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Nessuna «invasione» di ogm nell’agricoltura
biologica |
Su la Repubblica di mercoledì 20 giugno è uscito con massimo risalto un
articolo del presidente onorario di Slow Food, Carlo Petrini, dall’eloquente
titolo «L’invasione degli Ogm» riferito alla recente approvazione da parte
del Consiglio europeo dello schema del nuovo regolamento inerente alle
produzioni biologiche e, in particolare, all’approvazione di una soglia di
contaminazione accidentale da ogm di queste produzioni pari allo 0,9 %. In
risposta a questo articolo ospitiamo volentieri la lettera aperta inviata a
Petrini dal presidente di FederBio, Paolo Carnemolla.
Caro Carlo,
come molti altri operatori dell’agricoltura biologica italiana ed europea
presenti all’inaugurazione della fiera Biofach 2007 lo scorso febbraio, la
più grande manifestazione mondiale del settore, mi sono emozionato nel
sentire le tue parole, scandite forte e con enfasi davanti ai ministri e
alla commissaria europea all’agricoltura, parafrasando addirittura Kennedy:
«Ich bin ein biobauern». Io sono un agricoltore biologico.
L’emozione era duplice. Per il tuo appello deciso contro gli ogm e per una
scelta politica netta anzitutto dei governanti europei a favore del futuro
del pianeta, ovvero per l’agricoltura biologica, ma anche per l’approdo di
un lungo percorso del movimento da te promosso, lo Slow Food, verso
un’agricoltura capace non solo di produrre alimenti buoni ma anche sani e
giusti. Saperti poi in prima linea nella formazione del Partito Democratico
ha confortato me e molti altri sulla possibilità che questo percorso
contamini anche la politica italiana, così bisognosa di contenuti
all’altezza delle sfide del tempo che viviamo. È quindi con stupore che ho
letto alcuni passaggi del tuo articolo su la Repubblica, consapevole dello
smarrimento che possono aver provocato nei confronti dei tanti consumatori
che sempre più numerosi si orientano verso i prodotti dell’agricoltura
biologica italiana anche grazie alla tua instancabile testimonianza.
Siamo infatti il principale Paese produttore in Europa e le nostre 50.000
imprese, assieme a tutti i protagonisti del settore e agli enti di
certificazione autorizzati dal Ministero agricolo, rischiano di essere
travolte da un’informazione che non corrisponde alla verità dei fatti.
Il nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica non apre agli ogm,
il cui impiego in ogni fase del processo di coltivazione, allevamento e
preparazione rimane severamente vietato. Il biologico rimane dunque l’unico
sistema di agricoltura e di allevamento in Europa che abbia norme così
severe. Un divieto simile non vige, ad esempio, per le produzioni tipiche
che pure sono un patrimonio così importante per il nostro made in Italy
alimentare e che ormai da anni sono interessate da un uso massiccio di
alimenti ogm per il bestiame (soia e mais) di cui nessuno scrive o dibatte.
È vero, per la prima volta dal 1991 l’Unione Europea ha definito una soglia
per poter distinguere una contaminazione accidentale, dunque un fatto
eccezionale, da una presenza voluta e stabile di ogm nei prodotti biologici,
esattamente come da anni esiste per gli alimenti convenzionali e tipici.
Appunto perché esiste un divieto d’impiego, esiste la necessità di
regolamentare quelle contaminazioni che accadono come fatto eccezionale e il
limite stabilito, lo 0,9%, non significa che saranno ammesse presenze anche
assai più contenute se non sarà provata l’inevitabilità del fatto.
Purtroppo l’agricoltura biologica non si fa solo sotto serra o in cima a
montagne incontaminate, ma è anch’essa vittima di una diffusione di prodotti
ogm nelle filiere zootecniche e alimentari che non possiamo, come settore
che rappresenta attualmente solo il 9% dell’agricoltura italiana, arrestare
da soli. E non avrebbe nemmeno senso smettere di fare agricoltura biologica
in Italia in attesa che la battaglia epocale contro gli ogm e la coesistenza
obbligatoria venga vinta. Se mai lo sarà.
Gli organismi di certificazione del biologico italiano dal 2003 si sono
autoregolamentati per non certificare prodotti che abbiano una presenza
anche accidentale di ogm superiore al limite tecnico di rilevabilità dello
0,1%, verificando comunque e sempre l’accidentalità dell’evento.
Tutto ciò senza che alcuna autorità pubblica fino a oggi appoggiasse questa
decisione e affrontando anche in prima persona responsabilità e vertenze di
natura legale.
Per questo è ingiusto accusare il sistema di certificazione nazionale di
indifferenza o addirittura di complicità con i nemici del settore.
Hai ragione, tuttavia, la battaglia non possiamo vincerla solo in Italia,
perché vogliamo essere cittadini di un’Europa che sia libera dagli ogm e
dove l’agricoltura biologica che non li usa sia sempre più diffusa e per
questo saremo ancora al tuo fianco. Ma perché questo accada c’è anzitutto
bisogno che il biologico italiano non venga ucciso da poca informazione e
troppo amore.
Con stima e affetto
Paolo Carnemolla
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