POLITICA
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Multa da 185 milioni per il latte italiano |
Ufficializzati i dati della campagna 2006-07.
L’importo del prelievo supplementare a carico del nostro Paese è pari
all’80% del totale europeo. In Francia e Regno Unito non utilizzate quote
per 1,1 milioni di tonnellate.
La Commissione europea ha pubblicato i risultati scaturiti dall’applicazione
nei 25 Paesi membri del regime comunitario del prelievo supplementare sul
latte.
Ancora una volta l’Italia ha superato la quota nazionale e si conferma come
il Paese con il volume più elevato di eccedenze produttive e, quindi, con la
sanzione più consistente.
Sono
solo 7 gli Stati membri che hanno oltrepassato il contingente produttivo
loro assegnato, cumulando un prelievo complessivo di 220 milioni di euro, di
cui ben 176 imputati all’Italia che, in tal modo, copre l’80% del totale.
Il nostro Paese ha registrato un superamento della propria quota di 617.623
t, pari al 6% del quantitativo globale garantito.
Degli altri 6 Paesi con sanzioni, solo l’Austria denuncia un superamento
consistente che ammonta al 3,3% della quota nazionale. Tutti gli altri hanno
registrato eccedenze di produzione inferiori all’1%. Sono sufficienti solo
questi pochi dati per confermare la natura patologica della situazione in
Italia per quanto riguarda le quote latte, nonostante gli sforzi profusi da
oltre 10 anni a questa parte.
A fine luglio Agea ha reso noto i risultati dei conteggi di fine campagna,
calcolando una sanzione complessiva per i produttori italiani di 185 milioni
di euro (vedi anche L’Informatore Agrario n. 29/2007, pag. 9 e 10). Di
questo consistente importo, 176 milioni saranno trattenuti da Bruxelles nei
prossimi mesi e il resto rimarrà nelle casse dell’Organismo pagatore
nazionale per far fronte a eventuali contenziosi con i produttori ricorrenti
e per rimediare a possibili errori nella imputazione del prelievo.
La legge 119/2003, contenente le disposizioni di applicazione del regime
delle quote latte a livello nazionale, stabilisce infatti che il prelievo
supplementare è imputato sul volume delle eccedenze di produzione a livello
nazionale, maggiorato del 5%. In tal modo si accantona a livello di Agea una
riserva di fondi da utilizzare per le esigenze indicate.
Per questa ragione si riscontra la differenza tra l’importo del prelievo
calcolato dalla Commissione e l’importo del prelievo imputato a livello
nazionale dall’Amministrazione competente.
Ma cosa è successo a livello europeo nel corso della campagna 2006-2007
rispetto a quella precedente? A parte la conferma dell’anomalia italiana,
essenzialmente è stata constatata una diffusa difficoltà nel raggiungere gli
attesi livelli di produzione.
Poco latte in Europa
Grazie agli aumenti delle quote nazionali decise con la riforma del 2003, i
25 Paesi dell’Ue avrebbero potuto produrre 1,2 milioni di tonnellate di
latte in più rispetto all’annata precedente. Invece hanno prodotto 200.000 t
in meno. Le ragioni alla base della performance negativa sono sia di natura
congiunturale, con il cattivo andamento climatico che ha influito sui volumi
produttivi, sia di tipo strutturale, per l’effetto della riforma della pac
del 2003 e la difficile situazione di mercato fino a tutto il 2006 che hanno
indotto molti allevatori a cessare per sempre l’attività.
I casi della Francia e del Regno Unito, rispettivamente con oltre 600.000 e
quasi 500.000 t di quote non utilizzate, sono i segnali più evidenti della
crisi che il settore del latte in Europa ha attraversato negli ultimi tempi.
La mancanza di fiducia degli allevatori e le poco incoraggianti prospettive
hanno influito sulla capacità produttiva.
Ora le condizioni sono cambiate e i prezzi del latte sono decisamente più
favorevoli in tutta Europa. Pertanto, nell’attuale campagna di
commercializzazione dovremmo assistere a un’inversione di tendenza, con un
diffuso incremento dell’offerta e una maggiore capacità dei diversi Paesi di
saturare la quota nazionale disponibile.
I dati di sintesi del periodo 2006-2007 sono interessanti anche perché
potrebbero influire sul dibattito politico in atto per la revisione dello
stato di salute della pac e, in particolare, sulle decisioni in merito al
futuro del regime delle quote di produzione.
Lo scenario di mercato è caratterizzato da quotazioni elevate,
dall’incremento delle esportazioni sul mercato mondiale e dalla scarsità
dell’offerta di materia prima. Sul fronte politico si parla di prevedere
misure per una fuoriuscita graduale dal regime delle quote latte.
Combinando i due elementi potrebbe emergere una chiara propensione a favore
di misure tali da accelerare la fine delle quote e promuovere una ripresa
produttiva a livello europeo.
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