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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
23
 2-8 Giu.

  2006
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Attualità POLITICA

Prezzo delle bietole, si poteva fare di più

Con la riforma dell’ocm, nuove condizioni nel mercato dello zuccheroe bietole,

Il prezzo offerto dall’industria per la campagna 2006 è stato fissato partendo dal presupposto che le quotazioni dello zucchero nell’Ue si attestino attorno al prezzo di riferimento. Prezzi decisamente superiori sono probabili, ma in tal caso gli agricoltori non ne beneficeranno

La prima applicazione della recente riforma della pac nel settore dello zucchero non è stata, fino a questo momento, favorevole ai produttori di barbabietola da zucchero, costretti a sopportare molti sacrifici e a rinunciare a una strenua difesa dei propri interessi.
L’elenco sarebbe lungo. Basta riflettere sull’intenso processo di dimagrimento a cui è stata sottoposta la coltivazione nel giro di pochi mesi: da 250.000 a circa 95.000 ha. Per non dire delle poche risorse finanziarie che i produttori agricoli riusciranno a intercettare per l’applicazione dei piani di ristrutturazione e di riconversione sanciti a Bruxelles, rispetto all’onere che bisogna sopportare per la rinuncia permanente a una coltura fondamentale nell’ambito dell’ordinamento produttivo.
Ma c’è un aspetto di cui si è parlato poco e che merita di essere approfondito, perché potrebbe riservare qualche sorpresa: l’accordo interprofessionale e la determinazione della remunerazione da corrispondere ai bieticoltori per la produzione realizzata nel 2006. Anche in questo caso gli agricoltori avrebbero potuto ottenere di più.
In base all’intesa raggiunta, ai produttori saranno corrisposti 32,86 euro/t di bietola consegnata. A questo importo si aggiungono gli aiuti comunitari, composti dalla componente disaccoppiata (in media circa 320 euro/ha quest’anno) e da alcune voci di aiuti legati alla produzione (contributo nazionale di adattamento, aiuto comunitario transitorio, pagamento supplementare di cui all’articolo 69).
Le attese
Il prezzo di 32,86 euro/t è stato fissato partendo dal presupposto che le quotazioni di mercato nell’Unione Europea per lo zucchero bianco si attestino attorno al prezzo di riferimento, fissato con la nuova organizzazione comune di mercato a 505,50 euro/t per la campagna 2006-2007.
Ma questo è tutto da verificare, perché l’effettiva quotazione potrebbe anche essere superiore a quella di riferimento, soprattutto in un contesto di mercato nel quale a livello internazionale si avverte un sostanziale deficit di offerta e i prezzi sui principali mercati sono ai massimi storici. Gli alti prezzi del petrolio e il forte utilizzo per la produzione di bioetanolo sono alla base della congiuntura favorevole.
Peraltro, va aggiunto che l’Unione Europea è impegnata da questa campagna in un programma di riduzione della produzione, per effetto delle decisioni nazionali sui piani di ristrutturazione (quest’anno l’Italia dimezza la capacità produttiva) e a seguito della misura transitoria intesa a ridurre la produzione nel corso della campagna 2006-2007, introdotta con il regolamento Ce n. 493/2006. Tale disposizione è finalizzata a migliorare l’equilibrio del mercato nella Comunità, evitando di creare nuove scorte di zucchero.
Nella misura in cui l’azione di riequilibrio nel mercato interno dovesse avere successo, è plausibile si verifichi un rialzo dei prezzi dello zucchero, ben al di sopra dei minimi stabiliti dai regolamenti europei.
Il caso del riso
Del resto, esperienze di questo tipo non sono una rarità nella storia dei mercati agricoli dell’Unione Europea. Il caso piuttosto attuale del riso ne è un’evidente testimonianza. La riforma della pac del 2003 ha ridotto del 50% il prezzo di intervento, portandolo a 150 euro/t. Da mesi, con una certa palpabile soddisfazione dei produttori, le quotazioni segnano un livello ben più elevato.
Nel caso dello zucchero, però, c’è una differenza: dove si registrasse un’impennata dei prezzi interni, gli extra profitti non andrebbero a vantaggio della componente agricola della filiera, ma degli industriali saccariferi che, come è stato evidenziato, hanno congelato la remunerazione dei bieticoltori, ancorandola, per l’intera campagna 2006-2007, al prezzo di riferimento minimo fissato nell’ocm.
Nel settore dello zucchero a sperare nella ripresa dei mercati europei non sono gli agricoltori che, come si può dedurre dalle argomentazioni fin qui addotte, non avrebbero nulla da guadagnare, almeno nel breve periodo, ma l’industria. I margini ci sono e sono notevoli.
Con una quotazione indicativa internazionale di 375 euro/t (oggi in effetti sono superiori) e con una tariffa all’importazione di 419 euro/t, il prezzo di entrata dello zucchero bianco nel mercato comunitario è pari a 794 euro/t, con una differenza di ben 288,50 euro rispetto al prezzo di riferimento definito nell’ocm. Qual è il senso del ragionamento che è stato svolto?
Si deve prendere atto che le condizioni di funzionamento del mercato europeo dello zucchero sono mutate alla luce della recente riforma della politica di settore. Ciò esige la necessità di adeguare il sistema fino a oggi impiegato per regolare i rapporti di mercato tra produttori agricoli e industria. In questi mesi, l’attenzione è stata distratta da altri fattori, come l’assegnazione dei diritti disaccoppiati, l’articolo 69, la ristrutturazione del settore. Altri temi di fondamentale importanza per il futuro e per l’equilibrio all’interno del settore sono stati purtroppo finora trascurati.
 

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