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Brasile: l'agricoltura nel motore |
Cresce la richiesta di bioetanolo
Grazie alle sue immense coltivazioni di canna da zucchero il
grande Paese sudamericano produce biocarburanti sufficienti a riempire il
serbatoio del 20% degli automezzi in circolazione
Dal nostro inviato. Stufi di sentir solo parlare
dell’agricoltura come mezzo per realizzare energie alternative ai carburanti
derivati dal petrolio, siamo andati a toccare con mano quello che sta
avvenendo nel Paese dove tutto ciò è da tempo realtà: il Brasile.
Che dire, siamo rimasti decisamente impressionati al punto da affermare che
oggi il Brasile, dal nostro punto di vista, rappresenta realmente l’ultima
frontiera dell’agricoltura a livello mondiale a partire proprio dallo
straordinario utilizzo dei cosiddetti biocarburanti.
È l’etanolo ricavato dalla canna da zucchero il carburante che oggi fa
muovere oltre il 20% (tra il 20 e il 24% a seconda dello Stato) delle
attrezzature (tra automobili, mezzi agricoli, ecc.) in Brasile. In tutto il
Paese, secondo gli ultimi dati del Cima (Consiglio interministeriale dello
zucchero e dell’alcol), vi sono più di 25.000 stazioni di servizio con pompe
eroganti alcol idrato che consentono il rifornimento di quasi 3 milioni di
autovetture.
Una scelta non certo sorprendente se si considera che mediamente in Brasile
il costo dell’etanolo da combustione al consumo è di circa 0,6 euro per
litro.
È pur vero che il costo dell’etanolo è cresciuto in questi ultimi tre anni,
riducendo il margine che aveva nei confronti della benzina, ma rimane
comunque decisamente più conveniente rispetto ai carburanti tradizionali.
Soprattutto è meno inquinante, cosa fondamentale specialmente in megalopoli
come San Paolo (21 milioni di abitanti) in cui il problema inquinamento da
mezzi di trasporto è una emergenza quotidiana.
Canna da zucchero protagonista
Numeri, quindi, decisamente importanti ottenuti grazie alla straordinaria
produzione di canna da zucchero che, secondo le previsioni del Conab
(Compagnia nazionale dell’approvvigionamento, dipendente dal Ministero
dell’agricoltura brasiliano), nella campagna 2006-2007 raggiungerà 471,2
milioni di tonnellate, con un aumento del 9,2% rispetto all’annata
precedente. Si tratta del maggior quantitativo nella storia del Brasile. La
superficie destinata alla canna da zucchero è di conseguenza aumentata del
3,3%, passando da 5,8 milioni di ettari a 6,2 milioni attuali.
Gran parte di questo aumento è dovuta alla sempre maggior richiesta di
bioetanolo.
La canna da zucchero, infatti, è una straordinaria fonte di biocarburanti.
Ogni tonnellata di canna da zucchero consente una trasformazione in energia
potenziale equivalente a 1,2 barili di petrolio. Il Brasile è il più grande
produttore di canna da zucchero, seguito da India e Australia. Mediamente il
55% della canna da zucchero brasiliana viene trasformata in etanolo e il 45%
in zucchero.
Secondo i dati ufficiali di Unica (l’associazione brasiliana più importante
che riunisce i produttori di zucchero e alcol), sono oggi quasi 310 gli
impianti di distillazione per la realizzazione di varie tipologie di alcol
combustibile (etanolo, metanolo).
Solo nel 2006 sono entrati in funzione altri 20 impianti per la produzione
di metanolo con circa 700 milioni di dollari di investimenti da tutto il
mondo. E ne sono programmati, dagli industriali saccariferi brasiliani
(visti anche i prezzi record dello zucchero di qualche mese fa), ben altri
82 per un ammontare complessivo di 6 miliardi di dollari.
Secondo il Governo brasiliano, comunque, per far fronte alla domanda in
espansione sono necessari entro il 2012 almeno 10 miliardi di dollari e, in
particolare, si deve aumentare la superficie coltivata a canna da zucchero
di circa il 40%.
Motori a doppio uso
Oggi il Brasile ha sviluppato tecnologie per motori che utilizzano
biocarburanti sia per trasporto pubblico sia privato che non hanno confronti
nel mondo.
Ma va anche detto come alcune case automobilistiche europee forniscano le
filiali brasiliane di motori sempre più evoluti e capaci di ottime
prestazioni (e sempre minori emissioni).
Sono sempre di più i motori cosiddetti flex fuel, cioè capaci di
funzionare con benzina, etanolo o con qualsiasi miscela dei due.
Basta ricordare gli ultimi due forniti dalla Bosch, considerati i migliori
in questo settore.
Si tratta, ovviamente, di motorizzazioni poco pubblicizzate in Europa, dove
le case automobilistiche sono ancora fortemente legate ai grandi gruppi
petroliferi e per sentir parlare di alternativa di biocarburanti a livello
ampio si devono ascoltare gli spettacoli di Beppe Grillo.
È evidente che per l’ottenimento di biocarburanti di questo genere,
convenienti dal punto di vista economico, sono necessarie superfici in gran
parte inimmaginabili per la nostra vecchia Europa.
Ma in una visione globale, i numeri attuali del Brasile dimostrano
inequivocabilmente che l’agricoltura può e deve rappresentare un’importante
fonte energetica.
C’è chi obietta (sono stati pubblicati a questo proposito anche articoli su
importanti quotidiani economici europei) che il Brasile non può aumentare
ulteriormente questa tipologia di produzione e che già oggi, a fronte di un
consumo mensile di circa 1,2 miliardi di litri, le scorte commerciali
cominciano a scarseggiare e di conseguenza si alza il prezzo.
Ma i produttori brasiliani di canna da zucchero sanno che possono contare
ancora su ampi margini di aumento, basti pensare che allo stato attuale il
Brasile utilizza solo il 25% della sua superficie agricola utilizzabile.
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