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2007 |
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Le trasformazioni sociali ed economiche che hanno interessato il
nostro Paese negli ultimi decenni hanno comportato importanti
conseguenze anche sull’ambiente. Varie misure agroambientali e
agrofaunistiche hanno determinato un sensibile miglioramento complessivo
delle condizioni della fauna selvatica, ma come conseguenza si sono
verificate anche situazioni di tensione con il mondo agricolo che
lamenta danni alle colture.
Si è, quindi, ritenuto importante dedicare uno Speciale a queste
problematiche che vedono coinvolti il mondo agricolo, quello venatorio e
gli enti preposti alla gestione delle aree protette. Come esempi sono
stati scelti quelli relativi alla lepre, agli ungulati e alla nutria.
La lepre, specie di notevole interesse venatorio, ha raggiunto, anche in
aree ad agricoltura intensiva, alte densità di popolazione con elevati
rischi di danno ad alcune colture di pregio.
Un fenomeno piuttosto recente è invece quello dell’aumento della
consistenza numerica e dell’area di distribuzione del cinghiale e del
capriolo. Particolarmente rilevanti sono i danni provocati dal cinghiale
che si è insediato anche in aree di bassa collina e pianura.
A completamento della trattazione dei danni da fauna selvatica si è
ritenuto necessario esaminare quelli provocati dalla nutria che, a
differenza delle specie precedenti, non è inclusa tra quelle cacciabili.
Per la sua ampia diffusione nel territorio nazionale la nutria richiede
attenzione al fine di prevenirne un’ulteriore espansione e ridurre il
suo impatto economico. |
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