POLITICA |
|
Nel piatto degli italiani l’ortofrutta è sicura |
Il rapporto 2007 di legambiente:
la percentuale di campioni irregolari resta stabile all’1,3%,la più bassa in
Europa, mentre aumentano i campioni senza residui e calano quelli regolari
ma con più di un residuo.
Se voi faceste un controllo sulla salubrità di frutta e verdura e i numeri
dicessero che il 98,7% dei campioni è regolare, contro l’1,3% fuori norma,
che conclusioni generali ne ricavereste? La logica direbbe che il commento
più ovvio dovrebbe essere «l’ortofrutta italiana è sicura quasi al 100%».
Invece Legambiente ha titolato il comunicato sui controlli effettuati nel
2007 «Quasi metà della frutta contaminata, mele e uva le più inquinate».
Questione di punti di vista, evidentemente.
Ma procediamo con ordine: martedì 22 maggio Legambiente ha presentato a Roma
i risultati del rapporto «Pesticidi nel piatto 2007», che analizza la
presenza di residui di prodotti chimici su frutta e verdura sulla base dei
dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali relativi alle
analisi condotte nell’anno 2006.
I campioni analizzati sono stati 10.493, il 13% in più rispetto a quelli
considerati l’anno precedente. Da segnalare, peraltro, che anche in questa
occasione il comportamento delle diverse Regioni è notevolmente difforme:
c’è chi si impegna seriamente e chi invece latita, come nel caso del Molise,
che non ha effettuato alcuna analisi.
Al di là dei risultati, questo è un aspetto della questione che dovrebbe
spingere le autorità preposte a intervenire affinché nel quadro delle
garanzie fornite al consumatore non ci siano buchi neri ingiustificati.
Meglio la verdura della frutta
I risultati dell’indagine sono sintetizzati in tabella ma è bene mettere in
evidenza alcuni aspetti che nei commenti di Legambiente sono messi invece in
secondo piano, se non in terzo. Complessivamente i campioni con residui
oltre i limiti di legge sono l’1,3%, la stessa percentuale dello scorso
anno, quelli regolari senza alcun residuo aumentano, seppur leggermente, dal
70,7 al 71,55%, mentre quelli regolari ma con più di un residuo presente
calano dell’1,7%.
La frutta, come già lo scorso anno, risulta meno «pulita» rispetto alla
verdura, con l’1,7% di campioni irregolari, comunque in calo rispetto al 2%
del rapporto 2006.
A fronte di questi numeri gli estensori del rapporto hanno scelto di dare
una lettura preoccupata, iniziando il comunicato con la seguente frase: « È
la frutta la regina dei fitofarmaci, più “inquinata” rispetto alle verdure.
Solo la metà dei campioni di frutta (54%) è infatti esente da residui di
pesticidi, mentre i campioni decisamente irregolari si attestano sull’1,7%».
Non c’è quindi da stupirsi se su giornali e televisione il messaggio che
«passa» è questo e non la pressoché totale sicurezza dell’ortofrutta
italiana.
Nel commento al rapporto, Legambiente punta molto l’attenzione sulla
questione del multiresiduo, cioè la presenza contemporanea, pur entro i
limiti di legge, di più sostanze attive su uno stesso prodotto. Così, tra i
campioni regolari, si segnala una fragola analizzata in Sicilia che detiene
il record di sostanze ritrovate con ben 8 sostanze attive.
Ancora la Sicilia registra un campione di pere con 7 sostanze presenti,
mentre l’Arpa Campania segnala 5 residui contemporaneamente in un campione
di limoni di Sorrento, mele, pesche, zucchine e vino. In Emilia-Romagna
spiccano 25 campioni di pere tutte con più di 5 residui contemporaneamente.
Italia leader nella sicurezza
I dati del rapporto di Legambiente sono commentati positivamente dal mondo
agricolo, a cominciare da Coldiretti, secondo la quale «il record a livello
comunitario del 98,7% di campioni regolari, con residui al di sotto dei
limiti di legge, riconosce che il made in Italy a tavola è sempre più sano e
che non bisogna quindi cadere nella trappola degli ingiustificati allarmismi
che rischiano di provocare crolli nei consumi di frutta e verdura essenziali
per la salute».
La Coldiretti sottolinea anche il primato italiano nella qualità e sicurezza
alimentare, con un’irregolarità dell’1,3% che è di tre volte inferiore a
quella registrata in Spagna, di tre volte e mezzo a quella in Francia e
quasi sei volte a quella rilevata in Olanda. Un risultato ottenuto grazie
all’impegno degli imprenditori agricoli – sottolinea Coldiretti – per la
progressiva diminuzione nell’utilizzo di fitofarmaci tossici, che è più che
dimezzato negli ultimi dieci anni secondo l’Istat, per la crescita
esponenziale di sistemi di coltivazione ecocompatibili per i quali l’Italia
ha il record nella capacità di utilizzo delle risorse comunitarie e per la
leadership in Europa conquistata nel biologico con oltre 1 milione di ettari
coltivati».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Cia e Confagricoltura: quest’ultima
sottolinea che «non serve generare nei consumatori dubbi sulla qualità dell’ortofrutta
italiana con una lettura parziale dei dati che mette in evidenza solo gli
aspetti negativi. Creare allarmismi ingiustificati attraverso gli organi di
informazione ha come unico risultato la diminuzione dei consumi».
|