POLITICA |
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Prezzo delle bietole, si poteva fare di più |
Con la riforma dell’ocm, nuove condizioni nel mercato
dello zuccheroe bietole,
Il prezzo offerto dall’industria per la campagna 2006 è stato fissato
partendo dal presupposto che le quotazioni dello zucchero nell’Ue si
attestino attorno al prezzo di riferimento. Prezzi decisamente superiori
sono probabili, ma in tal caso gli agricoltori non ne beneficeranno
La prima applicazione della recente riforma della pac nel
settore dello zucchero non è stata, fino a questo momento, favorevole ai
produttori di barbabietola da zucchero, costretti a sopportare molti
sacrifici e a rinunciare a una strenua difesa dei propri interessi.
L’elenco sarebbe lungo. Basta riflettere sull’intenso processo di
dimagrimento a cui è stata sottoposta la coltivazione nel giro di pochi
mesi: da 250.000 a circa 95.000 ha. Per non dire delle poche risorse
finanziarie che i produttori agricoli riusciranno a intercettare per
l’applicazione dei piani di ristrutturazione e di riconversione sanciti a
Bruxelles, rispetto all’onere che bisogna sopportare per la rinuncia
permanente a una coltura fondamentale nell’ambito dell’ordinamento
produttivo.
Ma c’è un aspetto di cui si è parlato poco e che merita di essere
approfondito, perché potrebbe riservare qualche sorpresa: l’accordo
interprofessionale e la determinazione della remunerazione da corrispondere
ai bieticoltori per la produzione realizzata nel 2006. Anche in questo caso
gli agricoltori avrebbero potuto ottenere di più.
In base all’intesa raggiunta, ai produttori saranno corrisposti 32,86 euro/t
di bietola consegnata. A questo importo si aggiungono gli aiuti comunitari,
composti dalla componente disaccoppiata (in media circa 320 euro/ha
quest’anno) e da alcune voci di aiuti legati alla produzione (contributo
nazionale di adattamento, aiuto comunitario transitorio, pagamento
supplementare di cui all’articolo 69).
Le attese
Il prezzo di 32,86 euro/t è stato fissato partendo dal presupposto che le
quotazioni di mercato nell’Unione Europea per lo zucchero bianco si
attestino attorno al prezzo di riferimento, fissato con la nuova
organizzazione comune di mercato a 505,50 euro/t per la campagna 2006-2007.
Ma questo è tutto da verificare, perché l’effettiva quotazione potrebbe
anche essere superiore a quella di riferimento, soprattutto in un contesto
di mercato nel quale a livello internazionale si avverte un sostanziale
deficit di offerta e i prezzi sui principali mercati sono ai massimi
storici. Gli alti prezzi del petrolio e il forte utilizzo per la produzione
di bioetanolo sono alla base della congiuntura favorevole.
Peraltro, va aggiunto che l’Unione Europea è impegnata da questa campagna in
un programma di riduzione della produzione, per effetto delle decisioni
nazionali sui piani di ristrutturazione (quest’anno l’Italia dimezza la
capacità produttiva) e a seguito della misura transitoria intesa a ridurre
la produzione nel corso della campagna 2006-2007, introdotta con il
regolamento Ce n. 493/2006. Tale disposizione è finalizzata a migliorare
l’equilibrio del mercato nella Comunità, evitando di creare nuove scorte di
zucchero.
Nella misura in cui l’azione di riequilibrio nel mercato interno dovesse
avere successo, è plausibile si verifichi un rialzo dei prezzi dello
zucchero, ben al di sopra dei minimi stabiliti dai regolamenti europei.
Il caso del riso
Del resto, esperienze di questo tipo non sono una rarità nella storia dei
mercati agricoli dell’Unione Europea. Il caso piuttosto attuale del riso ne
è un’evidente testimonianza. La riforma della pac del 2003 ha ridotto del
50% il prezzo di intervento, portandolo a 150 euro/t. Da mesi, con una certa
palpabile soddisfazione dei produttori, le quotazioni segnano un livello ben
più elevato.
Nel caso dello zucchero, però, c’è una differenza: dove si registrasse
un’impennata dei prezzi interni, gli extra profitti non andrebbero a
vantaggio della componente agricola della filiera, ma degli industriali
saccariferi che, come è stato evidenziato, hanno congelato la remunerazione
dei bieticoltori, ancorandola, per l’intera campagna 2006-2007, al prezzo di
riferimento minimo fissato nell’ocm.
Nel settore dello zucchero a sperare nella ripresa dei mercati europei non
sono gli agricoltori che, come si può dedurre dalle argomentazioni fin qui
addotte, non avrebbero nulla da guadagnare, almeno nel breve periodo, ma
l’industria. I margini ci sono e sono notevoli.
Con una quotazione indicativa internazionale di 375 euro/t (oggi in effetti
sono superiori) e con una tariffa all’importazione di 419 euro/t, il prezzo
di entrata dello zucchero bianco nel mercato comunitario è pari a 794
euro/t, con una differenza di ben 288,50 euro rispetto al prezzo di
riferimento definito nell’ocm. Qual è il senso del ragionamento che è stato
svolto?
Si deve prendere atto che le condizioni di funzionamento del mercato europeo
dello zucchero sono mutate alla luce della recente riforma della politica di
settore. Ciò esige la necessità di adeguare il sistema fino a oggi impiegato
per regolare i rapporti di mercato tra produttori agricoli e industria. In
questi mesi, l’attenzione è stata distratta da altri fattori, come
l’assegnazione dei diritti disaccoppiati, l’articolo 69, la ristrutturazione
del settore. Altri temi di fondamentale importanza per il futuro e per
l’equilibrio all’interno del settore sono stati purtroppo finora trascurati.
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