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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
21
 25 - 31 Mag.

  2007
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Attualità POLITICA

Nel piatto degli italiani l’ortofrutta è sicura

Il rapporto 2007 di legambiente:
la percentuale di campioni irregolari resta stabile all’1,3%,la più bassa in Europa, mentre aumentano i campioni senza residui e calano quelli regolari ma con più di un residuo.


Se voi faceste un controllo sulla salubrità di frutta e verdura e i numeri dicessero che il 98,7% dei campioni è regolare, contro l’1,3% fuori norma, che conclusioni generali ne ricavereste? La logica direbbe che il commento più ovvio dovrebbe essere «l’ortofrutta italiana è sicura quasi al 100%». Invece Legambiente ha titolato il comunicato sui controlli effettuati nel 2007 «Quasi metà della frutta contaminata, mele e uva le più inquinate».
Questione di punti di vista, evidentemente.
Ma procediamo con ordine: martedì 22 maggio Legambiente ha presentato a Roma i risultati del rapporto «Pesticidi nel piatto 2007», che analizza la presenza di residui di prodotti chimici su frutta e verdura sulla base dei dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali relativi alle analisi condotte nell’anno 2006.
I campioni analizzati sono stati 10.493, il 13% in più rispetto a quelli considerati l’anno precedente. Da segnalare, peraltro, che anche in questa occasione il comportamento delle diverse Regioni è notevolmente difforme: c’è chi si impegna seriamente e chi invece latita, come nel caso del Molise, che non ha effettuato alcuna analisi.
Al di là dei risultati, questo è un aspetto della questione che dovrebbe spingere le autorità preposte a intervenire affinché nel quadro delle garanzie fornite al consumatore non ci siano buchi neri ingiustificati.

Meglio la verdura della frutta
I risultati dell’indagine sono sintetizzati in tabella ma è bene mettere in evidenza alcuni aspetti che nei commenti di Legambiente sono messi invece in secondo piano, se non in terzo. Complessivamente i campioni con residui oltre i limiti di legge sono l’1,3%, la stessa percentuale dello scorso anno, quelli regolari senza alcun residuo aumentano, seppur leggermente, dal 70,7 al 71,55%, mentre quelli regolari ma con più di un residuo presente calano dell’1,7%.
La frutta, come già lo scorso anno, risulta meno «pulita» rispetto alla verdura, con l’1,7% di campioni irregolari, comunque in calo rispetto al 2% del rapporto 2006.
A fronte di questi numeri gli estensori del rapporto hanno scelto di dare una lettura preoccupata, iniziando il comunicato con la seguente frase: « È la frutta la regina dei fitofarmaci, più “inquinata” rispetto alle verdure. Solo la metà dei campioni di frutta (54%) è infatti esente da residui di pesticidi, mentre i campioni decisamente irregolari si attestano sull’1,7%».
Non c’è quindi da stupirsi se su giornali e televisione il messaggio che «passa» è questo e non la pressoché totale sicurezza dell’ortofrutta italiana.
Nel commento al rapporto, Legambiente punta molto l’attenzione sulla questione del multiresiduo, cioè la presenza contemporanea, pur entro i limiti di legge, di più sostanze attive su uno stesso prodotto. Così, tra i campioni regolari, si segnala una fragola analizzata in Sicilia che detiene il record di sostanze ritrovate con ben 8 sostanze attive.
Ancora la Sicilia registra un campione di pere con 7 sostanze presenti, mentre l’Arpa Campania segnala 5 residui contemporaneamente in un campione di limoni di Sorrento, mele, pesche, zucchine e vino. In Emilia-Romagna spiccano 25 campioni di pere tutte con più di 5 residui contemporaneamente.

Italia leader nella sicurezza
I dati del rapporto di Legambiente sono commentati positivamente dal mondo agricolo, a cominciare da Coldiretti, secondo la quale «il record a livello comunitario del 98,7% di campioni regolari, con residui al di sotto dei limiti di legge, riconosce che il made in Italy a tavola è sempre più sano e che non bisogna quindi cadere nella trappola degli ingiustificati allarmismi che rischiano di provocare crolli nei consumi di frutta e verdura essenziali per la salute».
La Coldiretti sottolinea anche il primato italiano nella qualità e sicurezza alimentare, con un’irregolarità dell’1,3% che è di tre volte inferiore a quella registrata in Spagna, di tre volte e mezzo a quella in Francia e quasi sei volte a quella rilevata in Olanda. Un risultato ottenuto grazie all’impegno degli imprenditori agricoli – sottolinea Coldiretti – per la progressiva diminuzione nell’utilizzo di fitofarmaci tossici, che è più che dimezzato negli ultimi dieci anni secondo l’Istat, per la crescita esponenziale di sistemi di coltivazione ecocompatibili per i quali l’Italia ha il record nella capacità di utilizzo delle risorse comunitarie e per la leadership in Europa conquistata nel biologico con oltre 1 milione di ettari coltivati».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Cia e Confagricoltura: quest’ultima sottolinea che «non serve generare nei consumatori dubbi sulla qualità dell’ortofrutta italiana con una lettura parziale dei dati che mette in evidenza solo gli aspetti negativi. Creare allarmismi ingiustificati attraverso gli organi di informazione ha come unico risultato la diminuzione dei consumi».

 

Sommario rivista

Alberto Andrioli


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