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Calano le scorte, vino su prezzi stabili |
Discreti i flussi di vendita nel 2006
Il mercato interno non è particolarmente brillante e registra un
aumento della concorrenza a opera di nuovi, piccoli operatori. Migliora
l’export su buona parte dei mercati esteri
La primavera ormai inoltrata e l’incipiente fioritura
dell’uva ci inducono a fare il punto sul mercato vinicolo relativamente alla
stagione che sta per concludersi. Com’era logico supporre, la minor
produzione di circa un 10% rispetto alla vendemmia 2004 ha riequilibrato un
po’ il rapporto domanda-offerta e ha contribuito, se non a una ripresa dei
prezzi, almeno a una loro stabilizzazione.
Intendiamoci, non ci sono entusiasmi particolari, ma i sensibili ribassi
generalizzati registrati l’anno scorso hanno fatto guadagnare competitività
alla produzione nazionale. Infatti, il flusso di esportazione è migliorato
su buona parte dei mercati esteri (comunitari ed extracomunitari), facendoci
riguadagnare la leadership in quantità negli Usa e penetrare anche in
mercati dai prezzi bassi quali quelli dell’Est europeo.
Vanno anche ricordate l’accettazione da parte dell’Unione Europea delle
domande di distillazione facoltativa, nonché la concessione all’Italia di
circa 2 milioni di ettolitri di distillazione di crisi per la campagna 2004,
ma distillati a fine 2005. Questi fatti hanno permesso un alleggerimento
delle scorte e lo sviluppo di un mercato a prezzi sostanzialmente stabili
con qualche accenno di ritocco verso l’alto delle quotazioni minime, quali
quelle dei vini da tavola bianchi e rossi a destinazione brick, soprattutto
del nord della Puglia e di Sicilia. Dobbiamo comunque ricordare che le
soglie di prezzo raggiunte nell’estate del 2005 ci hanno fatto tornare
indietro all’inizio degli anni 90, almeno per quanto riguarda i vini da
tavola e alcune igt a nome di vitigno, mentre un po’ meglio si sono difese
le doc, in particolar modo i bianchi e in misura minore i rossi.
Va anche segnalato come il mercato interno non sia particolarmente
brillante, poiché a fronte di un consumo stabile si manifesta un aumento
della concorrenza, fatta di nuovi piccoli operatori che si stanno
continuamente presentando sulla scena, alimentando una competizione già
forte con conseguente riduzione delle marginalità, anche in quella nicchia
di prodotti consumati in wine bar, enoteche e ristoranti.
Mercato stabile
Fatte queste premesse diciamo che nel 2006 il mercato dei vini all’ingrosso
ha vissuto una fase di relativa stabilità, con discreti flussi di vendita un
po’ per tutte le tipologie, con una domanda mai particolarmente attiva, ma
comunque sempre presente, il che ha permesso a produttori e cantine
cooperative di collocare buona parte della produzione, senza trovarsi in
questo periodo a dover effettuare le consuete svendite di fine stagione.
I vini che meglio si sono difesi sono comunque quelli noti e introdotti nei
mercati esteri e quelli che hanno saputo mantenere equilibrio e giusto
rapporto qualità-prezzo nel corso degli anni, quali per esempio il Soave
(vedi grafico), mentre altri, quali Chianti, Amarone, Valpolicella,
Barolo, sono in ripresa dopo i forti ribassi degli ultimi due anni.
Rimangono su posizioni pesanti e con quotazioni basse alcuni vini igt a nome
di vitigno, specie rossi come Cabernet e Merlot ma anche bianchi quali
Chardonnay e Pinot grigio, per il quale il forte aumento dell’offerta
mantiene prezzi compressi nonostante una domanda ancora attiva.
Prospettive
La situazione generale europea non è comunque rassicurante; cio è confermato
dal fatto che la Francia ha già chiesto la distillazione di crisi per 4
milioni di ettolitri (di cui 2 per vini doc), l’Italia ne ha chiesti altri 2
milioni e la sola Spagna non ne ha fatto richiesta, dato che la siccità del
2005 ha causato una riduzione della produzione di circa il 30%.
Si riaffaccia anche l’ipotesi di ripristinare i premi all’estirpazione per
ridurre il vigneto europeo e riportare equilibrio fra domanda e offerta.
Questa politica delle distillazioni non potrà certo durare ancora a lungo,
mentre quella dell’estirpazione porterà solo all’impoverimento del
patrimonio viticolo dei Paesi a maggiore tradizione e storia rispetto agli
incrementi incontrollati che si registrano nel Nuovo Mondo.
Ma torniamo al mercato. La possibilità di chiudere la stagione con le
giacenze di fine luglio inferiori a quelle del 2005 (almeno a livello
europeo) ci porterà all’apertura della nuova campagna con maggior interesse
e vivacità rispetto a quella precedente, anche se l’equilibrio è molto
fragile, legato com’è alle attese per la prossima produzione.
Se le quantità dovessero ritornare ai valori 2004 ci farebbero ripiombare
nel pessimismo e nel mercato bloccato e ribassista di recente memoria (anche
se ormai non c’è più spazio per ulteriori ribassi).
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