POLITICA
|
|
Il mercato del latte vola nonostante l'incognita
quote |
Prezzi, mercato e quote latte al centro della discussione a Cremona.
Dagli studi presentati agli Stati generali del latte svoltisi a Cremona è
emerso che il rialzo dei prezzi internazionali durerà ancora alcuni anni,
mentre per quanto riguarda le quote latte si prospetta un aumento del
2,5-3%.
Entusiasmo è la parola d’ordine che ha animato la 62a edizione della Fiera
internazionale del bovino da latte di Cremona.
A partire dal ministro delle politiche agricole Paolo De Castro, che durante
il convegno organizzato da Unalat, lo scorso 26 ottobre, ha invitato la
platea a una maggiore fiducia nel futuro del latte italiano.
«La crescente domanda da parte di Cina e India fa supporre – ha dichiarato
De Castro – che i prezzi mondiali resteranno sostenuti per almeno qualche
anno».
L’import di burro e latte scremato in polvere in Cina e India nel periodo
2000-2006 è cresciuto a tripla cifra – ha dichiarato durante la sua
relazione Fabio Del Bravo di Ismea – e in alcuni casi anche di più, come per
il burro in India: +2.537%.
E un adeguamento strutturale del settore che fronteggi le nuove richieste
del mercato necessiterà di tempi lunghi: le stalle non si mettono in piedi
in qualche mese!
Né si diventa allevatori di vacche da latte dall’oggi al domani.
Inoltre i capi da rimonta scarseggiano. «Oggi – concordano molti allevatori
convenuti a Cremona – è difficile trovare una vacca o una manza da latte di
buona genealogia da poter acquistare». Resta comuque la soddisfazione di
vedere i prezzi crescere dopo anni di ininterrotto calo. «Nel 2006 ha
evidenziato Tommaso Mario Abrate, durante l’assemblea del settore
lattiero-caseario di Fedagri-Confcooperative il prezzo medio alla stalla del
litro di latte è stato di 32,07 euro: solo il 3,5% in più rispetto a 16 anni
prima!»
Gli aumenti dell’ultimo periodo che vedono le quotazioni recuperare i 40
centesimi di euro/L sono un’iniezione di fiducia più che di redditività,
denunciano gli allevatori.
E lo testimoniano i dati presentati da Alberto Menghi del Centro ricerche
produzioni animali di Reggio Emilia. Sembra che, almeno per i primi mesi del
2007, il rincaro dei mangimi abbia in taluni casi eroso completamente
l’incremento del valore del latte.
Tuttavia molti allevatori manifestano una certa fiducia per il 2008 e non va
dimenticato che alcuni contratti sono già stati chiusi a prezzi superiori ai
50 centesimi di euro/L.
Il futuro delle quote latte
Il clima positivo è stato registrato anche dalla variazione del valore delle
quote latte, scambiate fino a qualche mese fa – nei dintorni di Cremona –
all’incirca a 30 centesimi di euro/L e ritornate ora a livello di 40-45
centesimi di euro/L.
Un bel progresso, tenuto conto dell’incertezza sul futuro delle quote. Alla
Fiera internazionale qualcuno parla di un imminente smantellamento del
meccanismo di controllo dell’offerta di latte, qualche altro prevede per
l’istituto una lunga vita.
Su tutti il ministro De Castro che assicura: «Si parlerà delle sorti del
sistema quote solo nella primavera 2008 durante l’health check». «La
proposta avanzata da 20 Paesi membri tra cui l’Italia (che ha suscitato
allarme tra gli operatori n.d.r.) – ha continuato il ministro – riguarda un
incremento delle quote latte del 2-3%: non significa anticipare il dibattito
sulla riforma del sistema, anche se quella discussione dovrà tenere conto di
un’eventuale decisione di far crescere la produzione».
«Si tratta ha proseguito il ministro di una risposta dell’agricoltura
europea alla tensione dei mercati internazionali. Per quanto riguarda i
cereali è stato azzerato il set aside per la campagna 2007-2008, per il
latte la proposta verrà discussa prima di Natale: vedremo come va il
negoziato tra i Paesi membri».
«In ogni caso ha asserito De Castro useremo le nuove quote in modo equo nel
pieno rispetto della legge 119/2003, ecludendo ogni ipotesi che questa
misura possa essere una facile soluzione ai problemi del passato». «Se poi
giungeremo a un aumento delle quote, saranno gestite con gli assessori e a
tal riguardo bisognerà innanzitutto ripristinare la quota B tagliata».
«Il dibattito sulle quote è cruciale per il nostro Paese ha dichiarato
Ernersto Folli, presidente Unalat e per andare preparati in Europa a
trattare abbiamo commissionato a Ismea uno studio sui potenziali effetti
dell’abolizione delle quote».
I risultati dello studio presentati a Cremona da Gabriella Manfredi di Ismea
hanno preso in considerazione diversi scenari: abolizione delle quote latte
nel 2009; aumento delle quote del 2,5% all’anno dal 2009 al 2013 ed
eliminazione nel 2015; riduzione graduale del superprelievo del 14% all’anno
fino alla totale eliminazione nel 2015.
In questo modo Ismea ha voluto simulare le possibili soluzioni che l’Ue
potrebbe adottare dopo l’health ceck del 2008.
Nonostante il diverso percorso legato alle tre ipotesi considerate, l’Italia
arriverebbe a un punto di equilibrio al 2015, caratterizzato da un aumento
della produzione di latte del 4% circa e dalla riduzione del prezzo intorno
al 6%, rispetto a uno scenario in cui le quote restano anche dopo il 2015.
Prospettive
Intanto però il mercato evidenzia un momento positivo «La domanda – ha
dichiarato il ministro – sta crescendo e l’export italiano registrerà a fine
anno un nuovo record nonostante il ‘‘super euro’’: dobbiamo stimolare la
produzione e l’organizzazione dei nostri produttori» (vedi approfondimento a
pag. 10).
«Le opportunità di crescita – ha ribadito Del Bravo – devono essere
individuate proprio sui mercati internazionali, con le armi proprie del
sistema nazionale: qualità e distintività».
Ma il mondo produttivo può recuperare «marginalità – secondo Menghi – anche
a valle della filiera produttiva».
Il concetto era stato richiamato con forza da Antonio Piva, presidente di
CremonaFiere: «L’incidenza del prezzo del latte crudo alla stalla sul prezzo
al consumo del latte alimentare è passato dal 70% del 1976 al 25% di oggi.
Federconsumatori ha denunciato la lievitazione dei prezzi al consumo dei
prodotti alimentari fin dal mese di agosto scorso, quando non si erano
ancora verificati aumenti dei prezzi pagati ai produttori agricoli».
|