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Macfrut traccia la rotta all'ortofrutta italiana |
Indicazioni per il rilancio del comparto
Più attenzione ai mercati esteri,
strategie promozionali e di marketing più incisive per fronteggiare la
crisi, innovazione varietale e di processo per favorire i consumi sono gli
elementi su cui puntare. Presentato un Manifesto per l’armonizzazione a
livello europeo delle norme sui residui e le certificazioni
Macfrut, la principale manifestazione italiana dedicata
all’ortofrutticoltura che si tiene ogni anno a Cesena, giunta quest’anno
alla 23a edizione (4-6 maggio), ha fatto, come sempre, un
accurato check up a tutta la filiera ortofrutticola, un settore che,
nonostante le molte difficoltà, è tuttora fondamentale per la nostra
agricoltura.
Per la prima volta quest’anno la fiera si è tenuta nell’arco di soli 3
giorni. La novità, voluta da molti espositori, è stata accolta con favore
dagli operatori e ha accentuato la vocazione professionale della rassegna.
Macfrut è infatti, prima di tutto, un evento che intende favorire i contatti
commerciali, il business in Italia e all’estero, ma è anche il luogo dove
affrontare e discutere molti argomenti cruciali sia sotto il profilo
tecnico, sia di carattere politico e normativo.
L’apertura della manifestazione ha avuto un prologo mercoledì 3 maggio
promosso da Bayer CropScience e dedicato alla valorizzazione della
produzione italiana attraverso la comunicazione della qualità e della
sicurezza.
Dibattito vivace e interessante in cui si è ribadita la carenza
dell’informazione del consumatore sulle doti della frutta e della verdura
per la salute. Non bastano le comparse di Carlo Cannella alla televisione
per ricordare i mille pregi dei prodotti vegetali freschi, a poco servono le
campagne dei 5 colori promosse da Fabrizio Marzano presidente di Unaproa:
serve ben altro per invertire una disaffezione che ogni anno allontana il
consumatore. Il convegno ha dato molte idee che solo una prosecuzione del
dibattito potrà portare a qualche frutto concreto.
Problemi e opportunità
Nella tre giorni cesenate operatori professionali, tecnici e addetti ai
lavori hanno parlato di tante cose, di promozione, di qualità, di
rintracciabilità, di nuove varietà, di post-raccolta, ma anche di crisi di
mercato, di armonizzazione dei residui, di logistica, di mercati
all’ingrosso, di trasparenza dei prezzi e molto altro ancora. Ma partiamo
dai dati sui consumi, da qualche anno punto dolente del comparto.Secondo le
rilevazioni condotte da Iha Italia Gfk per l’Osservatorio dei consumi
ortofrutticoli delle famiglie italiane di Cesena Fiera, il 2005 ha fatto
registrare una nuova diminuzione dei consumi di frutta e verdura fresche
(–3,7% sul 2004, da 8,2 a 7,9 milioni di tonnellate) e un aumento degli
acquisti di prodotti surgelati (+2,7% sul 2004); ciò conferma un
orientamento sempre più marcato dei responsabili acquisti verso prodotti con
elevati servizi aggiunti e di pronto impiego. Questa tendenza è ribadita
anche dalla crescita a doppia cifra delle vendite dei prodotti di IV e V
gamma che dovrebbe indurre una maggiore propensione delle aziende a innovare
la propria offerta. Per il fresco una buona notizia viene dalle rilevazioni
effettuate nei primi due mesi del 2006 che, rispetto al primo bimestre 2005,
mettono in luce un’inversione di tendenza negli acquisti: il +1,2%
registrato, dopo anni di cali continui, è un segnale incoraggiante, che
andrebbe amplificato in Italia e in Europa da adeguate campagne
promozionali, come ad esempio quella riguardante pesche e nettarine
cofinanziata da Unione Europea, Agea e Cso, per un importo complessivo di
4 milioni di euro in 3 anni, in partenza a luglio con le prime iniziative
nelle principali catene distributive europee (da Edeka a Spar, da Rewe a
Sainsbury ad Auchan). Queste azioni sono importanti e possono avere un ruolo
anche per prevenire e contenere gli effetti delle ricorrenti crisi di
mercato.
Le difficoltà dell’export
La promozione da sola però non basta, ovviamente, a far fronte alle crisi di
mercato: occorre saper vendere, e vendere bene, i nostri prodotti
soprattutto all’estero, creando le condizioni per poterli collocare al
meglio.
Sotto questo profilo, nonostante la ripresa delle esportazioni registrata
nel 2005, molto resta da fare, a cominciare dall’azione di lobbing del
nostro Ministero delle politiche agricole nei confronti delle omologhe
autorità dei Paesi ritenuti di particolare importanza come sbocchi
commerciali delle nostre produzioni. è il caso, ad esempio, della Cina, dove
gli operatori italiani che vogliono entrare nell’enorme mercato del «celeste
impero» si trovano senza adeguati supporti politici e commerciali, al
contrario dei loro «colleghi» americani o spagnoli adeguatamente appoggiati
dalle proprie istituzioni e già presenti e attivi da tempo in loco.
Sensibile a queste difficoltà, Cesena Fiera ha offerto la propria vetrina
alla SFT di Shenzhen, la più importante manifestazione fieristica dedicata
all’ortofrutta di tutta la Cina, organizzata dall’Associazione cinese per la
promozione della frutta, la cui 3a edizione si terrà dal 10 al 12
novembre prossimi a Shenzhen, grosso centro nel Sud del Paese a solo un’ora
di auto da Hong Kong.
Mercati all’ingrosso da rilanciare
Tornando alle crisi di mercato, a Macfrut sono state evidenziate ancora una
volta le crescenti difficoltà dei produttori a ottenere una giusta
remunerazione del loro lavoro e le parallele, talora incomprensibili,
tensioni sui prezzi al dettaglio che finiscono per deprimere gli acquisti
stessi facendo così calare i consumi. Superate a fatica le polemiche e le
accuse tra i vari segmenti della filiera, tutti sembrano concordare su un
concetto: quello di dare trasparenza ai prezzi.
Ma la tanto auspicata trasparenza del meccanismo di formazione dei prezzi al
consumo è uno dei fondamentali servizi tuttora garantiti dai 144 mercati
all’ingrosso e dai 14 centri agroalimentari italiani le cui attività,
seppure ridimensionate rispetto a un tempo, quando oltre il 70% della
produzione nazionale veniva collocato all’interno delle loro strutture (oggi
siamo al 35% circa, per un volume di 18 miliardi di euro di fatturato),
restano fondamentali, specie per i dettaglianti che rappresentano ancora
oggi il 50% circa di tutto il venduto, ma possono essere strategiche anche
per la grande distribuzione, ad esempio valorizzando il loro ruolo come
piattaforme logistiche nello scambio delle merci, sempre che, però, le
strutture vengano adeguate in modo da garantire la cosiddetta catena del
freddo.
I brillanti risultati ottenuti in pochi anni dal Centro agroalimentare di
Verona dimostrano che queste strutture non sono affatto superate. Per la
lungimirante collocazione logistica affidatagli in sede di progettazione
(vicinissimo all’aeroporto, agli assi autostradali nord-sud ed est-ovest,
alla ferrovia e al Quadrante Europa, società all’avanguardia nella gestione
dei trasporti intermodali) e per le strategie di crescita messe in campo
dalla società di gestione, il Centro ha infatti visto crescere in pochi anni
il proprio fatturato, in chiara controtendenza rispetto a molti altri
mercati all’ingrosso italiani meno dinamici.
Il problema residui
Veniamo al capitolo qualità e sicurezza. La dimensione sempre più
internazionale del consumo di ortofrutta e l’attenzione assai elevata del
consumatore al tema della sicurezza alimentare sono i presupposti alla base
di un processo di armonizzazione delle normative in materia di residui ormai
indispensabile, che sta seppur lentamente avanzando a livello europeo grazie
all’applicazione del regolamento Ce n. 396/2005, ma che è di fondamentale
importanza per abbattere quelle barriere sanitarie talora pretestuosamente
utilizzate per ostacolare o addirittura impedire gli scambi commerciali.
La notevole complessità delle norme europee sulla presenza di residui, unita
all’adozione di criteri anche più restrittivi imposti al mondo produttivo
dalla distribuzione moderna attraverso il rispetto di protocolli privati,
hanno in pochi anni fatto lievitare i costi delle aziende che sono ormai
giunti a livelli non più sopportabili.
Per questa ragione appare politicamente rilevante l’iniziativa assunta da
Macfrut di un Manifesto, sottoscritto da alcune delle più importanti
associazioni europee, per la realizzazione di un protocollo unico a livello
Ue in materia di sicurezza alimentare e applicazione di tecniche produttive
a basso impatto ambientale.
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