riviste mensili agricole, riviste settimanali agricole, riviste agricoltura, riviste online agricoltura, riviste agricole specializzate, riviste specializzate agricoltura

riviste agricole, mondo agricoltura, riviste agricoltori  
riviste agricoltura, testate agricoltura, edizioni agricoltura
 
   
Home Riviste   L'Informatore Agrario   Vita in Campagna   Vivere La Casa in Campagna   Mad   Origine   International Agricultural Policy  

elenco prodotti in vendita
n°prodotti: 0
Totale: E. 0,00
cassa

chi siamo





riviste agricole, rivista per gli amanti della campagna, rivista sull'agricoltura professionale, riviste sull'agricoltura non professionale, edizioni dedicate al mondo agricolo, riviste specializzate in agricoltura, testate e giornali online agricoltura


L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
39
 19 - 25 Ott.

  2007
segnala ad un amico  invia ad un amico    scrivi un commento alla redazione  scrivi alla redazione
non in vendita


Attualità, L'Informatore Agrario POLITICA

Nella questione ogm non serve la demagogia

Intervista a Federico Vecchioni.
Secondo il presidente di Confagricoltura la politica deve assumersi le proprie responsabilità e, nel rispetto del principio di precauzione, garantire al nostro Paese la possibilità di fare ricerca in tal senso, anche in campo aperto. I divieti assoluti non servono a nessuno.



F. Vecchioni - Informatore AgrarioSul tema della consultazione popolare contro l’introduzione di ogm in agricoltura e nell’agroalimentare questa settimana abbiamo sentito l’opinione di Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, la più antica organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e la più importante organizzazione dei datori di lavoro agricolo in Italia.
«Noi abbiamo ribadito anche in queste settimane – sottolinea subito Vecchioni – la complessità di questo tema e come esso si presti poco a tale tipo di consultazioni popolari. Il referendum, infatti, a nostro parere, su temi come questi, che richiedono una preparazione adeguata da parte dei cittadini e scelte innanzitutto di tipo politico, non solo è un mezzo inadeguato ma anche decisamente improprio».
Qual è, quindi, in sintesi, la vostra posizione nei confronti degli ogm in agricoltura e nell’agroalimentare?
È la stessa posizione che abbiamo tenuto e comunicato fin dall’inizio di questa discussione. E cioè che bisogna muoversi nel principio di precauzione partendo, però, da una ricerca scientifica pubblica che sia messa in grado di operare e di fornire dati chiari in materia. L’Italia, invece, in questo senso è stato l’unico Paese al mondo a impedire che vi sia una ricerca in campo nelle agrobiotecnologie e ciò potrebbe tradursi in un grave rischio sia per i consumatori sia per i nostri produttori agricoli.
Qualcuno (larga parte del mondo scientifico a livello internazionale) ha parlato di scelta oscurantista da parte dell’Italia, noi ci limitiamo a dire che si tratta di una scelta pericolosa che rischia veramente di far diventare il nostro Paese importatore di prodotti di altri Paesi senza possibilità di veri controlli e dipendente totalmente dalla ricerca privata. Ecco, non ci sembra che sia questo il modo migliore per affrontare un tema così importante.
Forse anche l’Unione Europea non si è mossa in maniera chiara su questo tema.
Non direi proprio. La Commissione Ue fin dal principio è stata chiara, evidenziando che non vi possono essere scelte unilaterali degli Stati, ma che bisogna muoversi sul modello della coesistenza sulla base di tre fondamentali principi: libertà del produttore; trasparenza; rispetto delle distanze tra le colture (tra quelle tradizionali e quelle biotech). Non si può quindi essere europeisti a corrente alternata. Il problema è che l’Italia ha tenuto una posizione oltranzista su questo tema, spesso basandosi su pregiudiziali ideologiche. Perciò noi continuiamo a chiedere di evitare posizioni preconcette e di supportare, invece, una rigorosa ricerca scientifica.
Ribadite, quindi, che si tratta di un problema politico.
È sicuramente un problema politico. Anche su questo tema, come purtroppo su molti altri, è da anni che aspettiamo un’assunzione di responsabilità piena da parte della politica. E invece si ricorre a forme referendarie che allontanano ancora di più la risoluzione dei problemi. Il referendum, infatti, spesso viene invocato quando la politica è incapace di assumersi le proprie responsabilità.
C’è chi afferma che le filiere ogm free sono realizzabili anche in un Paese come il nostro, oggi fortemente dipendente dalle importazioni.
Non siamo un contenitore impermeabile, questo è certo. Soprattutto su colture come mais e soia; quest’ultima, in particolare per, la nostra dipendenza dalle importazioni non solo è evidente (basta leggere i numeri), ma anche difficilmente modificabile. Pensare, quindi, che sia cosa semplice realizzare una filiera ogm free soprattutto sul versante delle nostre filiere zootecniche, dop e igp comprese, è utopistico. Quindi anche se noi diciamo no al biotech è molti difficile impedire che esso sia presente nelle nostre filiere agroalimentari, anche in quelle marchiate.
Per aumentare la nostra autosufficienza in tema di soia e mais c’è chi chiede, Coldiretti in primis, che a Bruxelles si torni a parlare di un piano europeo per le proteine vegetali. Qual è la vostra posizione al riguardo?
Pensiamo che quando si parla di riconversioni colturali si debbano avere ben presenti, prima, le condizioni agronomiche, la disponibilità di superfici agricole del nostro Paese. Spesso, invece, quando si parla di cose come le colture energetiche, o colture proteiche, si ha come l’impressione che non sempre siano supportate da competenza sia in termini agronomici che economici. Non si può pertanto pensare di coltivare soia o mais ovunque.
È importante, invece, cominciare a pensare finalmente a una politica agricola italiana seria ed efficace. Dobbiamo sposare una scelta precisa se, ad esempio, vogliamo che le nostre aree vocate a seminativo continuino a essere tali. Insomma la politica italiana deve decidere se il nostro Paese può rimanere un produttore di materie prime. Altrimenti, ma qui il problema del no agli ogm è solo una parte (e forse nemmeno la più grande) della questione, rischiamo che l’Italia dipenda totalmente dalle produzioni estere, con tutte le relative conseguenze per le nostre filiere agroindustriali e agroalimentari.
Non sono solo le posizioni demagogiche sugli ogm quindi che ci spaventano in questa direzione, ma anche le recenti scelte in tema di ocm ortofrutta, vino e tante altre ancora. E la risposta del nostro Paese è sempre di tipo emergenziale e mai a lungo periodo.
Ma i propositori della consultazione popolare sugli ogm invocano proprio la tutela della qualità, dell’identità del made in Italy agroalimentare per giustificare il loro no.
Questo sarebbe un ottimo motivo, forse il migliore, per autorizzare la ricerca, anche quella in campo. Far credere, invece, che si possano garantire filiere ogm free, totalmente impermeabili, è scorretto e pericoloso. Tenere, quindi, posizioni così estreme fa sicuramente notizia, ma si tratta di un errore grave. Si ottiene facile consenso a breve e medio periodo, ma a lungo termine si vanno a instaurare pericoli sia per i consumatori che per gli agricoltori. Quando il nostro sistema agroalimentare, agrozootecnico, a causa di queste scelte non sarà più competitivo, allora ci accorgeremo del danno fatto da queste scelte propagandistiche. Noi ci rendiamo conto che oggi alcune scelte possano apparire poco popolari, ma è questo che chiediamo alla politica, di assumersi le proprie responsabilità per il bene della collettività e dei diversi settori economici.
Cosa intendete fare, quindi, concretamente?
Ripeto che siamo determinati a non tenere comportamenti demagogici e propagandistici e invece continueremo a impegnarci affinché nel nostro Paese si possa svolgere una ricerca pubblica in pieno campo.
 

Sommario rivista Fabio Piccoli


la ricerca

trova 

© 2024 Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. - Tutti i diritti riservati