendita anche in Europa, dunque
i programmi di sviluppo del biologico si vanno a sommare a quelli analoghi
delle catene europee, comprese alcune di discount.
Uno scenario assai importante, rispetto al quale proprio il nostro mercato
nazionale appare in controtendenza. È infatti evidente il venir meno di
strategie commerciali dedicate da parte della gdo nostrana la quale, pur
continuando a lavorare con marchi propri, da tempo ha rinunciato a qualsiasi
iniziativa promozionale e al posizionamento strategico del prodotto
biologico nei propri assortimenti. Il fatto che la distribuzione
specializzata, invece, aumenti i volumi anche in Italia è la dimostrazione
del fatto che il problema italiano non è il consumatore, ma l’assenza di
serie strategie commerciali da parte della gdo, che detiene comunque ancora
una parte rilevante delle vendite dei prodotti biologici.
Nuove prospettive
In questo scenario è dunque importante vedere come si muoverà il nuovo
Governo, dopo una Legislatura di annunci che non sono quasi mai riusciti a
tradursi in atti concreti. Le prime decisioni appaiono in linea con le
aspettative del settore, sia per l’importante annuncio fatto dal ministro
Paolo De Castro riguardo all’inserimento della rappresentanza unitaria del
settore nel nuovo Tavolo agroalimentare nazionale, sia per la rapidità con
la quale è stata attivata la procedura per l’ottenimento dal Parlamento
della delega anche per i temi riguardanti il settore biologico.
Il riconoscimento della rappresentanza autonoma del settore, ora organizzata
in FederBio, appare un segnale politico forte anche nella direzione di una
nuova concezione della rappresentanza degli interessi che compongono il
sistema agricolo e agroalimentare nazionale, in un momento di scelte
strategiche per la politica agricola nazionale. Attraverso la nuova legge
delega sarà possibile finalmente ridefinire l’intero quadro normativo
d’interesse per il biologico, a cominciare dalla riforma del decreto
legislativo n. 220/95 e per agganciarsi il prima possibile alla completa
riforma del quadro normativo europeo ormai in dirittura d’arrivo. Il lavoro,
avviato nella scorsa Legislatura, potrà costituire una base preziosa di
lavoro, in parte già concertato con le Regioni e frutto di un confronto
ampio che non può certo essere ignorato.
Per aprire nuove prospettive al settore sono tuttavia attesi altri
interventi da parte del Governo, coerenti con quanto previsto dal programma
di Legislatura e con le dichiarazioni di alcuni ministri. L’inserimento
dell’agricoltura biologica in programmi diffusi di educazione alimentare per
la prevenzione sanitaria, il rafforzamento delle indicazioni anche normative
per le pubbliche amministrazioni riguardo all’inserimento dei prodotti
biologici nella ristorazione e il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura
biologica nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto
sono elementi di una politica che può conciliare obiettivi d’interesse
generale con lo sviluppo del settore biologico.
Le priorità di intervento
Dal ministro De Castro e dalla squadra di sottosegretari che collaborano con
lui ci si attendono anche, nell’immediato e in attesa di indicazioni
concrete nella prossima legge finanziaria, alcune azioni concrete sul fronte
delle risorse e dell’organizzazione del Ministero. Il Piano d’azione
nazionale per l’agricoltura biologica, la cui dotazione di 5 milioni di euro
risale alla Finanziaria 2005, deve essere attivato quanto prima. Dopo un
anno e mezzo di discussione e di confronto anche in Conferenza Stato-Regioni
è venuto il momento di dare avvio alle azioni previste dal Piano, alcune
delle quali proprio indirizzate a sostenere gli sforzi organizzativi del
settore sul fronte dell’interprofessione e dell’organizzazione commerciale.
Anche la dotazione di risorse per i programmi di ricerca, alimentata dalla
tassa sui fitofarmaci convenzionali, deve essere ricondotta a una
programmazione strategica, condivisa con le rappresentanze del settore. Va
poi riorganizzato l’ufficio che si occupa di agricoltura biologica, facendo
scelte adeguate sul fronte organizzativo e del personale, come il settore
chiese già nel settembre 2005 al ministro Gianni Alemanno senza che ne sia
seguito alcun esito. È venuto il momento di atti concreti, il tempo del fare
speriamo sia finalmente arrivato.
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