UNIONE EUROPEA |
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La Commissione europea studia l'ocm unica per
l'agricoltura |
Un percorso che si annuncia impegnativo e complesso
Unificare 20 organizzazioni comuni di mercato è l’ambizioso progetto
della Commissione per semplificare tutto il quadro legislativo. L’importante
è che la semplificazione non si traduca in appiattimento
Di una ocm unica per tutti i settori agricoli si parlava
già da tempo, ma non era ancora chiaro se si trattasse solo di una semplice
esercitazione metodologica, conseguente alla recente riforma della pac,
oppure dell’avvio concreto di un nuovo sistema di regole a forte impatto
sugli attuali regimi di aiuto.
Il 30 giugno scorso, in una riunione a Bruxelles, la Commissione ha comunque
fatto un ulteriore passo avanti su questo percorso. È stato, infatti,
confermato un calendario preciso che prevede la presentazione di un «Piano
ocm unica» da parte della Commissione e la sua adozione in Consiglio entro
il prossimo mese di dicembre.
È stato altresì riconfermato il «cuore» del problema, ovvero l’ambizioso
progetto di realizzare un accorpamento di 20 ocm in un testo unico con un
articolazione omogenea di tutte le norme oggi in vigore, attraverso un nuovo
indice più comprensibile anche per i non addetti ai lavori.
Allo stesso tempo è stata rilanciata l’esigenza di una maggiore trasparenza
del quadro legislativo della pac per renderne più facile l’accesso agli
agricoltori, agli operatori economici e alle istituzioni. Quindi, in altre
parole, regole e informazioni più comprensibili ai cittadini europei. Il
tutto dovrebbe comportare anche, cosa non marginale, la riduzione dei costi
complessivi della pac.
È inutile negare, tuttavia, che tale percorso sarà abbastanza impegnativo se
si vorrà effettivamente realizzare questo approccio orizzontale in tutte le ocm elencate nel documento comunitario. Vi sono ocm, come quelle
ortofrutticola o vitivinicola, che dovrebbero mantenere alcune specificità
normative riguardo alle particolari problematicità dei settori di
competenza. Ma su queste ocm in via di riforma è prematuro avanzare ipotesi.
Per ora, ovviamente, la sperimentazione verrà avviata solo per le ocm già
riformate.
Ma, in sostanza, quali saranno gli strumenti e le misure che verranno per
primi armonizzati e uniformati al fine di ridurre drasticamente il numero di
regole che governano la pac?
In primo luogo la sperimentazione riguarderà soprattutto alcune procedure
come quelle dei Comitati o quelle relative alle comunicazioni fatte dagli
Stati membri alla Commissione, nonché le regole sugli aiuti di Stato.
Successivamente l’armonizzazione riguarderà le procedure amministrative e i
meccanismi di gestione degli interventi di mercato, la cui semplificazione
tecnica potrà comportare anche una maggiore qualificazione dei costi. Tra
gli interventi di mercato saranno probabilmente incluse le procedure dei
ritiri, degli immagazzinamenti privati, le quote di importazione, i rimborsi
alle esportazioni, le misure di salvaguardia e altro ancora.
Da un punto di vista legislativo, l’ossatura di questo impianto comune sarà
costituita esclusivamente da quattro regolamenti del Consiglio:
- il regolamento sull’ocm unica, rispetto alle regole di mercato;
- il regolamento n. 1782/03 sui pagamenti diretti;
- il regolamento n. 1698/05 sullo sviluppo rurale;
- il regolamento n. 1290/05 sul finanziamento della pac.
A questo punto le organizzazioni agricole europee cominciano ad avere
qualche perplessità, dato che la volontà di semplificare, di per sé
positiva, se dovesse prendere troppo la mano dei funzionari comunitari,
potrebbe tradursi in un appiattimento di alcune importanti competenze
tecniche nell’ambito del sistema ed essere quindi penalizzante per gli
operatori economici.
Un esempio a tale riguardo è proprio questa intenzione di snellire le
procedure di «comitatologia», dato che potrebbe, tra le altre cose,
significare anche un taglio drastico di alcuni Comitati, come, ad esempio, i
Comitati di gestione delle singole ocm, con il conseguente calo del numero
di esperti dei diversi settori, le cui analisi tecniche e di mercato sono
state finora importanti per le valutazioni dei singoli comparti.
L’omologazione delle competenze spesso non rende un buon servizio
all’approfondimento dei problemi.
Anche la cosiddetta trasparenza contabile è un principio che va maneggiato
con cautela, perché talvolta le comunicazioni sui flussi di spesa o sui
percettori degli aiuti, se non accompagnate da analisi e commenti tecnici
che ne motivino la congruità rispetto a obiettivi più generali, possono
aumentare le istanze critiche di alcune frange della pubblica opinione,
preparando così il terreno a nuovi possibili tagli del budget complessivo
relativo alla spesa comunitaria già dal 2008.
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