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L'Informatore Agrario
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31
 24 - 30 Ago.

  2007
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Attualità POLITICA

La filiera discute su cause e rimedi

Biocarburanti da non criminalizzare.


L’impennata dei prezzi agricoli e le difficoltà di reperimento dei cereali sul mercato italiano e mondiale hanno stimolato un acceso dibattito tra gli operatori della filiera agroalimentare.
In particolare, l’industria, che lamenta difficoltà nel garantire gli approvvigionamenti, evidenzia la necessità di abolire il set aside e chiede una politica più flessibile per la gestione dei contingenti di importazione dei cereali. Nel contempo gli utilizzatori ritengono necessario mettere in atto interventi per ripristinare le scorte a livelli ritenuti congrui.
L’Unione Europea ha già provveduto a fornire una prima interessante risposta, mettendo all’ordine del giorno l’ipotesi di portare a zero il tasso della messa a riposo obbligatoria per le prossime semine dell’autunno 2007 e della primavera 2008. In tal modo, la Commissione prevede un aumento dell’offerta cerealicola per i raccolti del 2008 compresa tra 10 e 17 milioni di tonnellate. Sullo sfondo c’è l’ipotesi di abolizione definitiva del set aside.
Le organizzazioni agricole pongono l’accento sulla complessità della situazione e sull’esigenza di evitare allarmismi, di non scaricare sugli agricoltori la responsabilità delle tensioni in atto e sull’esigenza di individuare risposte adeguate.
Secondo Confagricoltura l’aumento dei prezzi dei cereali non è causato dalla maggiore richiesta per la trasformazione a fini energetici, perché «il calo dell’offerta cerealicola nel 2006 (–60 milioni di tonnellate tra Nord America, Europa e Australia) è stato quasi quattro volte superiore alla maggiore domanda di cereali per la produzione di etanolo (17 milioni di tonnellate). Peraltro tale aumento si è concentrato negli Stati Uniti e non ha di certo interessato l’Europa dove i cereali destinati per la produzione di biocarburanti rappresentano un volume marginale rispetto alla produzione complessiva.
Anche per Coldiretti «utilizzare le coltivazioni agricole europee per produrre energia pulita come biocarburanti non provoca alcun rincaro dei prezzi al consumo degli alimenti e contribuisce al contenimento dell’inquinamento ambientale e a contrastare i cambiamenti climatici».
Lo stesso obiettivo europeo di fissare al 10% la percentuale minima di biocarburanti nel consumo totale per il settore di trasporti entro il 2020 non avrà effetti destabilizzanti sul mercato dei prodotti agricoli. «Con l’obbligo minimo di 10% di biocarburanti – sostiene la Coldiretti – dovrebbero essere utilizzati circa 59 milioni di tonnellate di cereali (il 18% del consumo dell’Ue) in particolare frumento tenero e mais e in minima parte orzo.
Secondo la Commissione – riferisce la Coldiretti – tale fabbisogno potrebbe essere soddisfatto con un aumento annuo minimo dell’1% nelle rese per un valore di 38 milioni di tonnellate, mentre altri 14 milioni di tonnellate potrebbero essere offerte dalla messa a coltura di 2 milioni di ettari attualmente destinati al set aside e il resto attraverso le importazioni».
Il settore della distribuzione ha partecipato meno al dibattito estivo sull’impennata dei prezzi delle materie prime agricole, consapevole della propria forza contrattuale ed essendo condizionato dalle richieste dell’industria di trasformazione di ritoccare i listini e dalla forte competizione sul mercato al dettaglio tra le grandi catene del trade.
Intanto, però, da qualche settimana si parla di imminenti ritocchi ai prezzi delle farine, della pasta, del burro e dei prodotti da ricorrenza.

 

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