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L'Informatore Agrario
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22
 26 Mag.-1 Giu.

  2006
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Attualità POLITICA

Ortofrutta italiana sempre più sana

Calano i «pesticidi nel piatto»

Il rapporto di Legambiente quest’anno riconosce numerosi miglioramenti, ma non rinuncia al terrorismo alimentare che rischia di allontanare il consumatore da frutta e ortaggi

ome ogni anno Legambiente ha presentato il rapporto «Pesticidi nel piatto» che è stato illustrato a Roma il 23 maggio scorso. Prima di analizzare i dati ritengo opportuna qualche considerazione.
Il settore agricolo non può attendere che siano enti privati o associazioni a comunicare per primi informazioni sulla salubrità dei prodotti agroalimentari.
Con il terrorismo alimentare è stato messo in ginocchio un settore come l’allevamento di polli da carne, ma numerose altre azioni causano continui danni a settori particolari.
è significativo l’episodio dei giorni scorsi quando a un telegiornale, con leggerezza e senza alcuna base analitica, è stata data l’informazione che le fragole italiane contengono una elevata quantità di residui di antiparassitari. La notizia è rimbalzata sui quotidiani e tanto è bastato per fare crollare improvvisamente il consumo di fragole italiane, mentre è stranamente rimasto sostenuto il consumo di quelle di provenienza estera (Spagna, Grecia, Turchia e Paesi del Nord Africa) le quali non offrono garanzie migliori, anzi spesso in quei Paesi sono consentiti prodotti da noi vietati da anni. Il danno per i coltivatori è stato enorme.
Le ripetute lezioni ricevute nel passato non sono servite, tant’ è che da 15 anni viene ripetuto il rapporto Pesticidi nel piatto.
È evidente che il modo con cui sono presentati i risultati delle analisi influisce in maniera determinante sulla fiducia del consumatore e tutte le passate comunicazioni del rapporto di Legambiente hanno causato allarmismi sproporzionati rispetto ai rischi reali.
I dati 2006
Lo studio di Legambiente si basa sulle analisi del progetto europeo per il monitoraggio della presenza di residui di agrofarmaci negli alimenti. L’Italia, tramite il ministro per la salute, ha assegnato a ciascuna Regione il compito di analizzare un certo numero di campioni di ortaggi, frutta e prodotti trasformati. Legambiente raccoglie i dati, li elabora e produce il rapporto.
I risultati di quest’anno sono tutti positivi (vedi tabella). Si riducono all’1% i campioni irregolari. Si tratta di un record mai raggiunto in passato (lo scorso anno erano l’1,4%).
Aumentano i campioni nei quali non si è riscontrato nessun residuo. In particolare nel 2005 il 71% dei campioni è risultato esente da residui (era il 66% l’anno precedente).
Si riducono drasticamente (dal 32,3 al 28%) i campioni nei quali è stata riscontrata la presenza di residui di antiparassitari entro i limiti consentiti dalla legge.
Per questo gruppo Legambiente parla di frutta e di ortaggi «contaminati», e l’argomento merita qualche precisazione.
Per ciascun farmaco utilizzato in agricoltura viene definita la «dose giornaliera accettabile», cioè la quantità che può essere assunta da una persona tutti i giorni per tutta la vita senza causare danni alla salute.
La quantità di residui che può essere presente negli alimenti è fissata a un livello tale che il consumatore non possa mai superare nemmeno un centesimo della dose giornaliera accettabile. Malgrado quindi le affermazioni di Legambiente, i campioni con residui entro i limiti di legge sono sicuri per la salute del consumatore.
Nonostante i molti aspetti positivi che emergono dal rapporto, Legambiente non rinuncia al terrorismo alimentare: agita casi critici di intossicazioni di bambini ed elenca gli effetti che alcune sostanze attive ammesse in agricoltura possono avere sulla salute umana nel caso siano assunte in dosi tali da divenire tossiche. Ma ben sappiamo che è la dose a fare il veleno e l’importante è conoscerne i livelli di tossicità e mettere in atto gli strumenti perché questi non siano superati.
In ogni caso lo stesso Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, ha dovuto riconoscere «il miglioramento, anche se lieve, delle analisi a dimostrazione della aumentata sensibilità delle istituzioni, dei consumatori e degli operatori. Ciò è avvenuto – ha tenuto a sottolineare – anche grazie alle insistenti denunce dei rapporti di Legambiente».
Le reazioni del settore agricolo
Le associazioni di categoria degli agricoltori hanno appreso da Legambiente lo stato della salubrità dei prodotti ortofrutticoli e quindi hanno prontamente utilizzato il rapporto pesticidi per promuovere i pregi del prodotto ortofrutticolo italiano. Avremmo preferito che fossero loro stesse ad elaborare il rapporto e a comunicarlo ai consumatori con i giusti toni.
Stupisce invece che Unaproa (Unione nazionale tra le organizzazioni di produttori ortofrutticoli agrumari e di frutta in guscio, l’associazione che dovrebbe rappresentare l’intero settore) non si sia sentita in dovere di esprimere propri giudizi e commenti al rapporto di Legambiente.
Meraviglia anche che il Ministero della salute, quest’anno come negli anni passati, non abbia sentito la necessità di controbattere le affermazioni allarmistiche di Legambiente. Il neoministro delle politiche agricole Paolo De Castro ha voluto aggiungere al proprio Ministero la parola «alimentare»: chissà che anche sul piano della comunicazione governativa qualche cosa possa migliorare.

 

Sommario rivista Giovanni Rizzotti


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