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Ortofrutta italiana sempre più sana |
Calano i «pesticidi nel piatto»
Il rapporto di Legambiente quest’anno riconosce numerosi miglioramenti,
ma non rinuncia al terrorismo alimentare che rischia di allontanare il
consumatore da frutta e ortaggi
ome ogni anno Legambiente ha presentato il rapporto
«Pesticidi nel piatto» che è stato illustrato a Roma il 23 maggio scorso.
Prima di analizzare i dati ritengo opportuna qualche considerazione.
Il settore agricolo non può attendere che siano enti privati o associazioni
a comunicare per primi informazioni sulla salubrità dei prodotti
agroalimentari.
Con il terrorismo alimentare è stato messo in ginocchio un settore come
l’allevamento di polli da carne, ma numerose altre azioni causano continui
danni a settori particolari.
è significativo l’episodio dei giorni scorsi quando a un telegiornale, con
leggerezza e senza alcuna base analitica, è stata data l’informazione che le
fragole italiane contengono una elevata quantità di residui di
antiparassitari. La notizia è rimbalzata sui quotidiani e tanto è bastato
per fare crollare improvvisamente il consumo di fragole italiane, mentre è
stranamente rimasto sostenuto il consumo di quelle di provenienza estera
(Spagna, Grecia, Turchia e Paesi del Nord Africa) le quali non offrono
garanzie migliori, anzi spesso in quei Paesi sono consentiti prodotti da noi
vietati da anni. Il danno per i coltivatori è stato enorme.
Le ripetute lezioni ricevute nel passato non sono servite, tant’ è che da 15
anni viene ripetuto il rapporto Pesticidi nel piatto.
È evidente che il modo con cui sono presentati i risultati delle analisi
influisce in maniera determinante sulla fiducia del consumatore e tutte le
passate comunicazioni del rapporto di Legambiente hanno causato allarmismi
sproporzionati rispetto ai rischi reali.
I dati 2006
Lo studio di Legambiente si basa sulle analisi del progetto europeo per il
monitoraggio della presenza di residui di agrofarmaci negli alimenti.
L’Italia, tramite il ministro per la salute, ha assegnato a ciascuna Regione
il compito di analizzare un certo numero di campioni di ortaggi, frutta e
prodotti trasformati. Legambiente raccoglie i dati, li elabora e produce il
rapporto.
I risultati di quest’anno sono tutti positivi (vedi tabella). Si
riducono all’1% i campioni irregolari. Si tratta di un record mai raggiunto
in passato (lo scorso anno erano l’1,4%).
Aumentano i campioni nei quali non si è riscontrato nessun residuo. In
particolare nel 2005 il 71% dei campioni è risultato esente da residui (era
il 66% l’anno precedente).
Si riducono drasticamente (dal 32,3 al 28%) i campioni nei quali è stata
riscontrata la presenza di residui di antiparassitari entro i limiti
consentiti dalla legge.
Per questo gruppo Legambiente parla di frutta e di ortaggi «contaminati», e
l’argomento merita qualche precisazione.
Per ciascun farmaco utilizzato in agricoltura viene definita la «dose
giornaliera accettabile», cioè la quantità che può essere assunta da una
persona tutti i giorni per tutta la vita senza causare danni alla salute.
La quantità di residui che può essere presente negli alimenti è fissata a un
livello tale che il consumatore non possa mai superare nemmeno un centesimo
della dose giornaliera accettabile. Malgrado quindi le affermazioni di
Legambiente, i campioni con residui entro i limiti di legge sono sicuri per
la salute del consumatore.
Nonostante i molti aspetti positivi che emergono dal rapporto, Legambiente
non rinuncia al terrorismo alimentare: agita casi critici di intossicazioni
di bambini ed elenca gli effetti che alcune sostanze attive ammesse in
agricoltura possono avere sulla salute umana nel caso siano assunte in dosi
tali da divenire tossiche. Ma ben sappiamo che è la dose a fare il veleno e
l’importante è conoscerne i livelli di tossicità e mettere in atto gli
strumenti perché questi non siano superati.
In ogni caso lo stesso Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente,
ha dovuto riconoscere «il miglioramento, anche se lieve, delle analisi a
dimostrazione della aumentata sensibilità delle istituzioni, dei consumatori
e degli operatori. Ciò è avvenuto – ha tenuto a sottolineare – anche grazie
alle insistenti denunce dei rapporti di Legambiente».
Le reazioni del settore agricolo
Le associazioni di categoria degli agricoltori hanno appreso da Legambiente
lo stato della salubrità dei prodotti ortofrutticoli e quindi hanno
prontamente utilizzato il rapporto pesticidi per promuovere i pregi del
prodotto ortofrutticolo italiano. Avremmo preferito che fossero loro stesse
ad elaborare il rapporto e a comunicarlo ai consumatori con i giusti toni.
Stupisce invece che Unaproa (Unione nazionale tra le organizzazioni di
produttori ortofrutticoli agrumari e di frutta in guscio, l’associazione che
dovrebbe rappresentare l’intero settore) non si sia sentita in dovere di
esprimere propri giudizi e commenti al rapporto di Legambiente.
Meraviglia anche che il Ministero della salute, quest’anno come negli anni
passati, non abbia sentito la necessità di controbattere le affermazioni
allarmistiche di Legambiente. Il neoministro delle politiche agricole Paolo
De Castro ha voluto aggiungere al proprio Ministero la parola «alimentare»:
chissà che anche sul piano della comunicazione governativa qualche cosa
possa migliorare.
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