POLITICA |
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L’agricoltura farà la sua parte |
Intervista al ministro Paolo De Castro.
Al
termine della riunione del Consiglio dei ministri nella quale si è deciso di
dichiarare lo stato di emergenza, il ministro delle politiche agricole Paolo
De Castro ha dichiarato che «è stato compiuto il primo passo che andava
fatto». «Oggi è stato superato uno scoglio – ha proseguito il ministro – in
quanto non è più previsto il passaggio in Consiglio dei ministri».
Sui possibili sviluppi futuri della situazione, per quel che riguarda il
settore agricolo, abbiamo rivolto alcune domande al ministro De Castro.
Qual è il ruolo delle Regioni nella gestione dell’emergenza idrica?
Le Regioni hanno già poteri sulla gestione delle acque interne e potrebbero
contingentarle in caso di necessità. Nel 2003, contrassegnato da un’estate
torrida, ci fu un’azione, in questo senso, del presidente della Regione
Lombardia Roberto Formigoni.
Le Regioni hanno molto insistito perché il Governo dichiarasse lo stato
di crisi. Qual è la principale conseguenza pratica?
La pressione maggiore per la dichiarazione di stato di crisi è venuta
proprio dalle Regioni. Con lo stato di crisi il presidente del Consiglio può
firmare ordinanze senza dover convocare il Consiglio dei ministri.
In diverse occasioni lei si è dichiarato favorevole al pagamento
dell’acqua, da parte degli agricoltori, in base al consumo effettivo. Che
vantaggi vede in questo meccanismo?
Ritengo che sia uno strumento per accrescere una cultura dei consumi più
attenta. Preciso comunque che sono decisioni che attengono ai consorzi di
bonifica. Lo Stato potrebbe intervenire soltanto nei casi in cui gli
acquedotti siano di sua proprietà. Non può, inoltre, essere una norma
nazionale.
Ma davvero gli agricoltori sprecano così tanta acqua?
Nonostante sia convinto che quella del risparmio idrico sia una cultura che
va aiutata a crescere, sottolineo che il nostro è il Paese europeo che
consuma meno. Proprio a causa delle caratteristiche dei nostri terreni e del
clima abbiamo già tecniche molto efficienti di irrigazione, a cominciare da
quelli a goccia. Inoltre, rispetto ai Paesi del Nord Europa, noi abbiamo
grandi colture ortofrutticole che necessitano di impianti ad hoc. Va
anchedetto con chiarezza che ci sono colture come il riso che non sprecano
acqua, ma al contrario aumentano l’acqua di falda. Casomai è per il mais che
si utilizzano grandi quantità di acqua.
Dove nasce lo spreco quindi?
Dalla rete distributiva molto obsoleta che determina, a causa delle tubature
vecchie, perdite di acqua. Ricordo che per la prima volta nel 2007 sono
stati stanziati dal Governo 1 miliardo e 86 milioni di euro per il Piano
irriguo, avviato dal ministro Gianni Alemanno nella precedente Legislatura.
I due terzi di questi fondi vanno al Centro-nord per il bacino del Po. Negli
ultimi mesi, ad esempio, ho gia tagliato quattro nastri per l’avvio dei
lavori di altrettanti cantieri ad Agrigento, in Lombardia e in Molise.
Tutto liscio quindi?
Ci sono problemi in alcune aree per incomprensioni tra Regioni. La diga del
Piano dei Limiti che si sta iniziando a costruire in Molise catturerebbe una
valanga d’acqua, che però non serve al Molise mentre sarebbe importante per
la Puglia. Senza un collegamento tra le due Regioni è difficile risolvere il
problema. In generale registro una certa inefficienza regionale che è figlia
di un federalismo discutibile.
Quali progetti ha per il futuro?
In settembre presenterò un nuovo Piano irriguo che mi auguro possa essere
inserito nella Finanziaria 2008.
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