POLITICA |
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Il biologico italiano più forte degli ogm |
I consumatori possono stare tranquilli.
I prodotti biologici italiani non contenevano ogm e continueranno a non
contenerne, indipendentemente dalla fissazione del limite di contaminazione
accidentale allo 0,9%. La proposta di regolamento comprende anche
indicazioni positive.
Lo scorso 12 giugno
il Consiglio dei ministri agricoli dell’Unione Europea ha raggiunto un
accordo politico su un nuovo regolamento inerente alle produzioni
biologiche, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2009 e che solo a partire da
quella data «manderà in pensione» l’attuale regolamento Cee 2092/91. Fra le
varie novità, su cui torneremo più avanti, è balzato all’onore della cronaca
solo il fatto che il Consiglio ha approvato una soglia di contaminazione
accidentale e inevitabile da ogm pari allo 0,9%; la stessa soglia esistente
per i prodotti convenzionali (vedi L’Informatore Agrario n. 24/2007, pag.
10).
Preoccupazioni eccessive
È bastata questa notizia per «dare fuoco alle polveri», ovvero per assistere
alla moltiplicazione di comunicati stampa provenienti dalle associazioni dei
produttori biologici, da quelle ambientaliste, dalle organizzazioni che a
vario titolo si occupano di produzione agricola e da qualsiasi altra sigla
che accampa il diritto-dovere di occuparsi di produzioni biologiche, per
dare l’immagine di un biologico improvvisamente contaminato da ogm.
Televisione, radio e quotidiani a diffusione nazionale hanno ripreso la
notizia amplificandola a dismisura e dando la sensazione all’opinione
pubblica che a partire dal 12 giugno il biologico può contenere ogm e/o loro
derivati.
Nulla di più falso perché la medesima proposta di regolamento vieta
espressamente il ricorso a qualsiasi organismo geneticamente modificato o da
esso derivato così come oggi ne è fatto divieto nell’attuale regolamento Cee
2092/91.
I ministri europei hanno solamente aggiunto una soglia tecnica di
contaminazione accidentale così come la Commissione aveva anticipato nella
decisione Ce n. 556 del 2003, sulla coesistenza fra produzioni ogm-free e
transgeniche, dove aveva previsto che, in assenza di specifiche soglie
definite per le produzioni biologiche nel citato regolamento, si doveva
presumere che anche per queste dovesse valere il limite dello 0,9%. Questo a
testimonianza che la Commissione non ha mai avuto alcun dubbio sul fatto che
anche per i prodotti biologici dovesse valere la stessa soglia di
contaminazione accidentale dei prodotti convenzionali.
Il Consiglio avrebbe potuto trovare l’accordo su una soglia tecnica dello
0,1%? Certamente, avrebbe potuto fare suo il voto che il Parlamento europeo
espresse lo scorso 29 marzo con una schiacciante maggioranza a favore dello
0,1%: 585 voti a favore, 38 astensioni e 35 contrari.
Nonostante questo, però, che rientra nei meccanismi istituzionali degli
organi europei, il biologico italiano è assolutamente esente da ogm, così
come si evince dai comunicati stampa emanati da Federbio. Gli organismi di
certificazione aderenti a quest’ultima, che certificano più del 90% delle
produzioni biologiche nazionali, hanno fin dal 2003 aderito al regolamento
tecnico Sincert n. 16, il quale prevede per le produzioni biologiche una
soglia tecnica di contaminazione accidentale al massimo dello 0,1%, e che i
prodotti che superano detta soglia non possano essere certificati come
biologici; fra l’altro le poche contaminazioni che superano lo 0,1% sono
ascrivibili agli alimenti e ai mangimi per animali che possono essere
contaminati da mais e soia gm.
Su questo versante non abbiamo quindi capito la polemica contro il ministro
Paolo De Castro che, coerentemente con quanto emerso in tutte le sedi
nazionali, ha perorato anche in Consiglio dei ministri europei la posizione
italiana della soglia dello 0,1%, pur non riuscendo a formare una minoranza
di blocco essendosi «sfilata» all’ultimo momento la Polonia ed essendo
rimasti con l’Italia solo Grecia, Belgio e Ungheria.
Probabilmente si sarebbe potuto raggiungere questo risultato se le
associazioni e le coalizioni avessero operato fin dall’inizio per una soglia
tecnica dello 0,1% senza spingere sulla «tolleranza zero», che ha
contribuito a isolarci in sede europea, e avessero portato alla Commissione
una serie di dati storici per testimoniare che il biologico italiano da
sempre e tuttora è nelle condizioni di stare al di sotto dello 0,1%.
Le novità del regolamento
Accanto, però, al tema degli ogm, la proposta di regolamento presenta molte
altre interessanti novità, a cominciare dalla possibilità di disciplinare l’acquacoltura,
la vitivinicoltura, la produzione di alghe e lieviti, che fino a oggi non
erano disciplinati dall’attuale regolamento.
Relativamente alla ristorazione privata e collettiva, gli Stati membri
potranno disciplinare la produzione biologica in attesa di un riesame a
livello europeo nel 2011.
Il logo Ue che contraddistingue i prodotti biologici sarà obbligatorio per i
prodotti di origine comunitaria, mentre sarà facoltativo per i prodotti di
provenienza extracomunitaria, consentendo l’uso di marchi nazionali o
privati; in qualsiasi caso sarà obbligatorio indicare il luogo di
provenienza delle materie prime agricole indicando almeno se tali prodotti
provengono dall’Ue o da Paesi non-Ue o misti.
Potranno essere etichettati come biologici solamente i prodotti che
contengono almeno il 95% di ingredienti biologici sul totale degli
ingredienti di origine agricola, mentre nei prodotti convenzionali che
contengono ingredienti di origine agricola potranno essere indicati nella
lista degli ingredienti quelli che provengono da agricoltura biologica
riportandone la percentuale complessiva sul totale.
Sul versante dell’attività di controllo e certificazione, viene rafforzato
il concetto di controllo basato sul rischio, mantenendo una specifica
attività di certificazione per i prodotti biologici, delegandola a organismi
di controllo accreditati in base alla norma UNI CEI EN 45011, e allineando
l’attività di vigilanza e sorveglianza pubbliche a quanto disposto nell’Ue
per il sistema di controllo vigente per i prodotti agroalimentari e per i
mangimi nel loro complesso.
Queste sono le principali novità contenute nella proposta di regolamento
europeo sul biologico. Novità che possono avere un impatto ben superiore
alla tematica della soglia degli ogm sia a livello di produzione europea che
nazionale, non dimenticando il nostro ruolo di principale Paese produttore
nell’Unione e senza sottovalutare il peso che le produzioni biologiche hanno
nella diffusione del made in Italy nel mondo.
Proprio per questo è bene prestare molta attenzione qualora si ritenga di
legiferare in Italia su una soglia tecnica di contaminazione accidentale più
restrittiva rispetto a quella europea; già nel 2001 abbiamo fatto esperienza
di decreti più restrittivi su alcune condizioni di allevamento che certo non
hanno favorito il decollo delle produzioni animali biologiche.
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