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Ambiente: il bastone e la carota |
Le politiche destinate a migliorare il rapporto tra pratiche agricole
e conservazione dell’ambiente sono passate dal premio a chi seguiva
comportamenti virtuosi, alle sanzioni a chi non rispetta le regole, spesso
eccessive, dell’econdizionalità
Bastone o carota? Gira e rigira la politiche ambientali
ruotano intorno a questo dilemma. Nei testi di economia esistono, a dire il
vero, varianti più sofisticate, come il teorema di Ronald Coase, premio
Nobel del 1991, che affida alla trattativa tra le parti la più efficiente
soluzione dell’inquinamento. Un esempio è il Trattato di Kyoto, che in
effetti è un equivoco e non funziona.
Un altro economista, Arthur Pigou, introduce l’idea dei canoni di
inquinamento; anche questa teoria funziona così così, in quanto introduce la
possibilità che pagando si abbia il diritto a inquinare, cosa intollerabile
nella maggioranza dei casi. L’Unione Europea sul rapporto
ambiente-agricoltura comincia a occuparsene tardi, ad esempio nel 1985 con
il regolamento n. 79, poi in modo più preciso nel 1992 con la prima riforma
Mac Sharry e il regolamento n. 2078. Questo regolamento è basato sulla
«carota», ovvero: «caro agricoltore, se segui e rispetti un comportamento
virtuoso nelle pratiche colturali che ora ti dico, io Unione Europea ti
concedo un premio per ettaro o per allevamento».
Il programma ha avuto, a nostro avviso, un enorme successo, non tanto per il
numero di agricoltori o la superficie coinvolta che tutto sommato,
considerati gli ettari totali, è poca cosa, ma per la diffusione di una
coscienza ambientale in tutto il settore.
Ci spieghiamo meglio: il regolamento 2078 ha dimostrato nelle campagne,
meglio di migliaia di campi sperimentali, che era ed è possibile coltivare
in modo ecocompatibile senza rinunciare alla produzione, senza aumento di
costi rilevanti, con un uso oculato dei prodotti, soprattutto agrofarmaci (i
famigerati pesticidi). Vi sono state delle marachelle, si sa, ma il quadro è
stato fondamentalmente corretto.Anche chi non ha aderito al programma, molti
agricoltori, ma soprattutto tecnici di cooperative, di consorzi agrari, si è
convinto che non era sempre necessario intervenire in modo violento e
spropositato nei diserbi e nei trattamenti.
Questo è stato il beneficio.
In molte cooperative ortofrutticole queste azioni si sono saldate con i
programmi di agricoltura integrata, che vedeva molti agricoltori diffidenti,
facilitandone l’attuazione. Poi i soldi sono finiti, quei pochi rimasti sono
stati rivolti all’agricoltura biologica, benemerita, ma ridotta per
definizione.
Questo patrimonio ora rischia di dissiparsi perché, come crediamo di
dimostrare, non esistono solo gli incentivi (carota) o il bastone (le
imposte di Pigou), ma l’apprendimento tecnico e scientifico, la sensibilità
e l’educazione sociale. La raccolta differenziata nelle città, ad esempio, è
fatta di sensibilità sociale e compartecipazione di tutti, non ci sono premi
e le penali, di fatto, sono inesistenti, ma funziona.
Una premessa un po’ lunga a dire il vero, ma introduce alla nuova politica
Ue, la quale con la riforma del 2003 è tornata alla politica del bastone che
non è molto nodoso, è poco di più di un fuscello, ma molto seccante e
pericoloso, con ben 19 atti (14 direttive e 5 regolamenti). Una cosa
spropositata, è la cosiddetta condizionalità.
A questo si aggiungeranno presto le condizioni poste da un altro articolo
del regolamento di riforma del 1993, l’articolo 69, che da generiche
rischiano di trasformarsi in penali fortissime.
Una lunghissima lista della spesa di infrazioni correlate a riduzioni dei
premi.
Cosa ne verrà fuori? Se verranno applicati tutti questi atti, le Regioni,
l’Agea o chi è preposto, spenderanno molto di più di quanto erogato. Gli
agricoltori saranno sempre sotto ricatto in quanto impossibilitati, non a
seguire le indicazioni, ne sono capacissimi, ma ad aggiornarsi sui limiti
della loro attività e a conservare, per millenni, le documentazioni
richieste.
Deroghe? Si entra nel ridicolo, se non nel tragico. Leggendo alla lettera:
si ha deroga in caso di «sequestro di persona dell’agricoltore o dei suoi
famigliari». Ma c’era bisogno di scriverlo?
è una follia della burocrazia. Per finire, un tema che ci sta a cuore, ma
nessuno pensa a un «fondo di rotazione» per la sostituzione di atomizzatori
e barre di diserbo tragiche nelle loro condizioni, pericolosissime sia per
l’operatore che per l’ambiente?
Qualcuno si dimentica che le aziende agricole sono prima di tutto imprese,
ovvero devono anche lavorare per produrre.
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