|
|
Cresce la domanda di credito agrario |
Il settore agricolo fa registrare da qualche tempo un maggiore ricorso al
credito, le cui ragioni sono molteplici, non ultima il favorevole andamento
dei tassi d’interesse. È importante capire se i finanziamenti verranno
destinati all’impresa o prenderanno altre strade
Malgrado il 2005 sia stato un anno nero per la nostra agricoltura, come
testimoniano i dati della produzione e del reddito del settore
rispettivamente –7,3% e –9,6%, la Banca d’Italia registra un forte
incremento degli impieghi bancari della branca agricoltura, silvicoltura e
pesca, arrivati a 31,4 miliardi, con una crescita sull’anno precedente di
circa l’8%.
Sulla stampa appaiono articoli in cui si cerca di dare ragione a questa
rilevante crescita del credito all’agricoltura, che vanno dalla scoperta di
segnali di ripresa del settore alla nuova strategia delle banche, che
avrebbero riscoperto il settore agricolo all’avvicinarsi delle scadenze di
Basilea II. Credo però che Basilea II non c’entri nulla, perché finora il
livello di informazioni della clientela, soprattutto agricola, sugli
adempimenti richiesti da Basilea II è molto scarso e serve più alle banche
come spauracchio, che come argomento per instaurare un nuovo e più
trasparente sistema di rapporti tra banca e impresa. Certamente
l’avvicinarsi del 2007, anno nel quale dovranno essere applicati gli accordi
di Basilea II, può creare qualche problema al rapporto banca-impresa in
agricoltura dove la larghissima maggioranza delle imprese non dispone di
rilevazioni contabili. L’allargarsi dei rapporti tra sistema del credito e
agricoltura in questa fase deve essere visto perciò positivamente perché,
dopo che con il decreto legislativo n. 385/93, il nuovo Testo unico sul
credito, è stata smantellata la specializzazione del credito agrario, era
necessario che le banche ritornassero a prestare attenzione a un settore che
resta delicato per il Paese.
In questa direzione è assolutamente meritoria l’azione dell’Ismea, che ha
sviluppato alcuni modelli di valutazione del rischio delle aziende agricole
italiane. Non bisogna dimenticare inoltre altri compiti affidati all’Ismea,
che non sono estranei ai recenti incrementi avuti dal credito al settore, in
particolare, del credito agrario quello, per intendersi, disciplinato dagli
articoli 43-46 del Testo unico, vale a dire assistito da cambiale agraria o
da mutuo ipotecario. Nel 2004 è stata incorporata, infatti, nell’Ismea la
Sezione speciale del Fondo interbancario di garanzia e nel 2006 sono passati
all’Istituto, attraverso la Società di gestione fondi per l’agroalimentare (Sgfa)
all’uopo costituita, i compiti di garanzia diretta e sussidiaria sulle
operazioni di credito agrario, ai sensi dell’articolo 43 del Testo unico,
che garantiscono alla banche eroganti una copertura fino al 55% della
possibile perdita.
Ma perché l’agricoltura intesa nell’accezione ampia data dall’articolo 43
(... nonché alle attività connesse e collaterali), a cui ha dato contenuto
la legge di orientamento, ha aumentato in misura così significativa la sua
domanda di credito? Certamente ha concorso la stagione di tassi favorevoli,
per cui sono aumentate soprattutto le operazioni a lungo termine destinate
prevalentemente a investimenti in costruzioni e fabbricati rurali. Queste
comprendono sia investimenti per il rinnovamento di strutture produttive,
soprattutto se effettuate da imprese di tipo cooperativo o associativo, sia
di carattere insediativo. Dall’altra parte le banche hanno dimostrato grande
interesse ad accogliere le richieste di credito del mondo agricolo. Per
prima cosa, dati inoppugnabili hanno smentito le maggiori rischiosità del
credito all’agricoltura. L’andamento del tasso di decadimento dei
finanziamenti per cassa calcolato dalla Banca d’Italia mostra, infatti, una
convergenza del tasso annuo calcolato per agricoltura, silvicoltura e pesca
con quello riferito alla media del totale branche. La riattivazione del
Fondo interbancario di garanzia attraverso l’Ismea ha ridato fiato al
credito agrario, ex articolo 43, che è risalito dal 45,9% del credito
complessivamente concesso al settore nel 2004 al 49,9% nel 2005. Bisogna
aggiungere poi, che anche il sistema dei Consorzi fidi, che si è sviluppato
soprattutto nelle regioni più interessanti per la nostra agricoltura, ha
concorso notevolmente a facilitare l’accesso al credito delle imprese, oltre
a costituire un importante terreno di informazioni quantitative e
qualitative in vista di Basilea II. Non guasta poi che accanto alla capacità
imprenditoriale del richiedente, questi possa aggiungere delle garanzie
reali e, molte volte, sono proprio queste il vero fattore vincente per la
concessione di credito all’agricoltura.
In questi ultimi mesi si è aperta, inoltre, una prospettiva molto
interessante di nuove operazioni per le banche rappresentata dalla
possibilità di smobilizzare i crediti che gli agricoltori vantano nei
confronti dello Stato per l’ammontare di premio unico di cui sono divenuti
titolari. Si tratta di vedere se tali finanziamenti verranno destinati
all’impresa o prenderanno altre strade.
|