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I nuovi Psr, ovvero le nozze con i fichi secchi |
Prima della riforma Fischler le risorse erano poche ma l’agricoltura
era fortemente protetta. Oggi i fondi sono di poco maggiori, ma le sfide da
affrontare sono più numerose, prima fra tutte quella di migliorare la
competitività delle imprese.
Si sta avvicinando l’approvazione dei Programmi regionali di sviluppo
rurale (Prsr) per il periodo 2007-2013, dove sono concentrate le misure del
famoso secondo Pilastro della riforma Fischler .
È possibile che già entro la fine dell’anno vengano applicate le prime
misure della nuova politica di sviluppo rurale. Credo che si possa parlare
proprio di «nuova» politica di sviluppo rurale. Anche i precedenti Prsr
2000-2006 erano programmi di sviluppo rurale, ma le misure di intervento e i
loro criteri di applicazione erano troppo influenzati dalla tradizionale
politica delle strutture diretta soprattutto alle imprese.
Nella programmazione 2007-2013 si potrebbe dire che le parole chiave sono
tre: governance, progettazione e territorializzazione.
Il primo «parolone» sta a significare che nella progettazione
dell’intervento deve essere definita la struttura decisionale, anche
pubblica, con cui vengono individuati gli obiettivi e i mezzi per
raggiungere i risultati; con il secondo che gli interventi devono essere
conseguenti a un approccio progettuale che realizzi un’integrazione tra le
diverse misure in funzione degli obiettivi da raggiungere. Il terzo sta a
significare, che la nuova programmazione deve individuare l’impatto
territoriale dei diversi interventi al fine di concentrarne gli effetti con
obiettivi non strettamente di carattere individuale.
L’esempio più significativo di tale approccio è l’introduzione, con
carattere di priorità, nella strumentazione della nuova programmazione dei
contratti di filiera, che rendono partecipi di un unico progetto i soggetti
che operano nelle diverse fasi di una stessa filiera produttiva. Pure molto
significativo è l’inserimento dell’approccio Leader come quarto Asse del
programma, in quanto rappresenta l’attuazione concreta a livello locale dei
tre principi a cui deve ispirarsi la nuova programmazione.
Si è parlato tanto di secondo Pilastro, ma cosa ci si può attendere dalla
nuova programmazione? Temo non molto più di quanto è avvenuto in passato. Se
prendiamo il programma di una delle Regioni più importanti dal punto di
vista agricolo, come l’Emilia Romagna, si può rilevare che per la
programmazione 2007-2013 potrà contare su un incremento di risorse
comunitarie poco superiore al 10% rispetto a quanto ricevuto per il Prsr
2000-2006.
Se osserviamo poi, che su circa 86.000 aziende attive nel 2000, vale a dire
quelle iscritte al registro delle Camere di commercio, le domande ammesse
fino al 31-12-2005 sono state complessivamente poco più di 23.000, ma solo
3.700 per investimenti nelle aziende agricole, a cui si aggiungono 6.000
domande per l’insediamento dei giovani agricoltori, mentre il resto si è
disperso in indennità compensative, misure agroambientali e in molti altri
rivoli compreso un intervento importante per l’industria agroalimentare (155
domande per oltre 104 milioni di contributo), diventa difficile pensare che
solo con un incremento del 10% dei fondi comunitari si possa fare più di
quanto è stato fatto nel precedente periodo di programmazione.
Non si può dimenticare, tuttavia, che è completamente cambiato il quadro di
riferimento.
Siamo tutti felici che la riforma Fischler abbia aperto la nostra
agricoltura alla competizione internazionale, infatti l’abbandono della
politica dei prezzi garantiti e il passaggio al disaccoppiamento ci permette
finalmente di essere market oriented, cioè orientati al mercato nelle nostre
scelte produttive. Resta però da verificare se disponiamo delle strutture e
dell’organizzazione per affrontare la competizione comunitaria e
internazionale.
Non pare che il passaggio dalla politica delle strutture a quella dello
sviluppo rurale abbia migliorato il rapporto tra risorse destinate al
secondo e al primo Pilastro, mentre è sicuro che avremmo bisogno di maggiori
risorse finanziarie per adeguare le nostre strutture alla sfida che ci viene
oggi dal mercato.
Sia ben chiaro, non si vuole tornare indietro: sviluppo rurale, ambiente,
qualità della vita sono valori che possono ridare una nuova legittimazione
al ruolo dell’agricoltura nell’economia e nella società moderna, ma non si
può, come dice un antico proverbio, fare le nozze con i fichi secchi. Prima
della riforma Fischler le risorse della politica delle strutture erano
poche, ma l’agricoltura era fortemente protetta. Oggi con poco più di quelle
risorse si vuole migliorare la competitività delle imprese, l’ambiente, lo
spazio rurale, la qualità della vita e dare attuazione a strategie di
sviluppo locale, ma le sfide da affrontare sono aumentate.
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