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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
20
 12-18 Mag.

  2006
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Attualità PRIMA PAGINA

Macfrut traccia la rotta all'ortofrutta italiana

Indicazioni per il rilancio del comparto

Più attenzione ai mercati esteri, strategie promozionali e di marketing più incisive per fronteggiare la crisi, innovazione varietale e di processo per favorire i consumi sono gli elementi su cui puntare. Presentato un Manifesto per l’armonizzazione a livello europeo delle norme sui residui e le certificazioni

Macfrut, la principale manifestazione italiana dedicata all’ortofrutticoltura che si tiene ogni anno a Cesena, giunta quest’anno alla 23a edizione (4-6 maggio), ha fatto, come sempre, un accurato check up a tutta la filiera ortofrutticola, un settore che, nonostante le molte difficoltà, è tuttora fondamentale per la nostra agricoltura.
Per la prima volta quest’anno la fiera si è tenuta nell’arco di soli 3 giorni. La novità, voluta da molti espositori, è stata accolta con favore dagli operatori e ha accentuato la vocazione professionale della rassegna.
Macfrut è infatti, prima di tutto, un evento che intende favorire i contatti commerciali, il business in Italia e all’estero, ma è anche il luogo dove affrontare e discutere molti argomenti cruciali sia sotto il profilo tecnico, sia di carattere politico e normativo.
L’apertura della manifestazione ha avuto un prologo mercoledì 3 maggio promosso da Bayer CropScience e dedicato alla valorizzazione della produzione italiana attraverso la comunicazione della qualità e della sicurezza.
Dibattito vivace e interessante in cui si è ribadita la carenza dell’informazione del consumatore sulle doti della frutta e della verdura per la salute. Non bastano le comparse di Carlo Cannella alla televisione per ricordare i mille pregi dei prodotti vegetali freschi, a poco servono le campagne dei 5 colori promosse da Fabrizio Marzano presidente di Unaproa: serve ben altro per invertire una disaffezione che ogni anno allontana il consumatore. Il convegno ha dato molte idee che solo una prosecuzione del dibattito potrà portare a qualche frutto concreto.
Problemi e opportunità

Nella tre giorni cesenate operatori professionali, tecnici e addetti ai lavori hanno parlato di tante cose, di promozione, di qualità, di rintracciabilità, di nuove varietà, di post-raccolta, ma anche di crisi di mercato, di armonizzazione dei residui, di logistica, di mercati all’ingrosso, di trasparenza dei prezzi e molto altro ancora. Ma partiamo dai dati sui consumi, da qualche anno punto dolente del comparto.Secondo le rilevazioni condotte da Iha Italia Gfk per l’Osservatorio dei consumi ortofrutticoli delle famiglie italiane di Cesena Fiera, il 2005 ha fatto registrare una nuova diminuzione dei consumi di frutta e verdura fresche (–3,7% sul 2004, da 8,2 a 7,9 milioni di tonnellate) e un aumento degli acquisti di prodotti surgelati (+2,7% sul 2004); ciò conferma un orientamento sempre più marcato dei responsabili acquisti verso prodotti con elevati servizi aggiunti e di pronto impiego. Questa tendenza è ribadita anche dalla crescita a doppia cifra delle vendite dei prodotti di IV e V gamma che dovrebbe indurre una maggiore propensione delle aziende a innovare la propria offerta. Per il fresco una buona notizia viene dalle rilevazioni effettuate nei primi due mesi del 2006 che, rispetto al primo bimestre 2005, mettono in luce un’inversione di tendenza negli acquisti: il +1,2% registrato, dopo anni di cali continui, è un segnale incoraggiante, che andrebbe amplificato in Italia e in Europa da adeguate campagne promozionali, come ad esempio quella riguardante pesche e nettarine cofinanziata da Unione Europea, Agea e Cso, per un importo complessivo di
4 milioni di euro in 3 anni, in partenza a luglio con le prime iniziative nelle principali catene distributive europee (da Edeka a Spar, da Rewe a Sainsbury ad Auchan). Queste azioni sono importanti e possono avere un ruolo anche per prevenire e contenere gli effetti delle ricorrenti crisi di mercato.
Le difficoltà dell’export

La promozione da sola però non basta, ovviamente, a far fronte alle crisi di mercato: occorre saper vendere, e vendere bene, i nostri prodotti soprattutto all’estero, creando le condizioni per poterli collocare al meglio.
Sotto questo profilo, nonostante la ripresa delle esportazioni registrata nel 2005, molto resta da fare, a cominciare dall’azione di lobbing del nostro Ministero delle politiche agricole nei confronti delle omologhe autorità dei Paesi ritenuti di particolare importanza come sbocchi commerciali delle nostre produzioni. è il caso, ad esempio, della Cina, dove gli operatori italiani che vogliono entrare nell’enorme mercato del «celeste impero» si trovano senza adeguati supporti politici e commerciali, al contrario dei loro «colleghi» americani o spagnoli adeguatamente appoggiati dalle proprie istituzioni e già presenti e attivi da tempo in loco.
Sensibile a queste difficoltà, Cesena Fiera ha offerto la propria vetrina alla SFT di Shenzhen, la più importante manifestazione fieristica dedicata all’ortofrutta di tutta la Cina, organizzata dall’Associazione cinese per la promozione della frutta, la cui 3a edizione si terrà dal 10 al 12 novembre prossimi a Shenzhen, grosso centro nel Sud del Paese a solo un’ora di auto da Hong Kong.
Mercati all’ingrosso da rilanciare

Tornando alle crisi di mercato, a Macfrut sono state evidenziate ancora una volta le crescenti difficoltà dei produttori a ottenere una giusta remunerazione del loro lavoro e le parallele, talora incomprensibili, tensioni sui prezzi al dettaglio che finiscono per deprimere gli acquisti stessi facendo così calare i consumi. Superate a fatica le polemiche e le accuse tra i vari segmenti della filiera, tutti sembrano concordare su un concetto: quello di dare trasparenza ai prezzi.
Ma la tanto auspicata trasparenza del meccanismo di formazione dei prezzi al consumo è uno dei fondamentali servizi tuttora garantiti dai 144 mercati all’ingrosso e dai 14 centri agroalimentari italiani le cui attività, seppure ridimensionate rispetto a un tempo, quando oltre il 70% della produzione nazionale veniva collocato all’interno delle loro strutture (oggi siamo al 35% circa, per un volume di 18 miliardi di euro di fatturato), restano fondamentali, specie per i dettaglianti che rappresentano ancora oggi il 50% circa di tutto il venduto, ma possono essere strategiche anche per la grande distribuzione, ad esempio valorizzando il loro ruolo come piattaforme logistiche nello scambio delle merci, sempre che, però, le strutture vengano adeguate in modo da garantire la cosiddetta catena del freddo.
I brillanti risultati ottenuti in pochi anni dal Centro agroalimentare di Verona dimostrano che queste strutture non sono affatto superate. Per la lungimirante collocazione logistica affidatagli in sede di progettazione (vicinissimo all’aeroporto, agli assi autostradali nord-sud ed est-ovest, alla ferrovia e al Quadrante Europa, società all’avanguardia nella gestione dei trasporti intermodali) e per le strategie di crescita messe in campo dalla società di gestione, il Centro ha infatti visto crescere in pochi anni il proprio fatturato, in chiara controtendenza rispetto a molti altri mercati all’ingrosso italiani meno dinamici.
Il problema residui
Veniamo al capitolo qualità e sicurezza. La dimensione sempre più internazionale del consumo di ortofrutta e l’attenzione assai elevata del consumatore al tema della sicurezza alimentare sono i presupposti alla base di un processo di armonizzazione delle normative in materia di residui ormai indispensabile, che sta seppur lentamente avanzando a livello europeo grazie all’applicazione del regolamento Ce n. 396/2005, ma che è di fondamentale importanza per abbattere quelle barriere sanitarie talora pretestuosamente utilizzate per ostacolare o addirittura impedire gli scambi commerciali.
La notevole complessità delle norme europee sulla presenza di residui, unita all’adozione di criteri anche più restrittivi imposti al mondo produttivo dalla distribuzione moderna attraverso il rispetto di protocolli privati, hanno in pochi anni fatto lievitare i costi delle aziende che sono ormai giunti a livelli non più sopportabili.
Per questa ragione appare politicamente rilevante l’iniziativa assunta da Macfrut di un Manifesto, sottoscritto da alcune delle più importanti associazioni europee, per la realizzazione di un protocollo unico a livello Ue in materia di sicurezza alimentare e applicazione di tecniche produttive a basso impatto ambientale.
 

Sommario rivista Nicola Castellani


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