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Carissimo gasolio |
Imprese agricole in forte difficoltà
Dopo i continui rincari registrati nel 2005, i primi 3 mesi del 2006
hanno fatto segnare un aumento dei costi del 15% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Per ridurre il costo energetico alle imprese
potrebbe essere riconosciuto un credito d’imposta sulla base dei consumi
L’agricoltura italiana continua a essere in piena recessione. I dati
economici confermano una preoccupante crisi strutturale. Tutti gli
indicatori economici relativi al 2005 sono negativi: calano produzione (3,5%
rispetto al 2004), valore aggiunto (2,2%), redditi (10,4%) e prezzi
praticati sui campi (4,6%). Ma quello che preoccupa sono i forti aumenti dei
costi di produzione e gli oneri contributivi e previdenziali. In
particolare, il caro-gasolio ha inciso in maniera pesante sulle imprese
agricole. Lo scorso anno si è registrata una crescita di oltre il 30% che ha
significato un maggiore esborso per i produttori di 250 milioni di euro.
Il continuo vertiginoso rincaro del petrolio, che ha portato a nuovi record
assoluti del prezzo della benzina e del gasolio, ha avuto, però, effetti
disastrosi nei primi tre mesi del 2006: in poco più di 90 giorni i costi
della «bolletta petrolifera» sono aumentati del 15% rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno. Il che ha significato un onere di 70 milioni di
euro per le imprese del settore, già costrette a operare in una situazione
di grave crisi strutturale e ora alle prese con un’altra emergenza
costituita proprio dal caro-carburante.
Agricoltori in difficoltà
Se per l’economia nazionale il 2005 ha segnato una crescita zero, per
l’agricoltura non c’è stata solo una stagnazione, ma un brusco
ridimensionamento. E la lievitazione del carburante agricolo ha certo
contribuito al ridimensionamento del settore e al calo del suo valore
aggiunto. Una costante degli ultimi cinque anni, escluso il 2004 quando il
valore aggiunto registrò una sorprendente crescita del 13,7%. Nel 2001 la
flessione fu, infatti, pari al 2,5%, nel 2002 risultò del 3,1%, mentre nel
2003 la diminuzione toccò il 4,8%.
Le imprese agricole che più hanno risentito dell’aumento del carburante sono
quelle con coltivazioni in serra. Ma anche nella zootecnia i consumi di
carburante hanno fatto sentire i loro effetti, soprattutto per quello che
concerne il riscaldamento delle stalle e gli impianti di mungitura. Stesso
discorso per le macchine agricole, il cui uso per le aziende ha fatto
crescere gli oneri nella voce energetica.
I produttori agricoli, al pari dei consumatori, continuano così a subire le
negative conseguenze dei rincari registrati nel campo energetico. Aumenti
che si sono contrapposti alla costante diminuzione dei prezzi dei prodotti
agricoli praticati nei campi.
Sono dati che evidenziano un settore in grave difficoltà e in grande
affanno, con aziende sempre meno competitive e alle prese con problemi di
complessa soluzione. E il peso del caro-gasolio ha inciso anche sotto il
profilo della competitività aziendale.
Gli incrementi maggiori dei carburanti agricoli si sono avuti proprio negli
ultimi tre mesi. Periodo in cui il prezzo del greggio ha avuto aumenti
record. Non solo. A causa di un inverno alquanto rigido, il ricorso al
gasolio per macchine trattrici, per serre (ortaggi, fiori, piante),
attrezzature aziendali e stalle è cresciuto notevolmente e ciò ha
determinato un vistoso aumento dei costi per i produttori.
Si prospetta, dunque, una vera e propria stangata energetica per gli
agricoltori. Secondo dati forniti dalla Confederazione italiana agricoltori
(Cia), finora l’impatto del caro-petrolio sul gasolio agricolo, ma anche
sulle stesse bollette di luce e gas, ha causato a ogni singola azienda un
onere aggiuntivo di 350 euro al mese rispetto allo scorso anno. Ma c’è
allarme anche per il futuro: se, infatti, il prezzo del barile dovesse
mantenersi sui 70 dollari attuali nei prossimi 12 mesi, gli effetti per
l’agricoltura sarebbero disastrosi, con aumenti, in media, nell’ordine dei
500 euro mensili a impresa. Un’eventualità che ridurrebbe ulteriormente la
competitività del mondo agricolo del nostro Paese.
A tal proposito sarebbe opportuno che, per ridurre il costo energetico,
all’agricoltura venisse riconosciuto un contributo sotto forma di credito
d’imposta (una sorta di «bonus fiscale» come quello praticato per gli
autotrasportatori) sulla base dei consumi di carburante.
L’opportunità delle agroenergie
Nel quadro generale delineato, l’agroenergia (biocarburanti, biocombustibili
solidi, biogas) è una grande opportunità che va sviluppata. è infatti
importante promuovere e divulgare le bioenergie derivanti da materie prime
agricole-forestali, in quanto esse possono rappresentare, come attività
connessa, un’ulteriore opportunità di reddito per gli imprenditori agricoli
e nello stesso tempo costituire un apporto per alleggerire la pesante
bolletta petrolifera. Ma bisogna stare con i piedi per terra ed evitare
facili illusioni.
è, tuttavia, fondamentale dare immediata attuazione all’obbligo previsto
dalla legge 81/2006 nella quale si prevede che «dal 1° luglio 2006 i
produttori di carburanti diesel e di benzina sono obbligati a immettere al
consumo biocarburanti di origine agricola» «in misura pari all’1%» e che
«tale quota sarà incrementata di un punto percentuale per ogni anno, fino al
2010».
Per questa ragione l’agricoltura dovrà essere uno degli impegni prioritari
della prossima Legislatura. Emerge l’esigenza di una spinta nuova e
propulsiva, di una reale capacità per produrre innovazione nelle politiche
agricole. Serve, insomma, un immediato cambiamento di rotta. Ed è in questo
contesto che va affrontato e risolto l’ormai annoso problema del costo del
carburante agricolo i cui aumenti non possono essere scaricati sugli
agricoltori senza che si mettano in atto provvedimenti in grado di ridurre
gli oneri e dare alle imprese uno slancio competitivo. I prossimi mesi
saranno, quindi, decisivi.
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