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L'Informatore Agrario
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46
 7 - 13 Dic.

  2007
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Attualità, L'Informatore Agrario POLITICA

Le quote latte portano ancora in piazza gli allevatori italiani

Al forum di brescia una bocciatura quasi unanime delle proposte UE.
L’abolizione del meccanismo delle quote dal 2015 e l’aumento dal prossimo anno delle quantità producibili non piacciono affatto alle organizzazioni agricole italiane, che chiedono innanzi tutto il rispetto della legalità e la piena applicazione della legge 119/2003.



È ormai ufficiale: le quote latte spariranno dopo il 2015 e dall’anno prossimo fino a quella data per i produttori di latte ci sarà un aumento del 2% della quota di produzione europea.
Ad annunciare in maniera definitiva quello che ormai già si sapeva da tempo nel mondo agricolo è stata la commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, che al Forum del latte, organizzato dalla Regione Lombardia lo scorso 29 novembre a Brescia, non ha lasciato molte alternative annunciando la sua strategia.
Una dichiarazione fatta in maniera ferma, che non ha dato spazio a repliche.

Il no dei produttori
Tutto ciò nonostante nelle due piazze principali della città ci fossero, proprio mentre parlava al Forum la Fischer Boel, una delle manifestazioni dell’agricoltura tra le più ampie degli ultimi anni, organizzata da Coldiretti e Confagricoltura, a favore del mantenimento del regime delle quote latte e del rispetto della legge 119/03.
In realtà sarebbe più corretto dire che le manifestazioni a Brescia erano due: una di Coldiretti e una di Confagricoltura. Infatti, le due principali organizzazioni agricole italiane si sono presentate all’importante appuntamento unite sulle richieste da portare in piazza, ma divise in due cortei distinti.
I cappellini gialli lungo le vie del centro storico di Brescia erano diverse migliaia (30.000 secondo la Coldiretti), mentre quelli bianchi di Confagricoltura, che occupavano la centrale Piazza Vittoria, erano sicuramente meno, ma comunque in numero consistente (10.000 secondo l’organizzazione).
Nessun trattore, solo migliaia di agricoltori che pacificamente hanno chiesto che il regime delle quote latte rimanga intatto e che, finalmente, la legge 119/03 sia fatta rispettare nei confronti di una minoranza di produttori che perseverano a produrre latte fuori legge, creando forti e negative turbative nel mercato del latte italiano.
Non sono note le ragioni che hanno spinto Coldiretti e Confagricoltura a manifestare con migliaia di agricoltori ma divise, facendo fare un salto all’indietro di trent’anni alla rappresentatività agricola. Anche la base associativa faceva fatica a spiegare questa decisione di marciare divisi. Per contarsi? Forse. Ma era una domanda che molti agricoltori che sfilavano, soprattutto i più giovani, si ponevano.
Di sicuro c’è che in piazza, per scelta, mancavano gli agricoltori della Cia, anche se, ai lavori del Forum, la Confederazione italiana agricoltori ha tenuto la stessa posizione di Coldiretti e Confagricoltura: le quote non si toccano, vanno solo fatte rispettare.
Al Forum della Regione Lombardia, per il mondo agricolo sono intervenuti i presidenti regionali di Coldiretti, Nino Andena, di Confagricoltura, Francesco Bettoni e della Cia, Mario Lanzi.
«Venticinque anni fa – ha detto Bettoni – eravamo ad Atene per protestare contro le quote: oggi siamo a Brescia per chiedere di mantenere i tetti di produzione. Non si tratta – ha sottolineato – di una battaglia di retroguardia, perché eliminare tout court le quote comporterebbe solo un’invasione di latte straniero sul mercato italiano, visto che ci sono Paesi del Nord Europa che producono solo per l’esportazione».
«È evidente – ha detto da parte sua Andena – che prima di immaginare anche una minima modifica dell’ocm latte in relazione alle paventate proposte della Commissione europea deve essere data piena e completa applicazione alla legge 119/03, soprattutto con riguardo alle procedure di riscossione dei prelievi nei casi di superamento della quota. Sul tema della legalità, ha concluso Andena, Coldiretti è, e sarà sempre, in prima linea perché ritiene che non ci possa essere un’agricoltura sana e sicura al servizio dei cittadini consumatori senza il rispetto della legge».

Le Regioni vogliono l’aumento delle quote
Fin qui, in stretta sintesi, le posizioni dei produttori. Poi, in una seconda sessione dei lavori, sono andati in scena i rappresentati della trasformazione, della distribuzione e dei consumatori che hanno dato vita a un match tra chi vuole l’abolizione da subito del regime delle quote latte, chi giustifica gli aumenti dei prezzi, seppur contenuti, e chi invece denuncia la cronica riduzione della capacità di acquisto delle famiglie italiane.
Infine, la terza parte del convegno ha visto protagonista la politica, con gli interventi di Enzo Russo, coordinatore della Consulta agricola della Conferenza Stato-Regioni, dell’assessore regionale all’agricoltura della Lombardia, Viviana Beccalossi, del ministro Paolo De Castro e, come detto, della commissaria Mariann Fischer Boel.
Proprio in questa sessione è avvenuto l’inaspettato: Russo ha dichiarato il favore delle Regioni nei confronti di: «un aumento della quota latte del 5-10%, della compensazione tra Stati dell’Unione Europea e della riduzione del valore del prelievo».
Concetti ribaditi, nello sconcerto dei numerosi produttori di latte presenti, dall’assessore all’agricoltura Beccalossi che ha aggiunto come «sia auspicabile un aumento delle quote superiore del 2% previsto». Tuttavia la vicepresidente della Regione Lombardia ha precisato che «gli eventuali aumenti saranno dati sulla base della priorità stabilite dalla legge 119/03 e non certo a chi opera nell’illegalità non rispettando le quote latte».
In conclusione, l’intervento più atteso: quello della commissaria europea che, accogliendo le richieste del ministro De Castro di condividere il precorso e i contenuti della riforma dell’ocm latte, ha ribadito la sua ferma posizione di «chiudere con il 2015 il capitolo delle quote latte, senza prevedere compensazioni tra Stati e neppure la riduzione del superprelievo (penalizzante e ingiusto – ha precisato – per chi ha rispettato le regole), ma solo un aumento della quota produttiva del 2%. Perché – ha sottolineato in conclusione – il mercato è cambiato e la realtà ci impone questo storico passaggio verso la liberalizzazione del sistema agricolo europeo».
E come aveva già fatto per l’ocm zucchero, e come probabilmente ripeterà con il vino, non ha dato spazio a repliche o a ripensamenti sulla strada scelta.
Così per il settore lattiero-caseario il messaggio portato al Forum latte di Brescia è che non si tornerà più indietro, ma si procederà verso la completa liberalizzazione della produzione di latte. Ora resta da capire cosa intendono fare le Regioni, e in particolare la Lombardia, visto che la posizione espressa durante i lavori del Forum – nel generale imbarazzo della platea – «non è stata concertata con il mondo agricolo e soprattutto – hanno commentato duramente Confagricoltura e Coldiretti – è lesiva degli interessi degli allevatori italiani».
 

Sommario rivista Ca.M.


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