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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
35
 21 - 27 Sett.

  2007
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Editoriale

La difficile uscita dai vincoli alla produzione
G. Canali

La politica agricola comunitaria si appresta a eliminare i diritti a produrre: il problema è come verrà data applicazione a questa scelta. È necessario che il passaggio sia ben programmato per evitare squilibri di mercato.

Negli ultimi giorni il Consiglio agricolo europeo ha dato la sua approvazione di massima alla proposta della Commissione di azzerare il set aside per la prossima annata cerealicola.
Viene così a cadere, di fatto, un altro strumento di intervento sui mercati agricoli di natura quantitativa. Certo la decisione oggi è fortemente facilitata dai prezzi alti che i cereali hanno raggiunto negli ultimi mesi, ma è pure evidente che essa si muove lungo un percorso di progressivo smantellamento anche degli altri strumenti di natura quantitativa e di controllo dell’offerta previsti nella pac.
In particolare, è sempre più probabile che con il termine della campagna 2014-2015 le quote latte saranno eliminate. Anzi, già da tempo si sta parlando, a livello Ue, di ipotesi atte a favorire quello che la commissaria Mariann Fischer Boel definisce un «atterraggio morbido» (soft landing), da affrontare anche già a partire dalle decisioni che verranno prese nel corso della verifica dello stato di salute della pac (health check), che si avvierà in novembre per concludersi il prossimo anno.
Ci si attende, cioè, un ampliamento delle quote latte di «qualche» punto percentuale, come passaggio intermedio verso la loro eliminazione. D’altro canto, anche in questo caso, il prezzo del latte è in significativo aumento e l’opinione pubblica non capirebbe il permanere di restrizioni quantitative sulle produzioni con queste condizioni di mercato. Certo è ben noto al settore, molto meno ai cittadini-consumatori, che i prezzi delle materie prime agricole sono stati bassi, anche molto bassi, per diversi anni, e che quindi un loro aumento non può che essere considerato salutare per l’agricoltura. Ma questa situazione di prezzi particolarmente alti non permette più di giustificare strumenti di intervento nati proprio per «sostenere» i prezzi.
In questo contesto, uno dei temi più importanti riguarda le modalità con le quali si passa da un sistema fortemente regolato a uno nuovo privo di tali vincoli: dalle quote latte a un mercato libero, dai diritti all’impianto per le superfici a vite a un sistema, come quello proposto dalla Commissione nell’ambito della riforma dell’ocm vino presentata il 4 luglio scorso, senza tali vincoli.
Se l’azzeramento del set aside può essere facilmente deciso in tempi rapidi, l’eliminazione delle quote latte e dei diritti di impianto per la vite ha ben altre implicazioni e conseguenze. In entrambi i casi si ha a che fare con produzioni che hanno un ciclo produttivo molto lungo: per aumentare stabilmente la produzione di latte è necessario aumentare la consistenza della mandria. Per la vite, d’altro canto, i tempi sono anche maggiori: per aumentare strutturalmente la produzione è necessario impiantare nuovi vigneti e attendere che essi entrino in produzione dopo qualche anno.
Un altro aspetto da considerare è che i diritti a produrre (quote latte o diritti di impianto), per loro natura, hanno un valore economico che rappresenta un elemento patrimoniale per chi li detiene e soprattutto hanno comportato un significativo esborso monetario per chi li abbia regolarmente acquistati sul mercato per aumentare la propria produzione.
Eliminare drasticamente tali misure, quindi, tra gli altri effetti, rischierebbe di avere anche quello di penalizzare, di fatto, gli imprenditori che hanno agito nel pieno rispetto delle regole, a favore di coloro che o non hanno rispettato le quote o hanno realizzato impianti di vigneti senza diritti. Ma al di là di questo tema, comunque importante, è quello di natura prettamente economica che deve far riflettere: è importante che l’aumento strutturale delle produzioni sia progressivo per evitare quei rischi che avevano motivato, a suo tempo, l’introduzione di queste misure, cioè gli squilibri di mercato. In questo senso è molto ragionevole avvicinarsi all’eliminazione delle quote latte, in una data certa, mediante un percorso di progressivo ampliamento delle quote stesse, a maggior ragione date le condizioni di mercato attuali. È invece molto meno comprensibile la proposta di eliminazione «istantanea» dei diritti di impianto proposti per la vite (nel 2013), che si applicherebbe a un prodotto che ha un ciclo di produzione più lungo, e quindi più facilmente può determinare forti squilibri e ciclicità di prezzo.
Ciò appare ancora meno ragionevole se si pensa che nella proposta della Commissione è previsto un contributo per l’estirpazione fino a un anno prima (2012). Come l’eliminazione dei pagamenti accoppiati alle produzioni, anche i vincoli quantitativi sull’offerta dei prodotti sembrano opportunamente destinati a essere superati dalla pac: il problema, non piccolo, sta nelle modalità che si sceglieranno.
 

Sommario rivista Gabriele Canali


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