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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
18
 4 - 10 Mag.

  2007
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Speciale Fieragricola 2006

La degradabilità ruminale della fibra.


Condiziona la produttività delle vacche.

- Fibra sempre più degradabile, obiettivo nella dieta delle vacche
- Perché ibridi diversi cambiano la produzione di latte
- La digeribilità degli stocchi dipende da ibrido e maturità
- Più silomais nella razione se la fibra è degradabile

I costi di alimentazione rappresentano buona parte di quelli di produzione del latte, pertanto con l’assotigliarsi dei profitti cresce l’attenzione all’efficienza della razione. Un aspetto importante è rappresentato dalla degradabilità ruminale della fibra (o meglio dell’NDF ovvero della frazione di fibra degradabile a livello ruminale) dei foraggi, silomais in primis. Essa influenza la disponibilità di elementi nutritivi, il livello di ingestione e in ultima analisi la produttività degli animali.
È dimostrato che a ogni 1% di incremento della degradabilità dell’NDF corrisponde una produzione di 0,25 kg di latte/capo/giorno in più. La sola scelta dell’ibrido di mais giusto permette all’allevatore di migliorare le performace produttive della mandria e il risultato economico di stalla. L’Informatore Agrario in collaborazione con Dekalb e Associazione maiscoltori italiani ha organizzato un convegno per approfondire il tema; nello Speciale presentiamo estratti delle relazioni del convegno da cui emergono l’importanza della degradabilità ruminale dell’NDF e i risultati di alcune sperimentazioni sugli ibridi di mais.
La variabilità della degradabilità dell’NDF dei diversi ibridi rilevata, e dovuta oltre che alla base genetica anche a differenti tecniche colturali, arriva al 5-6%, che corrisponde a differenze nella produzione di latte di 1,5 kg di latte/capo/giorno.
 

 

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