POLITICA |
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Prove tecniche di sopravvivenza per la
bieticoltura meridionale |
Lo zuccherificio del molise investe per ammodernare gli impianti.
L’impianto di Termoli, a cui fa capo tutta la produzione di bietole del Sud,
cerca il rilancio ma i problemi restano molti, a cominciare dalla necessità
di reperire altre quote.
Lo
Zuccherificio del Molise di Termoli (Campobasso), ultima tra le imprese
saccarifere rimaste operative nel Sud Italia, punta al rilancio e programma
una ristrutturazione destinata a potenziare una filiera che coinvolge
importanti comprensori agricoli di molte regioni.
Lo fa procedendo a un aumento di capitale di 16 milioni di euro, stabilito
lo scorso aprile, che dovrebbe servire ad aumentare la dotazione
patrimoniale della Società in vista degli investimenti studiati per
ammodernare l’impianto di Termoli, che riceve bietole dai comprensori
molisano, abruzzese e pugliese.
Investimenti, che dovrebbero sommare a circa 35 milioni di euro e che
saranno in parte coperti anche dal finanziamento del «Contratto di programma
Molise agroalimentare», i cui contratti esecutivi sono in fase di
sottoscrizione. Per la parte rimanente provvederà il sistema bancario, oltre
a diverse altre opzioni di finanziamento attualmente allo studio.
Si tratta di cifre importanti, che paiono in controtendenza rispetto al
comportamento di una parte considerevole degli operatori del ramo, in fuga
volontaria dal settore per poter guadagnare gli importanti incentivi
introdotti dalla recente riforma della normativa zucchero, che Bruxelles
vorrebbe ulteriormente arricchire.
Ma la natura pubblica del maggiore azionista di riferimento (la Regione
Molise attraverso l’Ente di sviluppo regionale) e la determinazione
dell’azionista privato (la famiglia Tesi, che opera da due generazioni nel
ramo saccarifero) hanno reso condivisa la scelta, in nome della difesa di
interessi economico-sociali rilevanti.
Sotto il profilo tecnico, il progetto di ristrutturazione dello
zuccherificio di Termoli prevede l’installazione di un’unità cromatografica,
per esaltare i rendimenti industriali e l’estrazione dello zucchero, oltre
all’ampliamento della «casa zucchero», uno dei punti sensibili del processo
di lavorazione delle bietole, per migliorare l’efficienza
energetico-ambientale dell’impianto.
Con questi interventi dovrebbero essere acquisiti livelli di economicità
adeguati, in linea con i parametri tracciati dal Piano di settore
governativo e idonei al mantenimento della produzione e dei profili
occupazionali, oltre che dell’indotto.
La prospettiva di un esito positivo del programma di ristrutturazione è
tuttavia legata ad altri aspetti che vanno attentamente considerati.
Garantire reddito ai bieticoltori
Il primo aspetto riguarda la dotazione di quota dell’impresa, oggi
sottodimensionata rispetto agli standard e, in prospettiva, alla capacità di
produzione della fabbrica. Di fronte a un obiettivo annuo proiettato verso
le 120.000 t, l’impianto di Termoli dispone oggi di un contingente di 84.000
t di zucchero, il che renderà necessario acquisirne altre 30-35.000 in un
contesto nazionale poco incline a favorire trasferimenti di quota tra le
imprese, sia per gli oggettivi vincoli posti dalla disciplina comunitaria in
materia, sia per le inevitabili resistenze da parte degli altri operatori.
Tutti aspetti che non rendono semplice una manovra del Mipaaf volta a
soddisfare l’esigenza dello Zuccherificio del Molise.
Un
altro aspetto nevralgico è costituito dall’approvvigionamento della materia
prima, strettamente legato ai prezzi della bietola. Il calo di questi
ultimi, programmato dalla riforma del settore, non consentirebbe un ritorno
economico sufficiente per una componente significativa delle imprese
agricole, tradizionali fornitrici di materia prima, con la conseguente
insufficienza di prodotto da lavorare. Occorrono pertanto atti correttivi a
scongiurare effetti nefasti proprio in questi anni di lavori in corso per la
ristrutturazione industriale.
Nel 2007 le associazioni bieticole e la società hanno risolto il problema
adottando alcune soluzioni. Infatti, grazie alle economie indotte dalla
riduzione dei contributi comunitari 2005-2006, è stato possibile allargare i
bacini di approvvigionamento, comprendendovi aree (quali Fucino e
Metapontino in testa) inizialmente escluse dalla raccolta dei contratti di
coltivazione per via dell’eccessivo costo del trasporto.
Inoltre, l’utilizzo del plafond degli aiuti nazionali del 2006 per il 2007
(con accordo recepito dal ministro Paolo De Castro) ha consentito di
mantenere il reddito bieticolo di quest’ultima campagna su valori
accettabili. Entrambe le misure non hanno potuto esplicare appieno la loro
efficacia a causa del ritardo con cui si è raggiunta l’intesa di merito.
Il problema si pone ora per il 2008, dove occorre trovare il meccanismo per
stabilizzare il reddito bieticolo sui livelli precedenti. Una necessità
vitale in questa fase di passaggio verso la ristrutturazione, che interessa
peraltro anche il mondo agricolo. Anche per i bieticoltori si impone infatti
un aumento di produttività, attraverso il miglioramento delle tecniche,
dell’organizzazione della filiera e dell’accesso alle risorse idriche.
Aspetto sul quale vi è la convergenza delle due Regioni maggiormente
interessate (Puglia e Molise) verso soluzioni concordate che finalmente
potrebbero risolvere una situazione dove in passato le divisioni hanno
nuociuto gravemente.
Il quadro è complesso. A fianco degli aspetti positivi esistono nodi
difficili ma non insuperabili, per i quali occorre creare un clima di
fiducia che solo un impegno corale tra pubblico e privato, tra Stato e
Regioni, tra operatori agricoli e industriali, potrà sciogliere
compiutamente.
In questo quadro, l’aumento di capitale è sì una condizione indispensabile,
che deve tuttavia essere accompagnata da un processo dove tutti i cosiddetti
«portatori di interesse» siano coinvolti in una cooperazione di intenti
consapevole, guidata dalla regia del ministro De Castro al quale spetta il
delicato compito di coordinare i lavori e di favorire la concertazione di
soluzioni.
Soluzioni che devono essere individuate con grande tempestività. A giugno i
produttori dovranno fare le loro scelte colturali e avranno bisogno di
certezze per poter dire sì alla contrattazione della prossima campagna
bietole 2008.
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