POLITICA
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Le quote latte portano ancora in piazza gli
allevatori italiani |
Al forum di brescia una bocciatura quasi unanime delle proposte UE.
L’abolizione del meccanismo delle quote dal 2015 e l’aumento dal prossimo
anno delle quantità producibili non piacciono affatto alle organizzazioni
agricole italiane, che chiedono innanzi tutto il rispetto della legalità e
la piena applicazione della legge 119/2003.
È ormai ufficiale: le quote latte spariranno dopo il 2015 e dall’anno
prossimo fino a quella data per i produttori di latte ci sarà un aumento del
2% della quota di produzione europea.
Ad annunciare in maniera definitiva quello che ormai già si sapeva da tempo
nel mondo agricolo è stata la commissaria europea all’agricoltura, Mariann
Fischer Boel, che al Forum del latte, organizzato dalla Regione Lombardia lo
scorso 29 novembre a Brescia, non ha lasciato molte alternative annunciando
la sua strategia.
Una dichiarazione fatta in maniera ferma, che non ha dato spazio a repliche.
Il no dei produttori
Tutto
ciò nonostante nelle due piazze principali della città ci fossero, proprio
mentre parlava al Forum la Fischer Boel, una delle manifestazioni
dell’agricoltura tra le più ampie degli ultimi anni, organizzata da
Coldiretti e Confagricoltura, a favore del mantenimento del regime delle
quote latte e del rispetto della legge 119/03.
In realtà sarebbe più corretto dire che le manifestazioni a Brescia erano
due: una di Coldiretti e una di Confagricoltura. Infatti, le due principali
organizzazioni agricole italiane si sono presentate all’importante
appuntamento unite sulle richieste da portare in piazza, ma divise in due
cortei distinti.
I cappellini gialli lungo le vie del centro storico di Brescia erano diverse
migliaia (30.000 secondo la Coldiretti), mentre quelli bianchi di
Confagricoltura, che occupavano la centrale Piazza Vittoria, erano
sicuramente meno, ma comunque in numero consistente (10.000 secondo
l’organizzazione).
Nessun trattore, solo migliaia di agricoltori che pacificamente hanno
chiesto che il regime delle quote latte rimanga intatto e che, finalmente,
la legge 119/03 sia fatta rispettare nei confronti di una minoranza di
produttori che perseverano a produrre latte fuori legge, creando forti e
negative turbative nel mercato del latte italiano.
Non sono note le ragioni che hanno spinto Coldiretti e Confagricoltura a
manifestare con migliaia di agricoltori ma divise, facendo fare un salto
all’indietro di trent’anni alla rappresentatività agricola. Anche la base
associativa faceva fatica a spiegare questa decisione di marciare divisi.
Per contarsi? Forse. Ma era una domanda che molti agricoltori che sfilavano,
soprattutto i più giovani, si ponevano.
Di sicuro c’è che in piazza, per scelta, mancavano gli agricoltori della Cia,
anche se, ai lavori del Forum, la Confederazione italiana agricoltori ha
tenuto la stessa posizione di Coldiretti e Confagricoltura: le quote non si
toccano, vanno solo fatte rispettare.
Al Forum della Regione Lombardia, per il mondo agricolo sono intervenuti i
presidenti regionali di Coldiretti, Nino Andena, di Confagricoltura,
Francesco Bettoni e della Cia, Mario Lanzi.
«Venticinque anni fa – ha detto Bettoni – eravamo ad Atene per protestare
contro le quote: oggi siamo a Brescia per chiedere di mantenere i tetti di
produzione. Non si tratta – ha sottolineato – di una battaglia di
retroguardia, perché eliminare tout court le quote comporterebbe solo
un’invasione di latte straniero sul mercato italiano, visto che ci sono
Paesi del Nord Europa che producono solo per l’esportazione».
«È evidente – ha detto da parte sua Andena – che prima di immaginare anche
una minima modifica dell’ocm latte in relazione alle paventate proposte
della Commissione europea deve essere data piena e completa applicazione
alla legge 119/03, soprattutto con riguardo alle procedure di riscossione
dei prelievi nei casi di superamento della quota. Sul tema della legalità,
ha concluso Andena, Coldiretti è, e sarà sempre, in prima linea perché
ritiene che non ci possa essere un’agricoltura sana e sicura al servizio dei
cittadini consumatori senza il rispetto della legge».
Le Regioni vogliono l’aumento delle quote
Fin qui, in stretta sintesi, le posizioni dei produttori. Poi, in una
seconda sessione dei lavori, sono andati in scena i rappresentati della
trasformazione, della distribuzione e dei consumatori che hanno dato vita a
un match tra chi vuole l’abolizione da subito del regime delle quote latte,
chi giustifica gli aumenti dei prezzi, seppur contenuti, e chi invece
denuncia la cronica riduzione della capacità di acquisto delle famiglie
italiane.
Infine, la terza parte del convegno ha visto protagonista la politica, con
gli interventi di Enzo Russo, coordinatore della Consulta agricola della
Conferenza Stato-Regioni, dell’assessore regionale all’agricoltura della
Lombardia, Viviana Beccalossi, del ministro Paolo De Castro e, come detto,
della commissaria Mariann Fischer Boel.
Proprio in questa sessione è avvenuto l’inaspettato: Russo ha dichiarato il
favore delle Regioni nei confronti di: «un aumento della quota latte del
5-10%, della compensazione tra Stati dell’Unione Europea e della riduzione
del valore del prelievo».
Concetti ribaditi, nello sconcerto dei numerosi produttori di latte
presenti, dall’assessore all’agricoltura Beccalossi che ha aggiunto come
«sia auspicabile un aumento delle quote superiore del 2% previsto». Tuttavia
la vicepresidente della Regione Lombardia ha precisato che «gli eventuali
aumenti saranno dati sulla base della priorità stabilite dalla legge 119/03
e non certo a chi opera nell’illegalità non rispettando le quote latte».
In conclusione, l’intervento più atteso: quello della commissaria europea
che, accogliendo le richieste del ministro De Castro di condividere il
precorso e i contenuti della riforma dell’ocm latte, ha ribadito la sua
ferma posizione di «chiudere con il 2015 il capitolo delle quote latte,
senza prevedere compensazioni tra Stati e neppure la riduzione del
superprelievo (penalizzante e ingiusto – ha precisato – per chi ha
rispettato le regole), ma solo un aumento della quota produttiva del 2%.
Perché – ha sottolineato in conclusione – il mercato è cambiato e la realtà
ci impone questo storico passaggio verso la liberalizzazione del sistema
agricolo europeo».
E come aveva già fatto per l’ocm zucchero, e come probabilmente ripeterà con
il vino, non ha dato spazio a repliche o a ripensamenti sulla strada scelta.
Così per il settore lattiero-caseario il messaggio portato al Forum latte di
Brescia è che non si tornerà più indietro, ma si procederà verso la completa
liberalizzazione della produzione di latte. Ora resta da capire cosa
intendono fare le Regioni, e in particolare la Lombardia, visto che la
posizione espressa durante i lavori del Forum – nel generale imbarazzo della
platea – «non è stata concertata con il mondo agricolo e soprattutto – hanno
commentato duramente Confagricoltura e Coldiretti – è lesiva degli interessi
degli allevatori italiani».
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