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L'Informatore Agrario
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33
 7 - 13 Sett.

  2007
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Attualità POLITICA

Allevatori lombardi pronti alla mobilitazione

Accordo interprofessionale da ridiscutere.
In Lombardia si discute la strategia per ridefinire il prezzo del latte crudo alla stalla. La richiesta minima dei produttori è di rivedere del 10-12% il prezzo concordato.


Nei giorni scorsi si è tenuto a Cremona l’ennesimo incontro tra i presidenti regionali della Lombardia di Coldiretti, Confagricoltura e Cia (Nino Andena, Franco Bettoni e Mario Lanzi) finalizzato a definire una strategia comune del mondo agricolo in vista dell’incontro del prossimo 11 settembre con i rappresentanti di Assolatte, per riavviare la trattativa sul prezzo di riferimento regionale del latte alla stalla.
Prima dell’atteso appuntamento con l’industria di trasformazione, i vertici delle organizzazioni agricole regionali incontreranno i rappresentanti del mondo della cooperazione del settore lattiero-caseario, al fine di confrontarsi sulla situazione di mercato che è caratterizzata da un mercato del latte spot che a fine agosto ha sfiorato addirittura 0,50 euro/L.

Le richieste agricole
Dunque, i rappresentanti del mondo agricolo regionale lombardo rivendicano un aggiustamento del livello di prezzo pagato agli allevatori.
Infatti, secondo l’accordo regionale, valido sino al prossimo 31-3-2008, cioè a conclusione della campagna 2007-2008, il prezzo base è poco superiore ai 33 centesimi di euro/L.
Ma, come detto, la congiuntura favorevole dei mercati ha fatto lievitare in modo consistente la domanda di materia prima, tanto che le quotazioni del latte spot hanno superato costantemente negli ultimi mesi i 40 centesimi di euro/L, e i mercati del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano, che erano fermi da tempo, stanno puntando al rialzo.
È proprio dalla constatazione che il mercato è in deficit di materia prima che Coldiretti, Confagricoltura e Cia sono partite per chiedere un aggiornamento del prezzo del latte già all’inizio di luglio. Tanto più che il costo delle materie prime ha inciso in modo consistente e determinante sui costi di produzione, in particolare quelli legati all’alimentazione del bestiame, da parte degli allevatori.
Tra l’altro sono già partite alcune iniziative, anche legali, per poter arrivare a una revisione degli accordi stipulati.
Per la prima volta si potrebbero infatti presentare le condizioni oggettive previste dal Codice civile, tali da richiedere un aggiornamento del prezzo a causa della eccessiva onerosità intervenuta rispetto agli accordi.
In altri termini, il forte aumento dei costi delle materie prime e dell’alimentazione non consente di ottenere una remunerazione adeguata dalla produzione di latte, nonostante il mercato presenti listini molto alti nelle quotazioni del latte.
Ma le richieste del mondo agricolo riguardano anche l’adeguamento dei parametri di pagamento della qualità e la necessità di introdurre delle verifiche periodiche sul prezzo e/o l’introduzione di un opportuno indice che ne consenta in modo automatico l’adeguamento alle condizioni di mercato al dettaglio del latte e di un paniere di principali derivati.
Coldiretti, Cia e Confagricoltura auspicano che «gli industriali siedano al tavolo della trattativa, consapevoli della necessità di giungere a un nuovo accordo aderente alla realtà del mercato, garantendo un’adeguata remunerazione agli allevatori e senza aggravare i bilanci delle famiglie, visto che nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c’è già sufficiente margine, considerato che il prezzo del latte in Italia aumenta di oltre quattro volte dalla stalla alla tavola, dove raggiunge il valore di oltre 1,4 euro/L, tra i più alti in Europa».
«Se così non fosse – hanno aggiunto i tre presidenti delle organizzazioni agricole in un comunicato stampa congiunto – abbiamo definito una serie di iniziative sindacali che prevedono una forte mobilitazione dei nostri soci e in particolare abbiamo già messo in cantiere l’invio da parte di ogni singolo allevatore di comunicazioni mirate ai rispettivi acquirenti, per richiedere la revisione dei contratti in essere, adeguandoli in conformità agli accordi che potranno essere assunti in sede regionale dalle loro organizzazioni di rappresentanza, alle quali hanno già provveduto a conferire preciso mandato a procedere alla negoziazione di un nuovo prezzo».
Inoltre, se tale adeguamento non sarà concordato entro 15 giorni, la stessa comunicazione informerà gli acquirenti che Coldiretti, Confagricoltura e Cia hanno pieno mandato a notificare agli acquirenti «le disdette dell’accordo di somministrazione di latte attualmente in essere, che ogni singolo allevatore firmerà e consegnerà nelle mani delle loro rispettive organizzazioni».
Se i Cobas del latte, riuniti ai primi di settembre a Montichiari (Brescia) da Roberto Cavaliere, minacciano di portare il loro latte alla polverizzazione in Germania, l’avvertimento di Coldiretti, Cia e Confagricoltura suona, oltre che più credibile, certamente più determinato a raggiungere l’obiettivo di un aggiustamento del prezzo di base.
Viste le aspettative, fare ipotesi sulla percentuale di adeguamento che verrà chiesto dalle organizzazioni agricole della Lombardia è azzardato, poiché le cifre che si rincorrono sono le più svariate.
Ma tutte non scendono al di sotto di una soglia minima del 10-12% di adeguamento, da aggiungere al prezzo dell’accordo che resterebbe valido come riferimento, ma verrebbe variato in funzione della nuova realtà del mercato lattiero-caseario.

 

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Ca. M.


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