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2007 |
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Condiziona la produttività delle vacche.
- Fibra sempre più degradabile, obiettivo nella dieta delle vacche
- Perché ibridi diversi cambiano la produzione di latte
- La digeribilità degli stocchi dipende da ibrido e maturità
- Più silomais nella razione se la fibra è degradabile
I costi di alimentazione rappresentano buona parte di quelli di
produzione del latte, pertanto con l’assotigliarsi dei profitti cresce
l’attenzione all’efficienza della razione. Un aspetto importante è
rappresentato dalla degradabilità ruminale della fibra (o meglio dell’NDF
ovvero della frazione di fibra degradabile a livello ruminale) dei
foraggi, silomais in primis. Essa influenza la disponibilità di elementi
nutritivi, il livello di ingestione e in ultima analisi la produttività
degli animali.
È dimostrato che a ogni 1% di incremento della degradabilità dell’NDF
corrisponde una produzione di 0,25 kg di latte/capo/giorno in più. La
sola scelta dell’ibrido di mais giusto permette all’allevatore di
migliorare le performace produttive della mandria e il risultato
economico di stalla. L’Informatore Agrario in collaborazione con Dekalb
e Associazione maiscoltori italiani ha organizzato un convegno per
approfondire il tema; nello Speciale presentiamo estratti delle
relazioni del convegno da cui emergono l’importanza della degradabilità
ruminale dell’NDF e i risultati di alcune sperimentazioni sugli ibridi
di mais.
La variabilità della degradabilità dell’NDF dei diversi ibridi rilevata,
e dovuta oltre che alla base genetica anche a differenti tecniche
colturali, arriva al 5-6%, che corrisponde a differenze nella produzione
di latte di 1,5 kg di latte/capo/giorno.
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