POLITICA |
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Coordinamento e azioni rapide per contrastare la
siccità |
Il governo dichiara lo stato di emergenza nel centro-nord.
Grazie alla dichiarazione di emergenza, Regioni e Prefetture avranno
maggiori poteri sugli interventi da prendere per fronteggiare le possibili
crisi. Istituita una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio.
Il provvedimento era atteso e puntualmente è arrivato: nella riunione dello
scorso 4 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato la dichiarazione di
stato di emergenza nei territori interessati dalla crisi idrica, cioè quelli
del Centro-nord.
La motivazione di questa decisione è chiaramente espressa nel comunicato di
Palazzo Chigi che parla della «grave crisi idrica che si è determinata nelle
regioni centrosettentrionali a causa della forte riduzione (circa il 40%)
delle precipitazioni piovose e nevose, con gravi ripercussioni sulla
disponibilità di acqua per usi potabili, industriali e agricoli». «Il
Consiglio – prosegue il comunicato – ha quindi collegialmente convenuto
sulla necessità di adottare con urgenza misure straordinarie per governare
in modo unitario e coordinato le scarse risorse idriche disponibili e per
assumere le iniziative necessarie per l’ammodernamento della rete idrica, il
consolidamento dei bacini e l’incremento dei controlli sui prelievi
abusivi».
In sostanza il Governo ha preso atto di una situazione che, purtroppo, è
sotto gli occhi di tutti e ha deciso di intervenire per evitare che da
preoccupante possa diventare drammatica. «Lo stato di emergenza – ha detto
in merito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta – è
un atto preventivo che permetterà di gestire qualunque situazione difficile
possa arrivare. La Protezione civile ci ha comunque dato indicazioni
rassicuranti».
Le conseguenze
Ma cosa cambia con la dichiarazione dello stato di emergenza?
L’aspetto principale è che vengono messe in atto le procedure che
permettono, almeno in teoria, di coordinare gli interventi e di reagire con
rapidità alle possibili emergenze. Vengono affidati poteri speciali alle
Regioni e alle Prefetture; viene istituita un’apposita «cabina di regia»
presso la presidenza del Consiglio e lo stesso premier Romano Prodi potrà
prendere decisioni immediatamente esecutive.
Saranno soggetti alle decisioni prese in questo contesto sia i gestori dei
bacini idroelettrici alpini e prealpini, sia quelli dei grandi laghi, sia,
ovviamente, gli utilizzatori a valle come l’agricoltura e le centrali
elettriche.
Per questo le Regioni potranno, ad esempio, intervenire anche al fine di
garantire un livello minimo dei fiumi che possa permettere il funzionamento
delle centrali.
Per quanto riguarda in modo particolare l’agricoltura ricordiamo che il
Codice ambientale (dlgs 152/06), all’articolo 167, dice che «Nei periodi di
siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali
si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere
assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo, ivi
compresa l’attività di acquacoltura».
Parola d’ordine: coordinamento
Nei commenti successivi alla decisione del Governo, che ha trovato unanime
approvazione, c’è una parola che rimbalza da una dichiarazione all’altra:
coordinamento. E, in effetti, allo stato attuale delle cose l’unica
soluzione immediatamente adottabile è quella di gestire al meglio le risorse
disponibili, visto che per tutto il resto, a cominciare dagli interventi
strutturali sulla rete idrica e da eventuali cambiamenti colturali e tecnici
in agricoltura, occorrono tempo, fondi e tanta buona volontà.
Ecco quindi che a livello di bacino idrografico le singole cabine di regia
potranno con più facilità mettere a punto strategie condivise da tutti gli
attori del settore e nessuno potrà fare orecchie da mercante, badando ai
propri esclusivi interessi, perché ci sarà chi ha il potere di decidere e di
imporre le decisioni.
Va sottolineato, peraltro, che già nelle scorse settimane si sono svolti
diversi incontri in questo contesto, che hanno portato a un accordo in virtù
del quale i consorzi di bonifica si sono impegnati a una riduzione
dell’erogazione di acqua con destinazione agricola valutabile in circa l’8%,
cioè circa 130 milioni di metri cubi, così come i gestori dei laghi hanno
messo sul piatto l’impegno a evitare lavori di manutenzione nei mesi più a
rischio.
Insomma, la collaborazione non è un’utopia e ha già dimostrato di
funzionare.
Interventi necessari
Nel comunicato del Consiglio dei ministri, come detto sopra, non si parla
solo di gestione dell’emergenza con misure straordinarie, ma anche di
«assumere le iniziative necessarie per l’ammodernamento delle rete idrica».
Un concetto di cui si parla da anni senza apprezzabili risultati concreti ma
che adesso, sulla spinta di una situazione in sensibile peggioramento,
potrebbe finalmente trovare applicazione o, quantomeno, imboccare la strada
giusta.
Su questo tema sono intervenuti sia il ministro delle politiche agricole
Paolo De Castro (vedi riquadro a fianco) che quello dell’ambiente Alfonso
Pecoraro Scanio, che ha parlato della necessità di inserire nella prossima
Finanziaria un piano di interventi per l’ammodernamento e la manutenzione
degli acquedotti.
Concetto ribadito anche dalla sua collega di partito, la senatrice Loredana
De Petris, che ritiene necessario incentivare l’adozione di sistemi di
irrigazione a basso consumo, promuovere il risparmio idrico nei consumi
civili e industriali, migliorare la capacità di raccolta delle acque piovane
negli invasi e potenziare il riciclaggio delle acque reflue.
Non servono le battute
Per completare il quadro sulla situazione di emergenza idrica è forse utile
anche una considerazione «a margine». Nei giorni immediatamente precedenti e
in quelli successivi alla dichiarazione dello stato di emergenza è piovuto
con una certa consistenza in molte zone del Nord, cioè quelle più
interessate dalla siccità. Una pioggia utile, certamente, che ha fatto
migliorare la situazione del Po e dei grandi laghi, ma che certamente non ha
risolto il problema.
Tanto è bastato, però, perché su diversi organi di stampa si facesse della
facile ironia sul Governo che dichiara l’emergenza siccità proprio quando
comincia a piovere. Quasi sottintendendo che si è fatto tanto rumore per
poco.
In realtà, di tutto c’è bisogno tranne che di battute fuori luogo.
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