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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
34
 14 - 20 Sett.

  2007
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Attualità POLITICA

L’autunno caldo che attende l’ortofrutta italiana

Decisioni difficili per l’applicazione della nuova ocm.
Obiettivo primario è salvaguardare la competitività del sistema produttivo in relazione alle scelte che faranno Spagna e Francia, nostri principali competitori. Gli interessi divergenti tra i produttori complicano la partita.


ortofruttaNon sarà agevole chiudere la partita dell’applicazione in Italia della riforma della politica di sostegno a favore del settore dell’ortofrutta, nonostante la presa di posizione quasi plebiscitaria da parte delle organizzazioni di rappresentanza della filiera.
Il grosso del lavoro e delle scelte politiche deve ancora essere fatto. C’è tempo fino al prossimo 1° novembre.
Ne consegue che settimane di fuoco attendono i vari giocatori della complessa partita: operatori economici, Ministero delle politiche agricole, Regioni e le altre amministrazioni che pure hanno competenze di rilievo nella contesa sul futuro della frutta e degli ortaggi.
Tra queste ultime in primo luogo c’è Agea, impegnata a chiudere proprio in questi giorni il capitolo della ricognizione preliminare dei produttori attivi nel settore ortofrutticolo nell’anno solare 2006 e in procinto di partire con le operazioni per il passaggio al regime del pagamento unico aziendale.
Coloro che hanno la delicata responsabilità della scelta sono chiamati a fare un sottile gioco di equilibrio tra i paletti della riforma di Bruxelles: l’esigenza di salvaguardare la competitività del sistema produttivo, anche in relazione alle decisioni che prenderanno gli altri Paesi membri; gli interessi settoriali e geografici che giocheranno qualche brutto scherzo nella complessa partita.

Il pomodoro
Prendiamo in considerazione, ad esempio, il settore più rappresentativo per gli interessi nazionali: il pomodoro da industria.
Bisogna fare i conti con l’arrembante Spagna, anche se il nostro Paese non parte sicuramente in condizione di debolezza.
Abbiamo la leadership assoluta in campo produttivo e le nostre imprese di trasformazione sono più orientate verso i prodotti a valore aggiunto, dove contano il marketing e l’innovazione.
L’Italia dovrà decidere su quattro punti:
- l’utilizzo della deroga temporanea al disaccoppiamento totale (4 anni al massimo per il pomodoro e 5 per la frutta trasformata) ed, eventualmente, le modalità di erogazione dei relativi aiuti transitori accoppiati;
- i criteri per il calcolo e l’attribuzione dei diritti disaccoppiati a favore dei produttori, con particolare riferimento all’individuazione dei beneficiari e alla selezione del periodo di riferimento;
- l’utilizzo della deroga all’abolizione del divieto di coltivare ortaggi e frutta sui terreni abbinati ai diritti disaccoppiati (articolo 51). La riforma prevede che lo Stato membro possa mantenere il divieto per un periodo transitorio massimo di 3 anni;
- la scelta di applicare, eventualmente, il regime dei pagamenti supplementari (articolo 69).
Fino a quando non saranno ufficializzate le decisioni politiche non si può formulare alcuna attendibile ipotesi di lavoro sul tipo di contesto competitivo nel quale opererà il settore nei prossimi anni e su come saranno ripartiti tra i numerosi potenziali e aspiranti beneficiari del budget i 316 milioni di euro che l’Unione Europea ha riservato a favore dei produttori italiani. Nel settore del pomodoro da industria ci sarà da sciogliere il nodo dell’individuazione del periodo di riferimento, prendendo una o più campagne nel periodo compreso tra il 2000-2001 e il 2006-2007.
Le soluzioni sono molteplici, ma c’è una particolarità: ogni scelta non è indifferente in termini di allocazione delle risorse tra i beneficiari e tra le diverse zone produttrici.
Tanto per dare un’idea, tra l’inizio e la fine del periodo considerato la Puglia ha ridotto di quasi il 10% il peso sulla produzione complessiva, a fronte di altre regioni come la Lombardia che l’hanno incrementato.
È evidente che c’è una divaricazione di interessi nella scelta del periodo da prendere come base per il calcolo dei pagamenti diretti.

Agrumi
Nel settore degli agrumi la situazione è ancora più esplosiva.
In Italia sono circa 70.000 gli ettari per i quali sono stati hanno incassati gli aiuti alla trasformazione nel corso del periodo considerato ai fini della riforma, ma l’estensione complessiva degli agrumeti a livello nazionale supera 160.000 ha. In più, sfortunatamente per chi deve prendere le decisioni, si riscontra che la concessione degli aiuti presenta una forte polarizzazione geografica in determinati territori (la Calabria piuttosto che la Sicilia). Non sarà una scelta semplice.
Nel settore degli agrumi è plausibile si vada verso un’applicazione immediata del disaccoppiamento, stando alle posizioni che sono state espresse dagli organismi economici di rappresentanza.
Si preannuncia, quindi, una fase molto delicata. Con quali criteri saranno assegnati i diritti? Verranno considerati solo i percettori storici degli aiuti? Oppure la dotazione specifica di settore sarà spalmata sull’intera superficie censita di agrumi a livello nazionale?
Bisognerà attendere ancora qualche settimana per risolvere le incognite, per poi partire immediatamente con le fasi preliminari di applicazione del nuovo regime di sostegno che la riforma ha riservato al settore dell’ortofrutta.
tabella ortofrutta Informatore agrario

 

Sommario rivista

Ermanno Comegna


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