PRIMA
PAGINA |
|
Ocm vino: più che una riforma è una rivoluzione |
Presentata la bozza dal commissario Mariann Fischer Boel
Abolizione delle misure di distillazione, aiuti
all’estirpazione, incentivi alla comunicazione, ma soprattutto avvio di una
forte liberalizzazione del settore vitivinicolo europeo che a partire dal
2014 non avrà più alcuna rete di protezione
Nel settore vitivinicolo dobbiamo utilizzare il denaro in maniera più
intelligente rispetto a quanto abbiamo fatto fino a oggi. È assurdo che per
tanti anni abbiamo speso la maggior parte delle risorse comunitarie per
smaltire le eccedenze anziché finanziare il sistema per aiutarlo a essere
più competitivo». Abbiamo iniziato con le parole dure del commissario
Mariann Fischer Boel, responsabile dell’agricoltura e dello sviluppo rurale,
dette giovedì 22 giugno durante l’audizione a Bruxelles per la presentazione
della proposta della riforma dell’ocm vino.
Riteniamo, quelle del commissario, affermazioni decisive che lasciano poco
spazio a mediazioni e speranze a coloro che vorrebbero un cambiamento meno
radicale dell’organizzazione comune di mercato del vino.
Affermazioni confermate a Roma, presso la sede della rappresentanza in
Italia della Commissione europea, da Aldo Longo, direttore alla Direzione
generale agricoltura della Ce. Una riforma radicale che secondo gli
intendimenti della Commissione dovrebbe partire dalla campagna 2008-2009 per
durare fino al 2013. «Dal 2014 in poi – ha detto senza tanti giri di parole
Longo – non vi sarà più nessuna rete di sicurezza e ogni impresa
vitivinicola opererà a suo rischio e pericolo».
«L’ocm vino risale al 1960 – ha detto Longo – e in tutti questi anni ha
avuto solo aggiustamenti parziali. È arrivato il momento di una riforma
sostanziale, di più ampio orizzonte».
Va ricordato che nel 2005 le spese totali per la vitivinicoltura, previste
nell’ocm vino, si sono elevate a 1.269 milioni di euro (vedi riquadro),
il 63% dei quali destinati per le misure di intervento (vari tipi di
distillazione e magazzinaggio pubblico dell’alcole, aiuto ai mosti). È
proprio questa parte dell’intervento comunitario quella maggiormente sotto
accusa da parte della Commissione, che ritiene le misure di sostegno del
mercato, come la distillazione, un metodo che offre uno sbocco permanente
per le eccedenze invendibili. «Con l’aggravante – ha spiegato Longo – che
ormai la distillazione di crisi si sta estendendo perfino ai vini di
qualità».
In Europa si beve meno
Sono i numeri del mercato di questi ultimi anni ad aver convinto i
responsabili dell’agricoltura europea a un radicale cambio di rotta nella
politica di aiuto al settore.
«In particolare – ha detto Longo – nell’ultimo quinquennio abbiamo assistito
a una riduzione dei consumi dei vini europei di 750.000 hL
all’anno, in particolare nei Paesi del Sud Europa. Gli aumenti dell’export
non sono riusciti a compensare questi cali di consumo e le cantine delle
aziende europee hanno ricominciato a riempirsi di giacenze. Senza
dimenticare che crescono di anno in anno anche le importazioni».
A quest’ultimo proposito va sottolineato che globalmente le importazioni di
vino nell’Unione Europea nel 2005 hanno raggiunto i 12 milioni di ettolitri
contro i 13 milioni esportati.
Nell’ipotesi che prosegua a ritmo sostenuto l’afflusso di vini del nuovo
mondo, spiegano alla Commissione europea, l’Ue, storicamente esportatore
netto, rischia di trovarsi a brevissimo periodo nella situazione di
importatore netto (in volume).
«Andando avanti di questo passo – ha aggiunto Longo – entro il 2010 le
eccedenze di produzione saliranno al 15% della produzione annua (tra i 15 e
i 27 milioni di ettolitri)».
Insomma, il mercato non è certo esaltante, il sistema vitivinicolo europeo
continua ad avere problemi strutturali con la maggioranza dei viticoltori
(siamo nell’Ue a 25 con oltre 1,6 milioni di viticoltori per una superficie
di 3,4 milioni di ettari) con una media di superficie intorno ai 2 ha, ma
con la maggioranza dei viticoltori con un vigneto inferiore all’ettaro.
«Di fronte al perdurare di questi problemi strutturali – ha spiegato Longo –
dobbiamo anche chiederci se l’impianto normativo dell’Ue in questa materia
non abbia limitato anche lo sviluppo delle imprese serie e forti. La stessa
restrizione dei nuovi impianti forse non sempre ha giocato un ruolo utile,
al punto che probabilmente ha limitato i produttori più capaci».
Un sistema normativo troppo rigido, anche per quanto riguarda le pratiche
enologiche, secondo Longo. «Norme eccessivamente rigorose – ha detto Longo –
che non hanno tenuto conto dell’evoluzione dei tempi, degli stili di consumo
e, soprattutto, delle nuove tecnologie».
Ovvio, a questo punto, il riferimento alla tanto contestata decisione di
autorizzare l’utilizzo dei trucioli. «Una scelta – ha detto Longo – decisa
da tutti i Governi dell’Unione Europea dettata dal buonsenso a fronte di una
pratica che non ha nessuna controindicazione e già da tempo autorizzata
dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino)».
Le semplificazioni vengono auspicate fortemente dalla Commissione anche sul
fronte dell’etichettatura e di tutto l’impianto delle denominazioni
geografiche del vino che «all’interno dell’Ue – ha sottolineato Longo –
hanno raggiunto l’incredibile numero di 10.000».
La proposta
Veniamo allora alla proposta di riforma. L’opzione preferita dalla
Commissione allo stato attuale prevede:
- la riattivazione del regime di estirpazione di superfici vitate, abbinata
a un premio di livello tale da invogliare i produttori non competitivi ad
abbandonare la viticoltura. Il premio verrebbe ridotto annualmente, così da
incentivare i produttori a richiederlo fin dal primo anno. L’obiettivo è
quello di spiantare 400.000 ha in cinque anni, a fronte di aiuti per un
importo complessivo di 2,4 miliardi euro (circa 6.000 euro/ha spiantato).
L’estirpazione sarà del tutto volontaria. Le superfici estirpate potrebbero
beneficiare del pagamento unico per azienda;
- il regime dei diritti di impianto prorogato fino al 2013, data di scadenza
definitiva. I produttori meno competitivi sarebbero incentivati a vendere i
loro diritti, mentre quelli che restano dovrebbero diventare più competitivi
nella misura in cui il costo dei diritti di impianto non sarebbe più tale da
impedire l’espansione delle loro aziende;
- l’abolizione delle misure di regolazione del mercato come l’aiuto per la
distillazione dei sottoprodotti, l’aiuto per il magazzinaggio privato e
l’aiuto per l’uso del mosto. La distillazione di crisi sarebbe abolita o
sostituita da una sorta di rete di sicurezza alternativa, finanziata a
partire dalla dotazione finanziaria nazionale. Tale dotazione verrebbe
assegnata a tutti i Paesi produttori per finanziare le misure che meglio si
attagliano alle rispettive situazioni locali;
- il trasferimento di parte dei fondi al bilancio dello sviluppo rurale per
finanziare misure specifiche per il settore vitivinicolo, come
prepensionamenti per l’entità di 18.000 euro/anno e programmi agroambientali;
- l’adozione di norme di etichettatura più semplici a vantaggio dei
consumatori, che aiuterebbero inoltre i produttori a rafforzare la propria
posizione concorrenziale. Ad esempio potrebbe essere ammessa, contrariamente
al divieto attuale, l’indicazione del vitigno, dell’annata anche per i vini
senza indicazione geografica;
- la competenza di approvare le nuove pratiche enologiche affidata alla
Commissione e il riconoscimento di quelle ammesse dall’Oiv;
- il divieto allo zuccheraggio per l’aumento del titolo alcolometrico del
vino. Verrebbe pertanto abolito l’attuale aiuto per i mosti e il limite
massimo di arricchimento sarebbe fissato al 2% tranne nella zona C (Spagna,
Italia, Portogallo, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Grecia, Cipro, Malta e
alcune zone della Francia) dove il tetto sarebbe dell’1%.
A queste nuove misure va aggiunta la proposta della Commissione di destinare
importanti risorse (ancora non quantificate) a un piano di comunicazione per
il vino europeo. La proposta legislativa sarà presentata in maniera
definitiva dalla Commissione alla fine del 2006.
Questo è quanto la Commissione propone e allo stato attuale è difficile fare
commenti approfonditi. Quello che si può evidenziare è la volontà della
Commissione di «guidare» la liberalizzazione totale del sistema vitivinicolo
europeo. Non si tratta di una deregulation immediata, ma i vitivinicoltori
europei si devono preparare a stare presto in piedi con le loro gambe,
questo è sicuro.
Alcune perplessità derivano dal piano previsto per gli espianti, soprattutto
nel nostro Paese che ancora non è dotato di un Catasto viticolo certo. Che
si profili all’orizzonte una pericolosa rincorsa all’espianto di vigneti
sulla carta? Fondamentale è che queste ultime risorse a disposizione dei
produttori vitivinicoli vadano a quelli realmente capaci e onesti.
Per ulteriori informazioni e dettagli sulla proposta della riforma
rimandiamo i nostri lettori alle pagine Web
http://ec.europa.eu/comm/agriculture/capreform/wine/index_it.htm
http://ec.europa.eu/comm/agriculture/capreform/wine/index_en.htm
Cosa finanzia oggi l'ocm vino |
Nel 2005 le spese totali previste nell’ocm vino sono state di 1.269
milioni di euro con la seguente suddivisione:
- 35% per le spese legate al programma di ristrutturazione in vigore
dal 2000 (446 milioni di euro nel 2005);
- 63% per le misure d’intervento: 40% per i costi diretti e
indiretti dei vari tipi di distillazione e magazzinaggio pubblico
dell’alcole (506 milioni di euro) e 16% per l’aiuto ai mosti (198
milioni di euro), 5% per l’aiuto al magazzinaggio privato (70
milioni di euro), 1% per le restituzioni all’esportazione (17
milioni di euro);
- i premi per l’abbandono definitivo del vigneto si sono elevati a
31 milioni di euro (nel 1993 la spesa era superiore a 400 milioni di
euro), ossia meno del 2% del bilancio comunitario per il settore del
vino.
|
|