POLITICA |
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E il latte dei Cobas va in Francia |
In piemonte è battaglia sul prezzo.
L’Italia è deficitaria di latte ma al tempo stesso agli allevatori di casa
nostra è stata comminata anche quest’anno una multa per 185 milioni di euro
per aver splafonato dalle quote assegnate. Come se non bastasse un gruppo di
allevatori piemontesi aderenti al Cosplat (l’associazione produttori dei
Cobas non in regola con il regime delle quote) da lunedì 3 settembre esporta
latte in Francia.
Per i non addetti ai lavori capire qualcosa è difficile, ma in questi giorni
si sta combattendo una battaglia senza esclusione di colpi tra interessi
contrapposti, che vede di fronte il mondo dell’industria lattiero-casearia,
più che mai diviso, che «gioca di sponda» con i Cobas, e gli allevatori in
regola che reclamano un aumento del prezzo del latte alla stalla.
I fatti: i maggiori costi di produzione, dovuti prevalentemente all’aumento
dei cereali e l’aumento della domanda spingono gli allevatori a chiedere,
senz’altro legittimamente, un aggiornamento del prezzo del latte alla
stalla.
L’industria lattiero-casearia piemontese prima temporeggia e poi si divide.
La maggioranza, silente, sarebbe disposta al dialogo, ma l’ala dura, che fa
capo all’industriale cuneese Franco Biraghi, sostiene le ragioni dei Cobas
(alcuni dei quali rinviati a giudizio nel processo che si aprirà il 10
ottobre prossimo al Tribunale di Saluzzo - Cuneo, con le organizzazioni
agricole, cooperative e dei consumatori che si sono costituite parte civile)
e chiede che gli allevatori possano affittare o comprare quote latte in
tutta l’Unione Europea, paventando rischi di mancanza di latte fresco e
aumenti del prezzo al consumo nell’ordine del 15%.
I produttori che si riconoscono nei Cobas, per alzare la posta e richiamare
l’attenzione mediatica e dei politici sull’argomento, decidono di mandare il
latte sul mercato francese e da lunedì 3 settembre circa 2.000 q di latte al
giorno varcano la frontiera.
In questo contesto la tensione sale e, concordato o meno che sia l’affare
con gli industriali, le aziende casearie che si rifornivano di latte dei
Cobas minacciano di attivare la cassa integrazione o addirittura di
chiudere.
L’assessore regionale all’agricoltura Mino Taricco sta tentando una
mediazione, mentre il presidente della Provincia di Cuneo Raffaele Costa,
politico di lungo corso e più volte ministro, lancia appelli alla
distensione e al dialogo, mettendo però le mani avanti: «I tempi necessari
per superare la crisi nella sua complessità – afferma Costa – non saranno
brevi».
Tra i Cobas che cercano la legittimazione, i produttori in regola che
chiedono aumenti dignitosi e l’industria che punta a non perdere margini di
profitto, i consumatori cercano di capire dove sta la verità e, soprattutto,
di quanto aumenterà il prezzo del latte fresco, che già oggi è tra i più
cari d’Europa.
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