POLITICA |
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L’ocm vino è nata, ora comincia la battaglia |
Mariann Fischer Boel ha presentato il documento ufficiale.
Dopo la formalizzazione della proposta della Commissione comincia la
difficile fase delle trattative attraverso le quali ciascun Paese cercherà
di ottenere miglioramenti. Essendo i Paesi produttori di vino in netta
minoranza nell’Ue le trattative si prospettano difficili anche per l’Italia.
Dopo oltre un anno di discussioni sulla bozza di riforma dell’organizzazione
comune di mercato del vino, il 4 luglio a Bruxelles, il commissario
agricolo, la danese Mariann Fischer Boel, ha presentato la proposta
definitiva.
Ora, finalmente, partono le trattative concrete e il percorso appare lungo,
tanto che il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro ha dichiarato
che sarà molto difficile vedere approvata la riforma entro quest’anno.
Una riforma che lascerà il segno
Ma andiamo allora a vedere cosa è stato definito nella proposta ufficiale.
Innanzitutto è stato ribadito, come premessa, che la riforma è necessaria al
fine di aumentare la competitività dei produttori europei, riconquistare
mercati, equilibrare domanda e offerta, semplificare le norme, preservare le
migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea, rafforzare il
tessuto sociale delle zone rurali e salvaguardare l’ambiente.
Come sempre, sugli obiettivi c’è poco da discutere, sono tutti ampiamente
condivisibili.
Come fare, però, per raggiungerli?
Prima di tutto la Commissione ha deciso che va mantenuto l’ammontare
complessivo delle risorse e cioè 1,3 miliardi di euro. Saranno però
utilizzati in maniera diversa rispetto al passato: verranno immediatamente
soppresse tutte le misure di sostegno del mercato dimostratesi inefficaci,
come i vari aiuti per la distillazione, il magazzinaggio privato e le
restituzioni all’esportazione.
Nota positiva, almeno per l’Italia, è la proibizione del cosiddetto
zuccheraggio (l’aggiunta di zucchero per alzare il grado alcolico del vino).
Di conseguenza nella proposta è stato soppresso anche l’aiuto per
l’utilizzazione di mosti per l’arricchimento, che era stato istituito per
compensare il costo superiore del mosto rispetto allo zucchero.
La distillazione di crisi sarà sostituita da due misure di gestione delle
crisi, finanziate a partire da dotazioni finanziarie nazionali. Una parte
più cospicua di risorse andrà a finanziare la promozione dei vini europei
(120 milioni di euro), in particolare sui mercati dei Paesi terzi. Per un
periodo transitorio di cinque anni saranno mantenute in vigore le
restrizioni agli impianti e i produttori non competitivi avranno la
possibilità di abbandonare il settore con un aiuto finanziario interessante.
Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni agli impianti per permettere ai
produttori competitivi di espandere la produzione, se lo desiderano.
Saranno semplificate le regole in materia di etichettatura e l’Ue adotterà
alcune pratiche enologiche ammesse da tutti i Paesi produttori che fanno
parte dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. La politica
della qualità si baserà sull’origine geografica dei vini. Gli Stati membri
riceveranno una dotazione finanziaria nazionale e potranno scegliere
all’interno di una gamma di misure quelle più adatte alle situazioni locali.
La filosofia della riforma
«Abbiamo avuto un anno di intenso dialogo su come ristabilire la leadership
del settore europeo del vino» – ha dichiarato la Fischer Boel. «Ho visitato
molte regioni produttrici di vino per ascoltare le loro preoccupazioni e
spiegare le mie idee. La nostra proposta, quindi – ha aggiunto la
commissaria europea – tiene conto delle preoccupazioni emerse, in quanto
rafforza la promozione dei nostri vini sui mercati di esportazione e limita
l’estirpazione nelle zone sensibili sotto il profilo ambientale».
«Attualmente – ha spiegato Fischer Boel – sprechiamo troppe risorse, oltre
un terzo della dotazione del bilancio, per eliminare le eccedenze di vino
anziché migliorare la competitività e la promozione dei nostri vini. Sono
convinta che la mia proposta darà nuovo slancio al settore vitivinicolo
europeo e ci permetterà di ridiventare meritatamente i migliori e i più
grandi del mondo (sui migliori si può anche discutere ma che l’Unione
Europea continui a essere il più grande produttore vitivinicolo del mondo lo
confermano anche i numeri attuali, n.d.r.). Perciò bando alla retorica e
facciamo quel che è meglio per i nostri produttori e consumatori di vino».
Ufficializzata la proposta ora partiranno le trattative: non sarà una
passeggiata.
Si tratta di decisioni fondamentali per il settore enologico di tutti i
Paesi europei coinvolti nella produzione del vino. Per l’Italia, in
particolare, dove la vitivinicoltura rappresenta il settore agroalimentare
più importante sia in termini di fatturato sia di immagine.
Come spesso accade in questa tipologia di trattative comunitarie a
Bruxelles, infatti, le diverse diplomazie si presentano sostanzialmente
suddivise in due blocchi, quello nordeuropeo (oggi affiancato da numerosi
Paesi dell’Est) e quello mediterraneo.
Quando si deve trattare di settori agricoli più «mediterranei» ovvio che
arrivino dal Nord Europa i rischi più forti. Viceversa se avviene il
contrario. Il problema è che oggi il blocco nordeuropeo con l’aiuto dei
Paesi dell’Est è decisamente più nutrito mentre l’Unione Europea
mediterranea sostanzialmente si racchiude in Italia, Spagna, Grecia,
Portogallo (parzialmente) e Francia (parzialmente).
In sostanza, potremmo arrivare a dire che allo stato attuale nelle
trattative di Bruxelles la partita tra Nord-est e Mediterraneo si
chiuderebbe con un drammatico 22 a 5. Un punteggio rugbystico che la dice
lunga sulle difficoltà per i nostri rappresentati di far valere le ragioni
«mediterranee» a Bruxelles.
Ma vediamo di seguito i punti salienti della proposta di riforma.
Gli elementi della proposta di riforma
Abolizione delle misure di gestione del mercato. Saranno
immediatamente abolite: distillazione di crisi, aiuto per la distillazione
dei sottoprodotti, distillazione in alcole per usi commestibili e dei vini
ottenuti da varietà a doppia classificazione (vino e uva da tavola), aiuto
al magazzinaggio privato, restituzioni all’esportazione, aiuto per il mosto
destinato all’arricchimento del vino.
Divieto di impiego di zucchero per l’arricchimento. L’uso di
zucchero per arricchire il vino sarà proibito a partire dal primo giorno di
entrata in vigore della riforma. Tutti i produttori realizzeranno vino
esclusivamente con uva e mosto non sovvenzionato.
Regime di estirpazione. I viticoltori che desiderano
abbandonare l’attività nel settore potranno beneficiare di un premio di
estirpazione, del tutto volontario. Nel primo anno il premio sarà del 30%
superiore ai livelli attuali e, per incoraggiare una adesione rapida al
nuovo regime, il premio decrescerà nell’arco del quinquennio previsto. Per
evitare problemi sociali e ambientali, gli Stati membri potranno limitare
l’estirpazione nelle zone di montagna, in forte pendenza e nelle regioni
sensibili sotto il profilo ambientale e cessare l’estirpazione non appena la
superficie espiantata raggiunge il 10% della superficie vitata totale del
Paese. La superficie totale da estirpare sarà di circa 200.000 ha. La
dotazione finanziaria riservata a tale regime scenderà da 430 milioni di
euro nel primo anno a 59 milioni di euro nel quinto e ultimo anno. Il premio
medio passerà da 7.174 euro/ha il primo anno a 2.938 euro/ha il quinto anno.
Pagamento unico per azienda. Tutte le superfici vitate saranno
ammesse a beneficiare di aiuti nell’ambito del regime di pagamento unico e
quelle estirpate saranno automaticamente ammesse a tale pagamento,
garantendo in questo modo il loro mantenimento in buone condizioni
agronomiche e ambientali.
Cessazione delle restrizioni agli impianti. Il sistema dei
diritti d’impianto sarà prorogato fino alla fine del periodo transitorio
(dicembre 2013) e quindi abolito a partire dal 1° gennaio 2014 per
permettere ai produttori competitivi di espandere la propria produzione. La
decisione di aumentare la produzione dipenderà dalla capacità dei produttori
di vendere il vino che producono.
Pratiche enologiche. La competenza dell’approvazione di nuove
pratiche enologiche o della modifica di pratiche esistenti passerà alla
Commissione, la quale valuterà le pratiche enologiche ammesse dall’Oiv e le
inserirà nell’elenco delle pratiche enologiche ammesse dall’Ue. L’Unione
Europea, inoltre, autorizzerà le pratiche ammesse a livello internazionale
per la vinificazione di vini da esportare nei rispettivi Paesi di
destinazione. Saranno mantenuti il divieto di importazione di mosti da usare
per la vinificazione e del taglio di vini europei con vini importati.
Nuove norme di etichettatura (uno dei punti più preoccupanti per il
sistema vino italiano n.d.r.). Il concetto di vino di qualità
nell’Unione europea si baserà sull’origine geografica (vino di qualità
prodotto in regioni determinate). I vini a indicazione geografica si
suddivideranno in vini a indicazione geografica protetta e in vini a
denominazione di origine protetta. L’etichettatura risponderà alle esigenze
dei consumatori in quanto sarà più semplice e permetterà, in particolare,
per la prima volta ai vini europei senza indicazione geografica di indicare
in etichetta il vitigno e l’annata, in modo da rispondere alla domanda al
consumo di vini monovitigno.
Dotazioni finanziarie nazionali. Permetteranno agli Stati
membri di adattare le misure alle esigenze locali. Le risorse complessive
passeranno da 623 milioni di euro nel 2009 a 830 a partire dal 2015.
L’importo a disposizione di ogni Paese sarà calcolato in base alla
superficie vitata, alla produzione e alla spesa storica. Le misure a
disposizione comprendono: promozione nei Paesi terzi, ristrutturazione e
riconversione dei vigneti, aiuto per la vendemmia verde, nuove misure di
gestione delle crisi come l’assicurazione contro calamità naturali e la
copertura dei costi amministrativi per la costituzione di specifici fondi di
mutualizzazione.
Misure di sviluppo rurale. Molte misure contemplate dal
regolamento sullo sviluppo rurale potrebbero rivelarsi interessanti per il
settore del vino, come ad esempio l’insediamento dei giovani agricoltori, il
miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il
sostegno alle organizzazioni di produttori, il sostegno a copertura dei
costi supplementari e delle perdite di reddito per la manutenzione dei
paesaggi naturali, il prepensionamento. Per permettere l’applicazione di
tali misure saranno trasferite risorse alla dotazione dello sviluppo rurale,
che passerà da 100 milioni di euro nel 2009 a 400 a partire dal 2014. Questi
stanziamenti saranno riservati esclusivamente alle regioni produttrici di
vino.
Promozione e informazione. La Commissione intende portare
avanti con determinazione una politica di promozione e informazione
responsabile, alla quale saranno riservati 120 milioni di euro a partire
dalle dotazioni nazionali per le misure di promozione nei Paesi terzi,
cofinanziate al 50% dall’Ue.
Protezione dell’ambiente. Ammettere tutte le superfici vitate
al regime del pagamento unico significa estendere l’applicazione delle norme
ambientali previste dalla condizionalità, la quale si applicherà anche a
tutte le superfici estirpate. L’estirpazione, la ristrutturazione dei
vigneti e la vendemmia verde saranno subordinate al rispetto di requisiti
ambientali minimi e saranno riservate maggiori risorse alle misure
agroambientali nell’ambito dello sviluppo rurale.
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