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I valori dell'agricoltura moderna |
Qualità dei prodotti come strada per ridurre i costi della politica
sanitaria; attività che gestisce in modo efficiente l’ambiente e alimenta il
turismo: questo è l’agricoltura di oggi e questo va fatto comprendere
all’opinione pubblica per giustificare i sostegni che l’Unione Europea
concede al settore
L' Europa spende circa due dollari al giorno per ogni vacca, mentre ci
sono al mondo più di tre miliardi di persone che vivono con tale cifra. Non
è solo uno slogan un po’ provocatorio ma un segnale che il mondo agricolo
farebbe bene a non sottovalutare. Rappresenta, infatti, una delle
manifestazioni del crescente fastidio che la politica agricola sta
provocando presso l’opinione pubblica. Vi è sottintesa l’idea che al settore
agricolo siano destinate risorse eccessive. Questo in conseguenza di una
politica agricola inefficiente, fonte di ingenti sprechi, che premia gli
agricoltori più ricchi, penalizza i consumatori, frena la crescita nei Paesi
in via di sviluppo.
A sostegno di quest’ultimo giudizio, in alcuni casi, vengono portati altri
dati. Ad esempio, in Italia il sostegno pubblico complessivo al settore
agricolo – cioè gli interventi diretti e il sostegno dei prezzi – supera il
valore della produzione, o ancora il fatto che il livello del sostegno
all’agricoltura sia nell’Unione Europea molto più alto che negli altri Paesi
compresi gli Stati Uniti.
Dato tale quadro, la soluzione proposta non può che essere quella di una
drastica riduzione delle forme di sostegno all’attività agricola
accompagnata da una completa liberalizzazione del commercio dei prodotti
agricoli.
Ci si può chiedere, tuttavia, se sia effettivamente così. In effetti i dati
sopra richiamati sottovalutano due aspetti importanti dell’attività
agricola. Il primo relativo alla qualità dei prodotti, il secondo
concernente i rapporti con l’ambiente. Tali due aspetti sono frequentemente,
anche se non sempre, collegati fra loro.
La qualità dei prodotti va valutata non solo in relazione agli aspetti
commerciali, ma anche come una delle strade per ridurre i costi della
politica sanitaria. Non vi sono, in proposito, indagini sufficientemente
estese, ma una serie di indizi fa ritenere che il consumo di prodotti
alimentari di qualità elevata porti, in termini di salute, benefici molto
elevati.
L’agricoltura rappresenta, inoltre, la modalità più efficiente che
attualmente si conosca per gestire l’ambiente. Anche in questo caso mancano
indagini di ordine generale, tuttavia alcune indicazioni interessanti
possono venire da ricerche puntuali. Così, ad esempio, una recente indagine
condotta su una malga delle Prealpi ha evidenziato che il valore della
produzione in una stagione è stato pari a circa 13.000 euro di cui circa
9.000 derivanti da sostegno pubblico (diretto e indiretto). Sarebbe così
confermato l’eccessivo sostegno garantito all’attività agricola.
Tuttavia è stato anche possibile calcolare che nella medesima stagione
l’attività di pascolo della malga considerata ha prodotto benefici
paesaggistico-ambientali per 23.000 euro. In conclusione, quindi, non sono i
consumatori e i contribuenti che finanziano l’attività della malga, ma i
pastori che prestano un servizio all’intera società. Servizio che viene solo
parzialmente compensato attraverso il sostegno pubblico all’attività
agricola.
Va da sé che una valutazione complessiva dei benefici associati a
determinate modalità di gestione del settore agricolo richiederebbe indagini
a oggi non disponibili. Ciò che appare, comunque, chiaro è la necessità di
non limitarsi ad applicare al settore schemi di analisi economica e di
interpretazione culturale che non appaiono più adeguati.
Non si tratta, quindi, di rivendicare questa o quella provvidenza, l’aumento
del sostegno a una coltura piuttosto che a un’altra, l’inclusione di alcune
particolarità nei negoziati Wto. Si tratta piuttosto di partire da una più
approfondita conoscenza della realtà che tenga conto non solo degli aspetti
di mercato, ma anche di quelli non di mercato della produzione agricola, per
rifondare su basi nuove la politica del settore.
In questa direzione c’è in primo luogo un problema culturale, di visione del
mondo, di capacità di interpretazione della realtà complessa in cui viviamo.
Ritengo che le diverse componenti del mondo agricolo non si siano impegnate
a sufficienza in tale direzione essendosi limitate, nella maggior parte dei
casi, a inseguire rivendicazioni spicciole. È necessario, quindi, con
urgenza uno sforzo generale in tale direzione. In effetti, se non si
riescono a spiegare all’opinione pubblica le motivazioni profonde della
specificità dell’agricoltura, sarà estremamente difficile che forme di
sostegno paragonabili a quelle attuali possano durare ancora a lungo.
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