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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
27
 6 - 12 Lug.

  2007
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Attualità POLITICA

L’ocm vino è nata, ora comincia la battaglia

Mariann Fischer Boel ha presentato il documento ufficiale.
Dopo la formalizzazione della proposta della Commissione comincia la difficile fase delle trattative attraverso le quali ciascun Paese cercherà di ottenere miglioramenti. Essendo i Paesi produttori di vino in netta minoranza nell’Ue le trattative si prospettano difficili anche per l’Italia.


Dopo oltre un anno di discussioni sulla bozza di riforma dell’organizzazione comune di mercato del vino, il 4 luglio a Bruxelles, il commissario agricolo, la danese Mariann Fischer Boel, ha presentato la proposta definitiva.
Ora, finalmente, partono le trattative concrete e il percorso appare lungo, tanto che il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro ha dichiarato che sarà molto difficile vedere approvata la riforma entro quest’anno.

Una riforma che lascerà il segno
Ma andiamo allora a vedere cosa è stato definito nella proposta ufficiale. Innanzitutto è stato ribadito, come premessa, che la riforma è necessaria al fine di aumentare la competitività dei produttori europei, riconquistare mercati, equilibrare domanda e offerta, semplificare le norme, preservare le migliori tradizioni della produzione vitivinicola europea, rafforzare il tessuto sociale delle zone rurali e salvaguardare l’ambiente.
Come sempre, sugli obiettivi c’è poco da discutere, sono tutti ampiamente condivisibili.
Come fare, però, per raggiungerli?
Prima di tutto la Commissione ha deciso che va mantenuto l’ammontare complessivo delle risorse e cioè 1,3 miliardi di euro. Saranno però utilizzati in maniera diversa rispetto al passato: verranno immediatamente soppresse tutte le misure di sostegno del mercato dimostratesi inefficaci, come i vari aiuti per la distillazione, il magazzinaggio privato e le restituzioni all’esportazione.
Nota positiva, almeno per l’Italia, è la proibizione del cosiddetto zuccheraggio (l’aggiunta di zucchero per alzare il grado alcolico del vino). Di conseguenza nella proposta è stato soppresso anche l’aiuto per l’utilizzazione di mosti per l’arricchimento, che era stato istituito per compensare il costo superiore del mosto rispetto allo zucchero.
La distillazione di crisi sarà sostituita da due misure di gestione delle crisi, finanziate a partire da dotazioni finanziarie nazionali. Una parte più cospicua di risorse andrà a finanziare la promozione dei vini europei (120 milioni di euro), in particolare sui mercati dei Paesi terzi. Per un periodo transitorio di cinque anni saranno mantenute in vigore le restrizioni agli impianti e i produttori non competitivi avranno la possibilità di abbandonare il settore con un aiuto finanziario interessante. Dopo il 2013 saranno abolite le restrizioni agli impianti per permettere ai produttori competitivi di espandere la produzione, se lo desiderano.
Saranno semplificate le regole in materia di etichettatura e l’Ue adotterà alcune pratiche enologiche ammesse da tutti i Paesi produttori che fanno parte dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. La politica della qualità si baserà sull’origine geografica dei vini. Gli Stati membri riceveranno una dotazione finanziaria nazionale e potranno scegliere all’interno di una gamma di misure quelle più adatte alle situazioni locali.

La filosofia della riforma
«Abbiamo avuto un anno di intenso dialogo su come ristabilire la leadership del settore europeo del vino» – ha dichiarato la Fischer Boel. «Ho visitato molte regioni produttrici di vino per ascoltare le loro preoccupazioni e spiegare le mie idee. La nostra proposta, quindi – ha aggiunto la commissaria europea – tiene conto delle preoccupazioni emerse, in quanto rafforza la promozione dei nostri vini sui mercati di esportazione e limita l’estirpazione nelle zone sensibili sotto il profilo ambientale».
«Attualmente – ha spiegato Fischer Boel – sprechiamo troppe risorse, oltre un terzo della dotazione del bilancio, per eliminare le eccedenze di vino anziché migliorare la competitività e la promozione dei nostri vini. Sono convinta che la mia proposta darà nuovo slancio al settore vitivinicolo europeo e ci permetterà di ridiventare meritatamente i migliori e i più grandi del mondo (sui migliori si può anche discutere ma che l’Unione Europea continui a essere il più grande produttore vitivinicolo del mondo lo confermano anche i numeri attuali, n.d.r.). Perciò bando alla retorica e facciamo quel che è meglio per i nostri produttori e consumatori di vino».
Ufficializzata la proposta ora partiranno le trattative: non sarà una passeggiata.
Si tratta di decisioni fondamentali per il settore enologico di tutti i Paesi europei coinvolti nella produzione del vino. Per l’Italia, in particolare, dove la vitivinicoltura rappresenta il settore agroalimentare più importante sia in termini di fatturato sia di immagine.
Come spesso accade in questa tipologia di trattative comunitarie a Bruxelles, infatti, le diverse diplomazie si presentano sostanzialmente suddivise in due blocchi, quello nordeuropeo (oggi affiancato da numerosi Paesi dell’Est) e quello mediterraneo.
Quando si deve trattare di settori agricoli più «mediterranei» ovvio che arrivino dal Nord Europa i rischi più forti. Viceversa se avviene il contrario. Il problema è che oggi il blocco nordeuropeo con l’aiuto dei Paesi dell’Est è decisamente più nutrito mentre l’Unione Europea mediterranea sostanzialmente si racchiude in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo (parzialmente) e Francia (parzialmente).
In sostanza, potremmo arrivare a dire che allo stato attuale nelle trattative di Bruxelles la partita tra Nord-est e Mediterraneo si chiuderebbe con un drammatico 22 a 5. Un punteggio rugbystico che la dice lunga sulle difficoltà per i nostri rappresentati di far valere le ragioni «mediterranee» a Bruxelles.
Ma vediamo di seguito i punti salienti della proposta di riforma.

Gli elementi della proposta di riforma
Abolizione delle misure di gestione del mercato. Saranno immediatamente abolite: distillazione di crisi, aiuto per la distillazione dei sottoprodotti, distillazione in alcole per usi commestibili e dei vini ottenuti da varietà a doppia classificazione (vino e uva da tavola), aiuto al magazzinaggio privato, restituzioni all’esportazione, aiuto per il mosto destinato all’arricchimento del vino.
Divieto di impiego di zucchero per l’arricchimento. L’uso di zucchero per arricchire il vino sarà proibito a partire dal primo giorno di entrata in vigore della riforma. Tutti i produttori realizzeranno vino esclusivamente con uva e mosto non sovvenzionato.
Regime di estirpazione. I viticoltori che desiderano abbandonare l’attività nel settore potranno beneficiare di un premio di estirpazione, del tutto volontario. Nel primo anno il premio sarà del 30% superiore ai livelli attuali e, per incoraggiare una adesione rapida al nuovo regime, il premio decrescerà nell’arco del quinquennio previsto. Per evitare problemi sociali e ambientali, gli Stati membri potranno limitare l’estirpazione nelle zone di montagna, in forte pendenza e nelle regioni sensibili sotto il profilo ambientale e cessare l’estirpazione non appena la superficie espiantata raggiunge il 10% della superficie vitata totale del Paese. La superficie totale da estirpare sarà di circa 200.000 ha. La dotazione finanziaria riservata a tale regime scenderà da 430 milioni di euro nel primo anno a 59 milioni di euro nel quinto e ultimo anno. Il premio medio passerà da 7.174 euro/ha il primo anno a 2.938 euro/ha il quinto anno.
Pagamento unico per azienda. Tutte le superfici vitate saranno ammesse a beneficiare di aiuti nell’ambito del regime di pagamento unico e quelle estirpate saranno automaticamente ammesse a tale pagamento, garantendo in questo modo il loro mantenimento in buone condizioni agronomiche e ambientali.
Cessazione delle restrizioni agli impianti. Il sistema dei diritti d’impianto sarà prorogato fino alla fine del periodo transitorio (dicembre 2013) e quindi abolito a partire dal 1° gennaio 2014 per permettere ai produttori competitivi di espandere la propria produzione. La decisione di aumentare la produzione dipenderà dalla capacità dei produttori di vendere il vino che producono.
Pratiche enologiche. La competenza dell’approvazione di nuove pratiche enologiche o della modifica di pratiche esistenti passerà alla Commissione, la quale valuterà le pratiche enologiche ammesse dall’Oiv e le inserirà nell’elenco delle pratiche enologiche ammesse dall’Ue. L’Unione Europea, inoltre, autorizzerà le pratiche ammesse a livello internazionale per la vinificazione di vini da esportare nei rispettivi Paesi di destinazione. Saranno mantenuti il divieto di importazione di mosti da usare per la vinificazione e del taglio di vini europei con vini importati.
Nuove norme di etichettatura (uno dei punti più preoccupanti per il sistema vino italiano n.d.r.). Il concetto di vino di qualità nell’Unione europea si baserà sull’origine geografica (vino di qualità prodotto in regioni determinate). I vini a indicazione geografica si suddivideranno in vini a indicazione geografica protetta e in vini a denominazione di origine protetta. L’etichettatura risponderà alle esigenze dei consumatori in quanto sarà più semplice e permetterà, in particolare, per la prima volta ai vini europei senza indicazione geografica di indicare in etichetta il vitigno e l’annata, in modo da rispondere alla domanda al consumo di vini monovitigno.
Dotazioni finanziarie nazionali. Permetteranno agli Stati membri di adattare le misure alle esigenze locali. Le risorse complessive passeranno da 623 milioni di euro nel 2009 a 830 a partire dal 2015. L’importo a disposizione di ogni Paese sarà calcolato in base alla superficie vitata, alla produzione e alla spesa storica. Le misure a disposizione comprendono: promozione nei Paesi terzi, ristrutturazione e riconversione dei vigneti, aiuto per la vendemmia verde, nuove misure di gestione delle crisi come l’assicurazione contro calamità naturali e la copertura dei costi amministrativi per la costituzione di specifici fondi di mutualizzazione.
Misure di sviluppo rurale. Molte misure contemplate dal regolamento sullo sviluppo rurale potrebbero rivelarsi interessanti per il settore del vino, come ad esempio l’insediamento dei giovani agricoltori, il miglioramento della commercializzazione, la formazione professionale, il sostegno alle organizzazioni di produttori, il sostegno a copertura dei costi supplementari e delle perdite di reddito per la manutenzione dei paesaggi naturali, il prepensionamento. Per permettere l’applicazione di tali misure saranno trasferite risorse alla dotazione dello sviluppo rurale, che passerà da 100 milioni di euro nel 2009 a 400 a partire dal 2014. Questi stanziamenti saranno riservati esclusivamente alle regioni produttrici di vino.
Promozione e informazione. La Commissione intende portare avanti con determinazione una politica di promozione e informazione responsabile, alla quale saranno riservati 120 milioni di euro a partire dalle dotazioni nazionali per le misure di promozione nei Paesi terzi, cofinanziate al 50% dall’Ue.
Protezione dell’ambiente. Ammettere tutte le superfici vitate al regime del pagamento unico significa estendere l’applicazione delle norme ambientali previste dalla condizionalità, la quale si applicherà anche a tutte le superfici estirpate. L’estirpazione, la ristrutturazione dei vigneti e la vendemmia verde saranno subordinate al rispetto di requisiti ambientali minimi e saranno riservate maggiori risorse alle misure agroambientali nell’ambito dello sviluppo rurale.

 

 

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Fabio Piccoli


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