POLITICA
|
|
Il vino italiano alla ricerca di una posizione
comune |
Gli stati generali del settore a Roma.
Le rappresentanze della filiera hanno espresso al ministro De Castro le
rispettive posizioni sui principali temi in discussione per la riforma dell’ocm.
La sintesi dovrà essere trovata al Tavolo agroalimentare del 22 novembre.
Nella cornice di Villa Miani a Roma si è svolta, l’8 novembre scorso, la
seconda giornata degli «Stati generali del vino» indetta dal ministro delle
politiche agricole, Paolo De Castro, per discutere con tutti i protagonisti
della filiera vitivinicola i punti critici della riforma dell’ocm di
settore.
La giornata è stata strutturata in modo da dare la possibilità ai
rappresentanti della filiera, agli operatori economici e agli esperti del
settore, di esprimere al ministro le proprie preoccupazioni e posizioni in
merito alla riforma.
Serve una strategia condivisa
Il ministro, introducendo i lavori, ha chiarito lo stato dell’arte del
negoziato e ha fatto appello a tutti i presenti per convogliare gli sforzi
verso un fronte comune. Il fine è quello di stabilire una strategia italiana
condivisa in vista degli ultimi incontri fissati per fine novembre al
Consiglio agricolo dell’Ue, tenendo presente lo scenario delle esigenze
nazionali e il contesto comunitario.
L’intervento del direttore generale delle politiche agricole del Mipaaf,
Mario Catania, ha fornito un quadro dello stato attuale del negoziato e ha
illustrato nel dettaglio i punti critici della riforma.
Catania, dopo aver descritto gli obiettivi e le novità, si è soffermato, in
particolare, sui capitoli principali in discussione. Ha precisato che sul
tema delle estirpazioni si sta lavorando per ridurre la soglia proposta del
10% della superficie massima totale estirpabile e per innalzare la soglia
del 2% per le esenzioni delle superfici per ragioni ambientali.
Sul fronte, molto discusso, della liberalizzazione degli impianti, gli
sforzi sono orientati ad apportare delle modifiche per evitare un impatto
negativo sul mercato e soprattutto sul sistema dei vini con indicazione
geografica. Le misure di intervento previste nell’enveloppe risultano
insufficienti a parere delle delegazioni di molti Stati membri ed è un punto
questo, come ha sottolineato Catania, che incontra molta resistenza da parte
della Commissione.
Catania ha poi affrontato il tema dell’arricchimento, per il quale poco è
possibile ottenere, vista la posizione molto forte di 20 Paesi tra gli Stati
membri che respingono il divieto di arricchire con il saccarosio. L’unica
strada percorribile, secondo il direttore generale, è la ricerca di
soluzioni che porterebbero in alternativa o a un ridimensionamento
dell’arricchimento con saccarosio ai piccoli produttori, o alla
compensazione del divieto con un aiuto a ettaro o, come ultima analisi, al
mantenimento dello status quo con aiuto ai mosti nell’enveloppe. Altre
criticità sono legate alla nuova classificazione dei vini a denominazione
d’origine proposta dalla Commissione che non coprirebbe tutte le
denominazioni italiane contenenti termini tradizionali, e alle due nuove
categorie dop e igp che non verrebbero abbastanza differenziate. Infine, il
nuovo sistema di etichettatura con vitigno e annata in etichetta porterebbe
a una non corretta informazione per il consumatore, alla perdita di mercato
per alcuni vini e di specificità stessa dell’etichetta del vino. Per queste
ultime problematiche Catania ha prospettato delle soluzioni derogatorie per
l’Italia.
La giornata di ascolto è poi proseguita con l’intervento di Riccardo
Deserti, capo segreteria tecnica del Mipaaf, il quale ha presentato il
quadro delle politiche nazionali che, in collaborazione con le Regioni e con
la filiera stessa, si muovono in due direzioni: verso la competitività e lo
sviluppo internazionale, e verso la trasparenza e i controlli.
Deserti ha, inoltre, sottolineato la posizione dell’Italia nei mercati
mondiali, le strategie di consolidamento e le priorità da affrontare per
incrementare il settore vino, ponendo in primo piano la qualità e la
semplificazione del sistema. Infine, il relatore ha ricordato l’importanza
di consolidare il modello nazionale, che prevede la coesistenza di
specializzazioni in più fasce di mercato (altissima, media, bassa) legata
all’impianto della legge 164, e della sua proposta di revisione, quale
strumento strategico che ha già portato ad alcuni importanti traguardi.
Nella seconda sessione della giornata, come anticipato, si sono alternati
gli interventi dei rappresentanti della filiera viticola che hanno esposto i
loro punti critici condividendo nella maggior parte dei casi la posizione
assunta da Giuseppe Castiglione, relatore al Parlamento europeo sull’ocm
vino.
Molti hanno manifestato preoccupazione in merito al progetto di riforma
presentato dalla Commissione.
Le posizioni degli operatori
Il «no» allo zuccheraggio è stato sostenuto da tutti i partecipanti, così
come molti hanno espresso contrarietà all’inserimento in etichetta
dell’utilizzo del saccarosio.
Anche Paolo Bruni, nel suo intervento in rappresentanza delle centrali
cooperative agricole e agroalimentari, ha sostenuto che l’inserimento in
etichetta aprirebbe numerose possibilità di future richieste da Paesi del
Nord Europa che vorrebbero equiparare l’etichetta dei vini a quella degli
altri alimenti.
Lucio Mastroberardino dell’Unione italiana vini ha, inoltre, sottolineato
l’esigenza di riformare il settore superando posizioni di retroguardia e
interessi corporativi.
La necessità di salvaguardare le prestazioni viniche e di allargare le
misure finanziabili dall’enveloppe è stata sostenuta dal presidente della
Federazione nazionale vino di Confagricoltura Piergiovanni Pistoni; sullo
stesso argomento, però, il referente della Coldiretti Giorgio Piazza, ha
espresso preoccupazione affinché non rientrino nell’enveloppe le misure di
distillazione escluse con la proposta.
Condivisa da tutti la necessità di dover «sburocratizzare» il sistema e
semplificare gli adempimenti per chi lavora nel settore, come ha ricordato
nel suo intervento Giuseppe Martelli direttore di Assoenologi, che si
dichiara anche favorevole a porre in etichetta dei vini da tavola l’annata e
il vitigno.
«No» a queste disposizioni sull’etichettatura, invece, da parte del
presidente della Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro che si è mostrato anche
contrario alla nuova classificazione dei vini proposta dalla Commissione,
contrario alla liberalizzazione degli impianti e al sistema binario proposto
per le pratiche enologiche.
Piero Mastroberardino di Federvini ha affrontato anche tematiche nazionali e
si è mostrato preoccupato per le deroghe ipotizzate per l’Italia
all’indicazione del vitigno e dell’annata in etichetta.
Favorevole, invece, alla liberalizzazione degli impianti, pur con vincoli
per le aree di coltivazione dei vini di qualità, è stato il presidente della
Cia, Giuseppe Politi, che ha condiviso con la maggior parte degli
intervenuti il divieto di zuccheraggio e la contrarietà all’indicazione di
vitigno e annata in etichetta.
Gianluigi Biestro di Unavini ha sottolineato l’importanza di riconoscere un
ruolo centrale alle op nella gestione del sistema produttivo nazionale.
Il rappresentante di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, alla luce degli esiti
del «Rapporto sul settore: vitivinicolo 2007» realizzato dalla stessa
Unione, ha fornito un quadro descrittivo della struttura del settore.
Molto rappresentati, infine, anche i sindacati dei lavoratori Fai-Cisl,
Flai-Cgil, Uila-Uil i cui relatori hanno messo in luce anche le ricadute
occupazionali che la nuova riforma avrà nel settore: l’abbandono di
coltivazioni e l’estirpazione potrebbero portare alla perdita di decine di
migliaia di posti di lavoro. Il ministro De Castro è stato invitato a tenere
in considerazione questo tema nell’ambito delle trattative con la
Commissione europea.
A conclusione dei lavori De Castro ha ringraziato i presenti per i
contributi portati e le indicazioni ricevute e ha dato appuntamento ai
rappresentanti della filiera al prossimo 22 novembre, giorno in cui si
traccerà nel dettaglio la posizione italiana nel Tavolo agroalimentare.
|