POLITICA |
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De Castro sereno: «Quello che conta sono i fatti» |
Intervista al ministro delle politiche agricole, alimentari e
forestali.
Dopo le manifestazioni di dissenso delle scorse settimane, il ministro delle
politiche agricole spiega le sue ragioni.
Tante, decisamente troppe, le polemiche di
questi giorni tra Coldiretti, la più importante organizzazione agricola
italiana, e il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro. Una
contrapposizione la cui asprezza non registra precedenti nella storia
«agricola» della Repubblica, forse frutto dei profondi mutamenti imposti al
mondo agricolo da Bruxelles, anch’essi senza precedenti.
Dal 2003, anno della riforma Fischler, la politica è stata chiamata a
compiere moltissime scelte a partire dal disaccoppiamento parziale o totale
e, si sa, quando bisogna decidere non è facile mettere tutti d’accordo.
Ministro, secondo Coldiretti la mancata applicazione del disaccoppiamento
totale nel settore ortofrutticolo non va nella direzione giusta.
Il disaccoppiamento totale deve essere il punto di arrivo, su questo non c’è
alcun dubbio. Ma le strade per arrivarci possono essere tante.
Le scelte compiute dal Ministero vanno nella direzione della salvaguardia
del patrimonio agricolo nazionale e hanno recepito appieno un accordo
firmato da ben 11 sigle (Confagricoltura, Cia, Copagri, Federalimentare,
Fedagri, Legacoop, Fai, Flai, Uila, Agci, Ascat; n.d.r.), che rappresentano
l’intera filiera dell’agroalimentare: dagli agricoltori all’industria, dai
lavoratori alla grande distribuzione. Unica assente Coldiretti.
E proprio nella tutela dell’agroalimentare vanno le scelte fatte:
disaccoppiamento totale subito in agrumicoltura, parziale per tre anni per
il pomodoro e poi totale e così via.
Un obiettivo primario era evitare il ripetersi di quanto accaduto con la
riforma del settore bieticolo-saccarifero: 13 zuccherifici chiusi in Italia
su 19 da un anno all’altro.
L’obiettivo quindi è solo quello di tutelare l’ortofrutticoltura.
Certamente, e questo è quanto abbiamo fatto sul fronte nazionale. Ma la
partita dell’ocm ortofrutta si è giocata in larga parte sui tavoli di
Bruxelles. E grazie all’alleanza con gli altri Paesi europei principali
produttori di ortofrutta abbiamo ottenuto il 12% in più di risorse: denaro
che servirà a migliorare la competitività delle nostre produzioni e dei
nostri produttori.
Inoltre abbiamo strappato a Bruxelles l’indicazione d’origine obbligatoria
in etichetta per l’ortofrutta fresca, nonostante il testo iniziale della
Commissione non lo prevedesse e la facoltà, della Commissione stessa, di
introdurre il medesimo obbligo anche nei prodotti trasformati in caso di
accresciuta necessità di tutela del consumatore.
L’indicazione d’origine in etichetta è un altro punto di frizione con
Coldiretti.
Su questo fronte la linea del Ministero è chiara. Ci siamo battuti per
ripristinare gli articoli contestati dall’Ue della legge 204/2004 (quelli
che introducono l’obbligo di indicare l’origine dei prodotti in etichetta;
n.d.r.), pur sapendo dell’inapplicabilità del provvedimento. Si tratta di
una norma che esiste, ma la cui attuazione è stata bloccata dall’Ue.
Lo si sapeva fin da subito. Anche Gianni Alemanno (ex ministro
dell’agricoltura), che ha varato la 204, era cosciente che Bruxelles non
avrebbe dato via libera al provvedimento. Battere i pugni sul tavolo delle
trattative comunitarie non porta a nessun risultato: in Europa bisogna saper
tessere alleanze, unire le forze tra Paesi con interessi simili, portare al
tavolo della trattativa progetti e strategie condivise.
Questa è la nostra linea anche per quanto riguarda il tema dell’origine dei
prodotti agroalimentari. La capacità distintiva è una risorsa importante per
le nostre produzioni e intendiamo difenderla anche attraverso l’indicazione
d’origine in etichetta. Stiamo lavorando in questo senso proprio cercando di
coagulare attorno al tema dell’origine quanto più consenso possibile. Non
abbiamo bisogno di sollecitazioni in tal senso.
Va in questa direzione anche la riforma del sistema dei controlli?
La difesa della qualità e dei prodotti di qualità è una delle priorità
dell’attività del Ministero. E lo dimostrano i fatti. L’azione coordinata
dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti
agroalimentari (ex Ispettorato centrale per la repressione frodi modificato
dal Governo con la Finanziaria 2007; n.d.r.), del Corpo forestale dello
Stato e dei Carabinieri delle politiche agricole ha portato nei primi mesi
del 2007 a un aumento significativo dei controlli e dei casi di truffa
scoperti rispetto allo scorso anno. Penso ai riscontri più recenti: quelli
del prosecco in Veneto o dell’olio di oliva in Puglia.
Un buon frutto delle misure introdotte con la Finanziaria 2007. Ma ve ne
erano tante altre, come quelle sulle bioenergie.
Anche su questo fronte abbiamo fatto molto attivando le norme di competenza
del Mipaf previste dalla Finanziaria. Oggi la filiera delle bioenergie in
Italia è una realtà. Partendo dalla Finanziaria con cui abbiamo riservato un
contingente defiscalizzato di 70.000 t alla produzione nazionale e passando
per la stipula del primo Contratto quadro del settore siamo arrivati
quest’anno alla coltivazione di oltre 45.000 hadi colture oleaginose
destinate alla produzione di biodiesel.
Ora stiamo affrontando con il ministro delle attività produttive, Pierluigi
Bersani, la necessità di sanzionare i produttori di carburante che non
rispettano l’obbligo di miscelazione con almeno l’1% di biocarburanti i
tradizionali gasolio e benzina per autotrazione. Si tratta di interventi che
dipendono anche da altri ministeri non solo da quello delle politiche
agricole.
Rimane aperto il tema dei certificati verdi, competenza di più ministeri, ma
anche sotto questo profilo garantiremo una premialità per le rinnovabili
legate ai contratti di filiera nazionali.
Tornando alla legge finanziaria abbiamo applicato la stragrande maggioranza
delle norme previste per l’agroalimentare come quella sulle società in
agricoltura.
Ministro, un ultimo fronte aperto con Coldiretti riguarda quello degli ogm.
Voglio ringraziare pubblicamente Paolo Carnemolla, (presidente di Federbio;
n.d.r.) per il suo impegno sul fronte dell’informazione. Qualcun altro ha
lavorato nel segno opposto solo per far notizia. Gli organismi geneticamente
modificati erano, sono e rimangono vietati nei prodotti bio.
A Bruxelles ho cercato di costruire una minoranza di blocco per evitare che
la soglia di contaminazione accidentale che veniva per la prima volta
introdotta (prima non c’era) fosse fissata allo 0,9%. Ma il fronte dei Paesi
che – assieme all’Italia – la volevano ferma allo 0,1% si è trovato in
minoranza per la defezione improvvisa della Polonia.
Ma sia chiaro: parliamo di una soglia per la contaminazione incidentale e
non del permesso di introduzione di ogm sino a questa soglia, come certa
cattiva informazione ha lasciato credere. A ogni modo si è già provveduto a
correggere per l’Italia lo 0,9 nello 0,1% cioè lo zero tecnico di presenza
accidentale ogm concordando un decreto con le Regioni.
Allarmare ingiustificatamente l’opinione pubblica significa danneggiare
l’immagine e il mercato del biologico.
Gli stessi allarmi si sono sentiti anche per l’uso dei trucioli
nell’invecchiamento del vino.
L’invecchiamento con i chips è stato consentito con norma europea nel 2005,
quindi ben prima del mio ritorno al Dicastero competente. Le proteste
andavano forse esternate allora. Anche perché io sono stato l’unico ministro
in tutta Europa che ha vietato con un decreto l’uso dei trucioli nei vini di
qualità (doc e docg).
Non resta che augurale un buon proseguimento della sua attività, le sfide
sono tante a partire dalla riforma dell’ocm vino.
I giochi per l’ocm vino sono ancora tutti da fare, ma abbiamo già portato a
casa qualche risultato come la riduzione delle superficie da estirpare.
Certo le sfide sono molte, ma possiamo contare anche su una forte e
rinnovata sensibilità della politica nei confronti dell’agricoltura. Le
dichiarazioni di condivisione e appoggio della politica del Ministero da
parte del presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi intervenuto
l’11 luglio scorso a un Convegno della Cia mi spingono a continuare con
convinzione e sulla strada intrapresa.
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