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Ma dov'è finita l'acqua? |
Intervista al presidente dell’Anbi Massimo Gargano
L’estate è appena cominciata ma già si
parla di emergenza idrica per l’agricoltura, nonostante l’andamento
climatico dell’inverno e della primavera non sia stato particolarmente
siccitoso. Il problema principale sembra risiedere in una gestione non
corretta della risorsa acqua, a cominciare dai bacini idroelettrici montani
Che fine ha fatto l’acqua? La domanda sorge spontanea
sentendo le notizie che arrivano in questi giorni dal Nord Italia, tutte
concordi nel parlare di spettro siccità alle porte, e confrontandole con
quanto si diceva fino a poche settimane fa, e cioè che la stagione estiva si
presentava abbastanza tranquilla.
D’altra parte tutti abbiamo visto che l’inverno è stato molto nevoso e la
primavera ha portato piogge tutto sommato normali. E allora?
Per cercare di capire qualcosa in più abbiamo sentito il parere di Massimo
Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche.
Presidente Gargano, siamo solo alla metà di giugno e già ci troviamo in
pieno allarme siccità, almeno a sentire i mass media. Qual è la situazione
reale secondo l’Anbi?
Attualmente vi sono gravi preoccupazioni per l’irrigazione nel bacino
padano. C’è stato un preoccupante abbassamento delle portate del Po proprio
quando, a causa dell’assenza di precipitazioni, delle elevate temperature e
del vento era necessario poter irrigare in abbondanza. Si spera in qualche
precipitazione già questa settimana. Il problema più grave è, nel delta del
Po, la risalita del mare a causa dell’abbassamento della falda.
Non più tardi di un mese fa l’Anbi parlava di situazione tranquilla
sostenendo che «non dovrebbero nutrirsi preoccupazioni per la disponibilità
di acqua per l’agricoltura». Cosa è successo negli ultimi 30 giorni per far
cambiare le cose in questo modo?
A creare la situazione di crisi hanno concorso vari elementi. Tra fine
maggio e inizio giugno si è avuto un cospicuo abbassamento delle temperature
in quota (oltre 5 °C rispetto alle medie stagionali) che ha bloccato lo
scioglimento delle nevi. I gestori dei bacini idroelettrici montani non
hanno «turbinato», salvaguardando e incrementando la risorsa idrica
invasata. Il vento e le alte temperature hanno contribuito ad accelerare le
perdite per evapotraspirazione, riducendo nel contempo la capacità di
ritenzione idrica dei terreni
Al di là dell’andamento meteorologico, quali provvedimenti si possono
realisticamente prendere per non arrivare a una vera emergenza?
Ritengo che per il Po la Cabina di regia presso l’Autorità di bacino,
nonché analoghe sedi di coordinamento presso le altre Autorità di bacino,
debbano diventare uno strumento permanente, con periodiche riunioni, in modo
da contemperare al meglio i diversi interessi dei vari settori, utilizzando
la risorsa idrica disponibile. È necessario che l’acqua non sia esclusivo
patrimonio dei gestori dei bacini idroelettrici, anche tenendo conto delle
priorità fissate dalla legge, che pone l’uso agricolo dell’acqua al secondo
posto dopo quello umano.
Al di là dell’emergenza occorre peraltro procedere alla realizzazione del
Piano irriguo nazionale per gli ammodernamenti e l’adeguamento degli
impianti irrigui nonché per la realizzazione di nuove infrastrutture, anche
non invasive, per raccogliere l’acqua (piccoli bacini, casse di espansione,
ecc.). Devono essere superati gli ostacoli procedurali che hanno bloccato la
realizzazione dei progetti esecutivi e cantierabili, che hanno già
conseguito tutte le approvazioni e per i quali sono già state destinate e
impegnate specifiche risorse finanziarie.
Chi deve farsi carico di vigilare per una corretta gestione della risorsa
acqua a monte dei grandi fiumi e dei laghi del Nord Italia?
È senz’altro un problema di norme e di competenze: lo Stato, le Autorità
di bacino, le Regioni e, in caso di emergenza, la Protezione civile. Ma è
anche, e soprattutto, un problema culturale. È necessario che da parte di
tutti i soggetti interessati vi sia un atteggiamento diverso, teso a
preservare la risorsa idrica, che è un bene «finito». I comportamenti di
tutti i soggetti interessati dovrebbero, quindi, essere sempre virtuosi,
aldilà della eventualità che possa presentarsi un periodo di crisi.
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