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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
20
 12-18 Mag.

  2006
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Editoriale

Ambiente: il bastone e la carota
Antonio Piccinini

Le politiche destinate a migliorare il rapporto tra pratiche agricole e conservazione dell’ambiente sono passate dal premio a chi seguiva comportamenti virtuosi, alle sanzioni a chi non rispetta le regole, spesso eccessive, dell’econdizionalità

Bastone o carota? Gira e rigira la politiche ambientali ruotano intorno a questo dilemma. Nei testi di economia esistono, a dire il vero, varianti più sofisticate, come il teorema di Ronald Coase, premio Nobel del 1991, che affida alla trattativa tra le parti la più efficiente soluzione dell’inquinamento. Un esempio è il Trattato di Kyoto, che in effetti è un equivoco e non funziona.
Un altro economista, Arthur Pigou, introduce l’idea dei canoni di inquinamento; anche questa teoria funziona così così, in quanto introduce la possibilità che pagando si abbia il diritto a inquinare, cosa intollerabile nella maggioranza dei casi. L’Unione Europea sul rapporto ambiente-agricoltura comincia a occuparsene tardi, ad esempio nel 1985 con il regolamento n. 79, poi in modo più preciso nel 1992 con la prima riforma Mac Sharry e il regolamento n. 2078. Questo regolamento è basato sulla «carota», ovvero: «caro agricoltore, se segui e rispetti un comportamento virtuoso nelle pratiche colturali che ora ti dico, io Unione Europea ti concedo un premio per ettaro o per allevamento».
Il programma ha avuto, a nostro avviso, un enorme successo, non tanto per il numero di agricoltori o la superficie coinvolta che tutto sommato, considerati gli ettari totali, è poca cosa, ma per la diffusione di una coscienza ambientale in tutto il settore.
Ci spieghiamo meglio: il regolamento 2078 ha dimostrato nelle campagne, meglio di migliaia di campi sperimentali, che era ed è possibile coltivare in modo ecocompatibile senza rinunciare alla produzione, senza aumento di costi rilevanti, con un uso oculato dei prodotti, soprattutto agrofarmaci (i famigerati pesticidi). Vi sono state delle marachelle, si sa, ma il quadro è stato fondamentalmente corretto.Anche chi non ha aderito al programma, molti agricoltori, ma soprattutto tecnici di cooperative, di consorzi agrari, si è convinto che non era sempre necessario intervenire in modo violento e spropositato nei diserbi e nei trattamenti.
Questo è stato il beneficio.
In molte cooperative ortofrutticole queste azioni si sono saldate con i programmi di agricoltura integrata, che vedeva molti agricoltori diffidenti, facilitandone l’attuazione. Poi i soldi sono finiti, quei pochi rimasti sono stati rivolti all’agricoltura biologica, benemerita, ma ridotta per definizione.
Questo patrimonio ora rischia di dissiparsi perché, come crediamo di dimostrare, non esistono solo gli incentivi (carota) o il bastone (le imposte di Pigou), ma l’apprendimento tecnico e scientifico, la sensibilità e l’educazione sociale. La raccolta differenziata nelle città, ad esempio, è fatta di sensibilità sociale e compartecipazione di tutti, non ci sono premi e le penali, di fatto, sono inesistenti, ma funziona.
Una premessa un po’ lunga a dire il vero, ma introduce alla nuova politica Ue, la quale con la riforma del 2003 è tornata alla politica del bastone che non è molto nodoso, è poco di più di un fuscello, ma molto seccante e pericoloso, con ben 19 atti (14 direttive e 5 regolamenti). Una cosa spropositata, è la cosiddetta condizionalità.
A questo si aggiungeranno presto le condizioni poste da un altro articolo del regolamento di riforma del 1993, l’articolo 69, che da generiche rischiano di trasformarsi in penali fortissime.
Una lunghissima lista della spesa di infrazioni correlate a riduzioni dei premi.
Cosa ne verrà fuori? Se verranno applicati tutti questi atti, le Regioni, l’Agea o chi è preposto, spenderanno molto di più di quanto erogato. Gli agricoltori saranno sempre sotto ricatto in quanto impossibilitati, non a seguire le indicazioni, ne sono capacissimi, ma ad aggiornarsi sui limiti della loro attività e a conservare, per millenni, le documentazioni richieste.
Deroghe? Si entra nel ridicolo, se non nel tragico. Leggendo alla lettera: si ha deroga in caso di «sequestro di persona dell’agricoltore o dei suoi famigliari». Ma c’era bisogno di scriverlo?
è una follia della burocrazia. Per finire, un tema che ci sta a cuore, ma nessuno pensa a un «fondo di rotazione» per la sostituzione di atomizzatori e barre di diserbo tragiche nelle loro condizioni, pericolosissime sia per l’operatore che per l’ambiente?
Qualcuno si dimentica che le aziende agricole sono prima di tutto imprese, ovvero devono anche lavorare per produrre.
 

Sommario rivista Antonio Piccinini


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