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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
32
 31 Ago. - 6 Sett.

  2007
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Attualità PRIMA PAGINA

Svelato il genoma della vite

Primo risultato del progetto di ricerca italo-francese «vigna».
La pubblicazione sulla rivista scientifica Nature del sequenziamento è il punto di partenza per prossime ricerche che daranno risposte a molte problematiche di coltivazione.


Il progetto Vigna ha raggiunto il suo primo grande risultato: domenica 26 agosto è stata pubblicata la prima dettagliata analisi del sequenziamento del genoma della vite. È un risultato scientifico di grande rilevanza, come di seguito spiegano Mario Pezzotti e Massimo Delledonne, ricercatori che hanno avuto un ruolo determinante per la sua realizzazione, e che pone la ricerca italiana ai vertici mondiali in tema di genetica agraria. Si tratta anche, è bene sottolinearlo, di un risultato reso possibile da un forte coinvolgimento di numerose strutture di ricerca pubblica italiana che hanno saputo coordinarsi con corrispondenti strutture francesi e che hanno anche avuto la capacità di coinvolgere industrie vitivinicole e il mondo bancario. Ricordiamo che il programma di ricerca sul genoma della vite è stato seguito con attenzione da L’Informatore Agrario sin dai suoi primi progetti e abbozzi, sino a giungere, sul n. 34 del 2006, a pubblicare lo Speciale «Ricerca sul genoma della vite» al quale rimandiamo gli interessati che volessero approfondire l’argomento.   G.R.


genoma vite - L'Informatore AgrarioSu L’Informatore Agrario n.3/2003, nell’editoriale intitolato «Vendemmiaio, un grande progetto per la vite» si scriveva: «Vi è in Italia un grande progetto di ricerca in viticoltura ed enologia sul quale tutto il settore agricolo dovrebbe investire, anche per far rinascere l’orgoglio e il prestigio della nostra ricerca. Si tratta del Progetto Vendemmiaio, ...l’iniziativa italiana che si ripromette di realizzare in tre anni la determinazione del contenuto informativo del genoma della vite (Vitis vinifera) attraverso il suo intero sequenziamento».
Alla progettazione di Vendemmiaio partecipavano numerose unità appartenenti a Università ed enti di ricerca (Cra, Cnr ed Enea) e l’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Iasma), con una richiesta per la realizzazione del progetto di 26 milioni di Euro. Successivamente Vendemmiaio si è evoluto in Vigna, acronimo di «Vitis genome analysis», con la decisione di Iasma di abbandonare l’iniziativa e di condurne una in modo autonomo, e con la realizzazione di un accordo internazionale siglato nel luglio 2005 dall’allora ministro per le politiche agricole, Gianni Alemanno, con il collega francese Dominique Bussereau e il ministro francese della ricerca François D’Aubert.
Il progetto è divenuto quindi un’iniziativa bilaterale Italia-Francia a cui, in una fase successiva, si è aggiunto un terzo soggetto composto dalla Regione Friuli Venezia Giulia e da un consorzio di ditte private e di banche. Il Mipaaf ha finanziato i gruppi italiani per 6,5 milioni di euro nell’ambito del progetto Vigna-Cra, il Consortium national de recherche en génomique, l’Agence nationale de la recherche e l’Inra hanno finanziato l’iniziativa francese denominata Vigne per altri 6 milioni di euro e infine la Regione Friuli e il consorzio di ditte private e di banche hanno finanziato per 2 milioni di euro il neonato Istituto di genomica applicata di Udine (Iga). Il costo preventivato si è nel tempo ridotto a 14,5 milioni di euro per Vigna-Vigne-Iga, grazie soprattutto alla sopraggiunta nuova e più economica tecnologia di sequenziamento.
Ad accordi realizzati, il progetto è stato ufficialmente avviato a Verona il 13 marzo 2006, alla presenza dei ricercatori francesi coordinati da Anne-Francoise Adam-Blondon e Francis Quetier e dei ricercatori italiani coordinati da Enrico Pè, delineando i compiti dei diversi gruppi e i tempi di realizzazione della ricerca. La prima doverosa decisione ha riguardato la varietà e il clone su cui effettuare il difficile lavoro di sequenza, con la scelta del clone PN40024, altamente omozigote, derivato da Pinot nero e ottenuto dai francesi dell’Inra di Colmar dopo 9 successive generazioni di autofecondazione. La scelta di PN40024 è stata molto dibattuta in quanto l’alto grado di omozigosi del clone presentava possibili svantaggi, quali una minore possibilità di accedere alla comprensione dell’intrinseca variabilità presente nei cloni di vite coltivati, altamente eterozigoti, ma offriva degli enormi vantaggi tecnici nella fase di lettura e assemblaggio della sequenza, elementi che sono risultati determinanti nella scelta, orientata quindi verso il clone PN40024.
Il sequenziamento è iniziato quasi contemporaneamente ad Evry-Parigi, sede di Génoscope (Centro nazionale di sequenziamento della Francia), a Padova presso il Cribi (Centro ricerca interdipartimentale biotecnologie innovative) e a Udine presso Iga. Le sequenze grezze sono state immesse dai tre gruppi separatamente nella banca dati del Ncbi (National center for biotechnology information) a partire dal settembre 2006 e il 23 febbraio 2007, presso la banca dati all’indirizzo http://www.ncbi.nlm.nih.gov/genomes/leuks.cgi, è stata riportata la sequenza assemblata derivante dalla lettura di 6 volte il numero di basi dell’intero genoma (copertura 6X). Il sequenziamento è poi proseguito fino ad arrivare nei primi di marzo 2007 a una copertura di 8,4X; la sequenza è stata di nuovo assemblata e annotata con l’aiuto di potenti e accurati strumenti bioinformatici, che hanno permesso di interpretarne il significato.
I dati ottenuti hanno dimostrato che la scelta di sequenziare un clone altamente omozigote è stata appropriata: l’elevata eterozigosità delle varietà di vite, fino al 13% di divergenza di sequenza fra gli alleli, rende infatti molto difficoltoso l’assemblaggio delle sequenze grezze. La lettura del DNA di PN40024 ha consentito di definire con accuratezza la dimensione del genoma di vite, pari a 487 Mb (milioni di basi), di predire oltre 30.000 geni e di rivelare che il 41,4% del genoma è costituito da porzioni di DNA ripetute e da elementi trasponibili.
Di grande interesse è stato inoltre scoprire che alcune famiglie geniche specificatamente coinvolte nell’aroma del vino, ad esempio quella della fenilalanina ammonio-liasi, della terpene sintasi e della stilbene sintasi, hanno un numero di componenti di gran lunga superiore a quanto riscontrato nelle tre altre piante ad oggi sequenziate: Arabidopsis, riso e pioppo.
Questi dati, insieme ad altri qui non discussi per brevità, sono riportati nell’articolo pubblicato dalla rivista Nature il 26 agosto 2007 e disponibile al seguente indirizzo: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature06148.html
A differenza dell’iniziativa francese che è in fase di completamento, il progetto Vigna, oltre alla componente di genomica strutturale, i cui risultati sono stati appena descritti, prevede due ulteriori livelli che comprendono la genomica funzionale e i progetti applicativi pilota.genoma vite, università Verona, L'Informatore Agrario
La genomica funzionale è essenzialmente incentrata sulla trascrittomica, cioè sulla caratterizzazione della batteria genica della vite che, grazie alla piattaforma di analisi microarray, recentemente acquisita dagli scriventi con il contributo della Fondazione Cariverona, rende possibile l’identificazione dei geni più importanti ai fini del miglioramento genetico della vite. Grazie a questa piattaforma e alle conoscenze genomiche, i progetti applicativi pilota potranno sviluppare strumenti molecolari avanzati di grande ricaduta applicativa, quali la caratterizzazione della collezione nazionale e lo studio di processi fondamentali, fra cui la maturazione e l’appassimento della bacca, la resistenza alle malattie e agli stress abiotici. Inoltre, sono in fase di completamento piattaforme di proteomica e metabolomica che contribuiranno significativamente alla definizione di parametri funzionali per la caratterizzazione del binomio «vitigno-terroir».
Molto spesso chi svolge il nostro mestiere di ricercatore ha grandi sogni che cerca di realizzare, Vigna per noi è stato un sogno realizzato, un grande risultato scientifico.
Altrettanto grande è stata la soddisfazione di veder creata una nuova importante rete di strutture e di conoscenze in campo genomico, che ha coinvolto più di cinquanta ricercatori in un lavoro di gruppo per grandi obiettivi. Inoltre e non ultimo, Vigna ha colmato quella distanza che separava la ricerca accademica dal mondo dell’impresa privata. Di fronte a questa conquista della biologia, il settore vitivinicolo non può infatti restare a guardare.

 

Sommario rivista

Massimo Delledonne, Mario Pezzotti
Università di Verona


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