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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
26
 22-29 Giu.

  2006
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Editoriale

I valori dell'agricoltura moderna
Geremia Gois

Qualità dei prodotti come strada per ridurre i costi della politica sanitaria; attività che gestisce in modo efficiente l’ambiente e alimenta il turismo: questo è l’agricoltura di oggi e questo va fatto comprendere all’opinione pubblica per giustificare i sostegni che l’Unione Europea concede al settore

L' Europa spende circa due dollari al giorno per ogni vacca, mentre ci sono al mondo più di tre miliardi di persone che vivono con tale cifra. Non è solo uno slogan un po’ provocatorio ma un segnale che il mondo agricolo farebbe bene a non sottovalutare. Rappresenta, infatti, una delle manifestazioni del crescente fastidio che la politica agricola sta provocando presso l’opinione pubblica. Vi è sottintesa l’idea che al settore agricolo siano destinate risorse eccessive. Questo in conseguenza di una politica agricola inefficiente, fonte di ingenti sprechi, che premia gli agricoltori più ricchi, penalizza i consumatori, frena la crescita nei Paesi in via di sviluppo.
A sostegno di quest’ultimo giudizio, in alcuni casi, vengono portati altri dati. Ad esempio, in Italia il sostegno pubblico complessivo al settore agricolo – cioè gli interventi diretti e il sostegno dei prezzi – supera il valore della produzione, o ancora il fatto che il livello del sostegno all’agricoltura sia nell’Unione Europea molto più alto che negli altri Paesi compresi gli Stati Uniti.
Dato tale quadro, la soluzione proposta non può che essere quella di una drastica riduzione delle forme di sostegno all’attività agricola accompagnata da una completa liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli.
Ci si può chiedere, tuttavia, se sia effettivamente così. In effetti i dati sopra richiamati sottovalutano due aspetti importanti dell’attività agricola. Il primo relativo alla qualità dei prodotti, il secondo concernente i rapporti con l’ambiente. Tali due aspetti sono frequentemente, anche se non sempre, collegati fra loro.
La qualità dei prodotti va valutata non solo in relazione agli aspetti commerciali, ma anche come una delle strade per ridurre i costi della politica sanitaria. Non vi sono, in proposito, indagini sufficientemente estese, ma una serie di indizi fa ritenere che il consumo di prodotti alimentari di qualità elevata porti, in termini di salute, benefici molto elevati.
L’agricoltura rappresenta, inoltre, la modalità più efficiente che attualmente si conosca per gestire l’ambiente. Anche in questo caso mancano indagini di ordine generale, tuttavia alcune indicazioni interessanti possono venire da ricerche puntuali. Così, ad esempio, una recente indagine condotta su una malga delle Prealpi ha evidenziato che il valore della produzione in una stagione è stato pari a circa 13.000 euro di cui circa 9.000 derivanti da sostegno pubblico (diretto e indiretto). Sarebbe così confermato l’eccessivo sostegno garantito all’attività agricola.
Tuttavia è stato anche possibile calcolare che nella medesima stagione l’attività di pascolo della malga considerata ha prodotto benefici paesaggistico-ambientali per 23.000 euro. In conclusione, quindi, non sono i consumatori e i contribuenti che finanziano l’attività della malga, ma i pastori che prestano un servizio all’intera società. Servizio che viene solo parzialmente compensato attraverso il sostegno pubblico all’attività agricola.
Va da sé che una valutazione complessiva dei benefici associati a determinate modalità di gestione del settore agricolo richiederebbe indagini a oggi non disponibili. Ciò che appare, comunque, chiaro è la necessità di non limitarsi ad applicare al settore schemi di analisi economica e di interpretazione culturale che non appaiono più adeguati.
Non si tratta, quindi, di rivendicare questa o quella provvidenza, l’aumento del sostegno a una coltura piuttosto che a un’altra, l’inclusione di alcune particolarità nei negoziati Wto. Si tratta piuttosto di partire da una più approfondita conoscenza della realtà che tenga conto non solo degli aspetti di mercato, ma anche di quelli non di mercato della produzione agricola, per rifondare su basi nuove la politica del settore.
In questa direzione c’è in primo luogo un problema culturale, di visione del mondo, di capacità di interpretazione della realtà complessa in cui viviamo. Ritengo che le diverse componenti del mondo agricolo non si siano impegnate a sufficienza in tale direzione essendosi limitate, nella maggior parte dei casi, a inseguire rivendicazioni spicciole. È necessario, quindi, con urgenza uno sforzo generale in tale direzione. In effetti, se non si riescono a spiegare all’opinione pubblica le motivazioni profonde della specificità dell’agricoltura, sarà estremamente difficile che forme di sostegno paragonabili a quelle attuali possano durare ancora a lungo.
 

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