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Buone aspettative per il vino Italiano |
Poche giacenze e prezzi in aumento.
Le scorte in cantina sono inferiori a quelle 2006 e la vendemmia attesa è in
linea sotto il profilo qualitativo e quantitativo con quella dello scorso
anno. Probabile trend in crescita dei listini.
L’annata vinicola che si va chiudendo può essere definita complessivamente
positiva, partita con una vendemmia di ottima qualità, proseguita con un
mercato continuamente attivo durante tutto l’anno, con prezzi in ripresa,
per finire con le cantine vuote, o quasi.
L’apertura delle quotazioni in autunno era stata sui livelli dell’anno
precedente e questo ha permesso di mantenere una buona competitività sui
mercati europei ed extraeuropei, incrementando il flusso di vendite di
prodotti sfusi e imbottigliati.
Germania, Regno Unito e Nord America si sono confermati i mercati più
attivi, ma anche i Paesi dell’Est, nuovi arrivati nell’Unione Europea, hanno
alimentato una domanda continua di vini sfusi, seppure a basso prezzo, che
ha contribuito all’alleggerimento delle scorte, soprattutto al Sud Italia,
diminuendo la pressione dell’offerta e favorendo l’aumento dei prezzi
minimi.
Bene l’andamento per i vini bianchi doc e igt in genere che, trainati da
alcuni prodotti di qualità e conosciuti a livello internazionale, sono
praticamente esauriti e le quotazioni sono in aumento del 10-15% con punte
del 30% per Pinot grigio e Prosecco.
Bene anche buona parte dei rossi doc, dal Chianti al Montepulciano al
Valpolicella, che beneficiano della crescita dell’export, della propria
notorietà e comunque di un rapporto qualità-prezzo in grado di soddisfare,
meglio di altri competitori, il bisogno di «margini» da parte della grande
distribuzione.
Meno bene sono andati e vanno alcuni rossi igt (Merlot, Cabernet) o da
tavola, in quanto la domanda sembra meno attiva, i prezzi hanno fatto fatica
a staccarsi dai bassi valori del 2006 e denotano ancora una certa presenza
di giacenze disponibili.
Non si è assistito alle solite «svendite di fine stagione», dati la domanda
ancora interessata, la scarsa disponibilità di prodotto e i prezzi in lieve
rialzo.
Tutto questo fa ben sperare anche per la prossima campagna, alla quale
arriviamo con giacenze complessivamente inferiori allo scorso anno. Se,
inoltre, aggiungiamo che le prospettive produttive sono in linea con quelle
del 2006, almeno complessivamente poiché qualche area produrrà un po’ di più
ma sarà bilanciata da aree del Sud dove la peronospora ha colpito parecchi
vigneti, si prospetta almeno una conferma dei prezzi, ma probabilmente la
tendenza sarà verso l’aumento.
La prossima vendemmia
L’andamento meteo anomalo, praticamente senza inverno, con una primavera
precoce e poi con un’estate regolare, ha fatto sì che il processo di
maturazione delle uve sia particolarmente anticipato, tanto che si
raccoglieranno Pinot e Chardonnay già ai primi di agosto, ma tutte le uve
probabilmente avranno un anticipo di 10-12 giorni rispetto alla vendemmia
2006, che non era tardiva.
La qualità si prevede comunque a un buon livello, con la possibilità di
ripetere l’eccellenza del 2006, salvo che non capitino lunghi periodi di
maltempo tra la fine di agosto e settembre, la qual cosa non rientra nella
normalità.
In questo momento c’è, da parte della produzione un po’ in tutta Italia,
l’aspettativa di un mercato in ripresa, con prezzi in aumento in modo
abbastanza generalizzato.
Bisogna però tenere presente che gli aumenti cui si è assistito in corso
d’anno, anche se non particolarmente consistenti, fatte alcune eccezioni,
sono stati interamente assorbiti dall’industria di imbottigliamento, essendo
improponibile aumentare i listini durante l’annata ai clienti, in particolar
modo alle catene distributive.
Questo significa che la prossima annata porterà gli imbottigliatori a dover
rivedere i propri listini, con la seria possibilità che il flusso di vendite
rallenti o che alcuni prodotti siano estromessi dai supermercati e si rischi
di ritornare ad aumentare le scorte di invenduto.
Anche i flussi di vendita verso i Paesi dell’Est europeo potrebbero ridursi
notevolmente se si dovesse avviare la campagna commerciale con aumenti
dettati più dalla voglia di ripresa che non dal mercato.
Il rischio che si corre è quello di partire con quotazioni troppo elevate,
incorrere in qualche mese di vendite fiacche, e quindi trovarci a dicembre
costretti a dover riabbassare le quotazioni per tonificare il mercato:
quando ciò accade (sono cose già viste) i danni sono notevoli e ci si può
giocare l’intero incremento avuto nel passato.
Il problema di fondo è sempre quello di avere aziende troppo frazionate, che
si muovono sul mercato senza alcun coordinamento, a volte anche con scarsa
professionalità, i cui comportamenti sono determinati più dagli umori che
non dal raziocinio.
Un’ultima riflessione a proposito della nuova ocm vino, che è stata
recentemente presentata e che dovrebbe entrare in vigore nel 2008. Il taglio
di tutti gli aiuti alla viticoltura (stoccaggi, arricchimenti,
distillazioni, comprese quelle dei sottoprodotti) è un bel colpo alla
redditività dei viticoltori che può essere stimato nell’ordine di 35-40
euro/t di uva prodotta.
È comunque una riforma che porta le imprese verso il mercato, togliendo
storture e garanzie di reddito; in ogni caso, rappresenta un fattore
determinante per l’andamento e le quotazioni di mercato dei prossimi anni.
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