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L'ortofrutta e il gioco duro della nuova ocm |
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Vittorio Alessandro Gallerani |
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Attraverso il disaccoppiamento verrà sollecitata in
tempi brevi una maggiore competitività sul mercato. La filiera può vincere
la sfida attuando valide strategie aziendali volte a valorizzare i marchi
ben conosciuti di cui dispone
Anche sull’ortofrutta spira il vento del disaccoppiamento.
L’obiettivo del Consiglio dell’Unione Europea è di pervenire gradualmente
nel medio periodo a una organizzazione comune di mercato (ocm) unica dei
mercati agricoli.
Uno dei primi effetti sarà appunto che, presumibilmente a partire dal 2008,
anche in ortofrutticoltura i produttori percepiranno un contributo in base
alle colture praticate nel periodo di riferimento 2001-2007, restando
sostanzialmente liberi di cambiare gli orientamenti colturali.
Obiettivo del nuovo regime dell’ortofrutta è quello di ricercare una
maggiore competitività sul mercato e rafforzare la tutela dell’ambiente.
L’Unione Europea fissa un limite all’assistenza finanziaria pari al 4,1% del
valore della produzione commercializzata da ciascuna organizzazione dei
produttori. Il miglioramento della competitività del settore ortofrutticolo
sul mercato interno ed estero, che è uno specifico obiettivo della politica
agricola europea, suggerisce di evitare la distribuzione a pioggia dei
sussidi, che non premia l’efficienza e che inevitabilmente finisce per
ridurre gli aiuti finanziari per ciascuna azienda a entità talmente modeste
da risultare del tutto inefficaci per promuovere un processo di rinnovamento
e di razionalizzazione del settore.
Data la flessibilità lasciata ai Paesi membri di fissare i criteri di
applicazione della ocm, in particolare nella scelta del periodo di
riferimento, per l’Italia una decisione coerente con l’obiettivo
dell’efficienza sarebbe quella di restringere i contributi agli agricoltori
che hanno prodotto negli anni più recenti e quindi di concentrare l’aiuto
finanziario alle aziende più vitali.
Nel complesso il regolamento è soggetto a giudizi molto diversi, sovente
contrapposti, in relazione ai diversi punti di vista e interessi
rappresentati.
Gli agricoltori e con essi le organizzazioni professionali vedono di buon
occhio il trasferimento diretto a loro favore dei contributi che
nell’attuale normativa sono corrisposti alle industrie di trasformazione.
Nel settore della trasformazione i problemi più gravi si presentano per i
comparti strategici del pomodoro e delle pere. È pertanto comprensibile il
malumore delle industrie che, o saranno in grado di garantire un prezzo
remunerativo ai produttori agricoli, oppure si troveranno di fronte a una
caduta verticale delle produzioni. Le medesime preoccupazioni sono condivise
dal settore cooperativo, fortemente presente nella trasformazione, e dalle
organizzazioni dei produttori, abituate a meccanismi di finanziamento basati
sulle quantità commercializzate piuttosto che sull’efficienza. È inevitabile
che per garantire ai produttori ortofrutticoli un prezzo che consenta di
coprire i costi di produzione bisogna riuscire a recuperare sul mercato
l’importo ora garantito dal finanziamento comunitario.
In questa nuova situazione può risultare strategico disporre di marchi
conosciuti che conferiscono capacità contrattuale sul mercato, specie nei
confronti della grande distribuzione, anello forte di tutto il sistema
distributivo. A questo proposito la trasformazione cooperativa ha svolto una
politica lungimirante di acquisizione di brand di prestigio, che oggi
per essere valorizzata richiede, tuttavia, elevate capacità manageriali in
grado di delineare e sostenere valide strategie aziendali. Scarse
possibilità di sopravvivenza hanno le imprese che si sono limitate a
sfruttare i contributi finanziari producendo senza marchio e quindi
rinunciando a ritagliarsi una specifica posizione di mercato.
La visione a cui si ispira la revisione dell’attuale regime per il comparto
ortofrutticolo prevede l’obiettivo di incrementare i consumi nella Comunità.
Le caratteristiche nutrizionali di frutta e ortaggi corrispondono
perfettamente a una visione moderna dell’alimentazione, molto sensibile ai
valori salutistici ed estetici, ma certamente sollecita un grande sforzo di
marketing innovativo per renderli coerenti con stili di vita in cui facilità
del consumo e pasti fuori casa assumono rilevanza sempre maggiore.
La modifica del regime per il comparto ortofrutticolo richiede a industrie
di trasformazione, organizzazioni dei produttori, cooperative agricole e
produttori ortofrutticoli di lavorare sodo e coerentemente per conferire
alla filiera livelli di eccellenza sotto l’aspetto tecnico, economico e
commerciale. Si tratta di affrontare una sfida in cui il gioco si fa sempre
più duro e, come si dice, quando il gioco si fa duro i duri, se ci sono,
incominciano a giocare.
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