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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
19
 11-17 Mag.

  2007
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Attualità POLITICA

Coordinamento e azioni rapide per contrastare la siccità

Il governo dichiara lo stato di emergenza nel centro-nord.
Grazie alla dichiarazione di emergenza, Regioni e Prefetture avranno maggiori poteri sugli interventi da prendere per fronteggiare le possibili crisi. Istituita una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio.


Il provvedimento era atteso e puntualmente è arrivato: nella riunione dello scorso 4 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato la dichiarazione di stato di emergenza nei territori interessati dalla crisi idrica, cioè quelli del Centro-nord.
La motivazione di questa decisione è chiaramente espressa nel comunicato di Palazzo Chigi che parla della «grave crisi idrica che si è determinata nelle regioni centrosettentrionali a causa della forte riduzione (circa il 40%) delle precipitazioni piovose e nevose, con gravi ripercussioni sulla disponibilità di acqua per usi potabili, industriali e agricoli». «Il Consiglio – prosegue il comunicato – ha quindi collegialmente convenuto sulla necessità di adottare con urgenza misure straordinarie per governare in modo unitario e coordinato le scarse risorse idriche disponibili e per assumere le iniziative necessarie per l’ammodernamento della rete idrica, il consolidamento dei bacini e l’incremento dei controlli sui prelievi abusivi».
In sostanza il Governo ha preso atto di una situazione che, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti e ha deciso di intervenire per evitare che da preoccupante possa diventare drammatica. «Lo stato di emergenza – ha detto in merito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta – è un atto preventivo che permetterà di gestire qualunque situazione difficile possa arrivare. La Protezione civile ci ha comunque dato indicazioni rassicuranti».

Le conseguenze
Ma cosa cambia con la dichiarazione dello stato di emergenza?
L’aspetto principale è che vengono messe in atto le procedure che permettono, almeno in teoria, di coordinare gli interventi e di reagire con rapidità alle possibili emergenze. Vengono affidati poteri speciali alle Regioni e alle Prefetture; viene istituita un’apposita «cabina di regia» presso la presidenza del Consiglio e lo stesso premier Romano Prodi potrà prendere decisioni immediatamente esecutive.
Saranno soggetti alle decisioni prese in questo contesto sia i gestori dei bacini idroelettrici alpini e prealpini, sia quelli dei grandi laghi, sia, ovviamente, gli utilizzatori a valle come l’agricoltura e le centrali elettriche.
Per questo le Regioni potranno, ad esempio, intervenire anche al fine di garantire un livello minimo dei fiumi che possa permettere il funzionamento delle centrali.
Per quanto riguarda in modo particolare l’agricoltura ricordiamo che il Codice ambientale (dlgs 152/06), all’articolo 167, dice che «Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo, ivi compresa l’attività di acquacoltura».

Parola d’ordine: coordinamento
Nei commenti successivi alla decisione del Governo, che ha trovato unanime approvazione, c’è una parola che rimbalza da una dichiarazione all’altra: coordinamento. E, in effetti, allo stato attuale delle cose l’unica soluzione immediatamente adottabile è quella di gestire al meglio le risorse disponibili, visto che per tutto il resto, a cominciare dagli interventi strutturali sulla rete idrica e da eventuali cambiamenti colturali e tecnici in agricoltura, occorrono tempo, fondi e tanta buona volontà.
Ecco quindi che a livello di bacino idrografico le singole cabine di regia potranno con più facilità mettere a punto strategie condivise da tutti gli attori del settore e nessuno potrà fare orecchie da mercante, badando ai propri esclusivi interessi, perché ci sarà chi ha il potere di decidere e di imporre le decisioni.
Va sottolineato, peraltro, che già nelle scorse settimane si sono svolti diversi incontri in questo contesto, che hanno portato a un accordo in virtù del quale i consorzi di bonifica si sono impegnati a una riduzione dell’erogazione di acqua con destinazione agricola valutabile in circa l’8%, cioè circa 130 milioni di metri cubi, così come i gestori dei laghi hanno messo sul piatto l’impegno a evitare lavori di manutenzione nei mesi più a rischio.
Insomma, la collaborazione non è un’utopia e ha già dimostrato di funzionare.

Interventi necessari
Nel comunicato del Consiglio dei ministri, come detto sopra, non si parla solo di gestione dell’emergenza con misure straordinarie, ma anche di «assumere le iniziative necessarie per l’ammodernamento delle rete idrica». Un concetto di cui si parla da anni senza apprezzabili risultati concreti ma che adesso, sulla spinta di una situazione in sensibile peggioramento, potrebbe finalmente trovare applicazione o, quantomeno, imboccare la strada giusta.
Su questo tema sono intervenuti sia il ministro delle politiche agricole Paolo De Castro (vedi riquadro a fianco) che quello dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che ha parlato della necessità di inserire nella prossima Finanziaria un piano di interventi per l’ammodernamento e la manutenzione degli acquedotti.
Concetto ribadito anche dalla sua collega di partito, la senatrice Loredana De Petris, che ritiene necessario incentivare l’adozione di sistemi di irrigazione a basso consumo, promuovere il risparmio idrico nei consumi civili e industriali, migliorare la capacità di raccolta delle acque piovane negli invasi e potenziare il riciclaggio delle acque reflue.

Non servono le battute
Per completare il quadro sulla situazione di emergenza idrica è forse utile anche una considerazione «a margine». Nei giorni immediatamente precedenti e in quelli successivi alla dichiarazione dello stato di emergenza è piovuto con una certa consistenza in molte zone del Nord, cioè quelle più interessate dalla siccità. Una pioggia utile, certamente, che ha fatto migliorare la situazione del Po e dei grandi laghi, ma che certamente non ha risolto il problema.
Tanto è bastato, però, perché su diversi organi di stampa si facesse della facile ironia sul Governo che dichiara l’emergenza siccità proprio quando comincia a piovere. Quasi sottintendendo che si è fatto tanto rumore per poco.
In realtà, di tutto c’è bisogno tranne che di battute fuori luogo.
 

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Alberto Andrioli


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