POLITICA |
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Consultazione anti ogm «demagogica e pericolosa» |
Intervista al direttore di Assobiotec.
Leonardo Vingiani giudica la consultazione per mettere al bando il biotech
in Italia totalmente priva di attendibilità ed espressione di un nefasto
neocorporativismo.
Non usa mezzi termini Leonardo Vingiani, direttore di Assobiotec
(l’Associazione delle imprese biotecnologiche che fa parte di Federchimica),
riguardo alla consultazione popolare contro l’introduzione di ogm in
agricoltura e nell’alimentazione in svolgimento in questi giorni in Italia,
che andrà avanti fino al 15 novembre. «È semplicemente una carnevalata –
sottolinea Vingiani – che purtroppo, però, sta condizionando pesantemente il
giudizio libero dei consumatori italiani».
I promotori della consultazione sperano di arrivare il 15 novembre a 3
milioni di firme con una dimostrazione forte del dissenso degli italiani nei
confronti degli ogm. Intanto bisogna sottolineare come porre quesiti di
questo genere su tematiche così complesse e che richiedono una forte
competenza da parte di chi deve rispondere, non solo sia altamente
demagogico, ma sia anche alquanto pericoloso. Poi, ci tengo a
precisarlo, non si tratta di una consultazione referendaria. La legge
italiana, come quella dell’Unione Europea, d’altro canto, impedisce la
realizzazione di referendum su tematiche che rispondono a normative
internazionali. Si tratta, quindi, semplicemente di una massiccia campagna
pubblicitaria e di politiche di tipo neocorporativistico e
neoprotezionistico.
Ci spieghi meglio.
Mi sembra evidente che dietro questa operazione pubblicitaria si nascondono
dei colossi capaci di investire risorse enormi per avere visibilità su tutti
i maggiori media nazionali. Mi fa ridere quando sento dire che ci sarebbero
dei Golia, noi delle multinazionali, e dei Davide, rappresentati dalle
piccole imprese che subiscono l’influenza delle lobby del biotech. Si tratta
invece dell’esatto contrario e basta vedere che risorse sono state investite
per questa campagna pubblicitaria colossale.
Una campagna, quindi, realizzata da chi?
Prima di tutto dalla Coop, il maggiore gruppo distributivo italiano che
sulla campagna anti ogm ha investito un mare di denaro. È evidente
l’interesse di Coop a promuovere i prodotti a proprio marchio «cavalcando»
strumentalmente la protesta anti ogm. E questo invece di andare a far
verificare in maniera seria e approfondita le proprie produzioni
«tradizionali» e «biologiche». Poi vi è l’altro pilastro portante di questa
operazione mediatica, impegnata sul versante politico: la Coldiretti. Grazie
alla sua forte influenza sui media è riuscita a creare un clima di
diffidenza e ostilità proprio nei confronti di coloro che invece dovrebbe
proteggere: gli agricoltori.
Si tratta di affermazioni pesanti.
È semplicemente la verità e questo è evidente a tutti, anche a molti
consumatori italiani.
Che però continuano a dirsi preoccupati e ostili nei confronti degli ogm.
Ma anche questi dati sono stati ben manipolati da questo potente gruppo
economico e politico. Secondo i dati dell’Eurobarometro del maggio 2006,
infatti, alla domanda «Siete favorevoli agli ogm?» il 37% degli italiani ha
risposto con un «Non so, non rispondo» e questo perché evidentemente, è
molto difficile avere una opinione su qualcosa che non si conosce. Alla
fine, però, è emerso che del rimanente 63% che aveva dato una risposta, la
maggioranza era contraria agli ogm. Ma si trattava comunque di percentuali
ben diverse da quelle comunicate. Quindi, pur rimanendo consultazioni che
non hanno alcun tipo di attendibilità, appare allucinante che si cerchi
addirittura di manipolarle.
Quindi voi cosa chiedete?
Che i consumatori italiani possano scegliere in libertà attraverso
un’etichettatura chiara e trasparente e che gli agricoltori possano fare
altrettanto scegliendo, se lo ritengono interessanti, varietà ufficialmente
riconosciute e autorizzate. E a questo proposito vorrei sottolineare che le
varietà oggi riconosciute a livello internazionale hanno dovuto passare un
iter di controlli e verifiche che non ha eguali per alcun’altra tipologia di
prodotto al mondo. Al punto che lo stesso ex commissario alla ricerca
europea Philippe Busquin, nell’allora Commissione Prodi, aveva stanziato ben
70 milioni di euro per avviare 400 ricerche sui prodotti ogm. Alla fine i
risultati lo portarono a sentenziare la loro assoluta innocuità e,
addirittura, ad affermare che tali prodotti presentano maggiori garanzie
anche rispetto a quelli tradizionali. Non a caso proprio recentemente una
ricerca de L’Espresso e di Altroconsumo avrebbe evidenziato dati alquanto
preoccupanti per le produzioni biologiche italiane (vedi anche L’Informatore
Agrario n. 32/2007, pag. 11; n.d.r.).
Cosa pensate succederà se entro il 15 novembre vi sarà una inondazione di
voti contro gli ogm? Ribadisco intanto che si tratta di una carnevalata
e la stessa raccolta di firme avviene senza alcun criterio di garanzia sulla
loro veridicità. Non si raccolgono né in comune né in presenza di notai,
quindi non sono verificabili. Si tratta solo di un atto di terrorismo contro
la libertà dei consumatori e degli agricoltori. E a proposito di quest’ultimi
mi dispiace molto che la Coldiretti si presti a un’operazione di questo
genere. Si tratta, infatti, di una politica neoprotezionistica.
Loro dicono che è un modo per proteggere la tipicità dell’agroalimentare
italiano.
Ma non si può difendere la tipicità italiana negandoci la sfida
dell’innovazione. E per migliorare le produzioni tipiche italiane noi siamo
convinti che un contributo può venire anche (e non solo) dalle nuove
tecnologie del biotech. Negarle con una pregiudiziale di questo genere non
solo è grave, ma è altamente pericoloso per la competitività futura del
nostro sistema agroalimentare. Difficile, quindi, prevedere cosa potrà
succedere per il biotech in Italia.
Io penso che questa campagna mediatica che semina odio attorno al tema
delle biotecnologie sia pericolosa per tutti. Mi auguro però che tra un po’
riemerga il buon senso e si possa ritornare a parlare di opportunità senza
demagogia e pregiudizi ideologici. Quando infatti le campagne mediatiche
diminuiscono, i consumatori italiani esprimono pareri ben diversi in quanto
sono meno condizionati. Aspettiamo con serenità quel momento per ritornare a
parlare di dati veri, di scienza, di economia, di libertà.
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