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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
15
 13 - 19 Apr.

  2007
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Attualità POLITICA

Gdo sempre più strategica per il vino Italiano

Un’indagine Acnielsen presentata a Vinitaly
Ormai quasi il 70% del vino italiano viene venduto al supermercato, e non solo quello da tavola o di minor prezzo, anzi: anche i prodotti di grande nome trovano sempre più spazio sugli scaffali della gdo. È comunque sempre più importante anche qui la vendita assistita


E pensare che fino a non tanto tempo fa c’erano produttori che rifiutavano assolutamente di utilizzare per le vendite dei propri vini i canali della grande distribuzione organizzata. Oppure c’erano quelli che la utilizzavano ma evitavano di comunicarlo quasi fosse un’onta. Poi c’erano quelli con i vini in vendita negli scaffali dei supermercati «ma solo perché qualche distributore, qualche strano intermediario, li aveva venduti a quella catena “senza che loro lo sapessero”».
Sta di fatto che oggi nei supermercati, negli ipermercati, nei grandi centri commerciali, si vende in volume quasi il 70% del vino italiano.
Per essere più precisi, nel 2006, secondo un’indagine dell’AcNielsen, presentata all’ultima edizione del Vinitaly di Verona, la quota di mercato di vino nella grande distribuzione ha raggiunto il 69,2% delle vendite totali (al netto, quindi, del circuito dei ristoranti, hotel, wine bar), con una crescita dello 0,2% in quantità, sul 2005, e un incremento del 2,5% in valore.
E a chi pensasse che si tratta di vino in gran parte in brik, facciamo subito cambiare idea sottolineando che più della metà del vino (52,9% per l’esattezza) venduto sugli scaffali di super e ipermercati è a denominazione di origine (doc, docg e igt) per un valore pari al 74% del mercato della gdo.

Sugli scaffali anche i «grandi»
Altro dato interessante che emerge da quest’ultima indagine dell’AcNielsen è che il maggior aumento delle vendite di vino nella gdo riguarda i vini a prezzo superiore ai 6,4 euro che nel 2006 hanno registrato un incremento del 12%. Va detto, comunque, che il 64% delle vendite si concentra ancora nell’intervallo tra i 2,6 e i 4,1 euro. Il prezzo medio dei vini venduti nella gdo è di 4,04 euro al litro e di 3,03 euro a bottiglia.
I dati, elaborati da AcNielsen, hanno mostrato anche quali sono i vini più venduti nella gdo nel 2006. A registrare la migliore performance è il Chianti, con oltre 34,6 milioni di euro, a seguire il Montepulciano d’Abruzzo, il Sangiovese (Emilia-Romagna e Toscana) e il Nero d’Avola. A crescere, comunque, sono soprattutto i vini a denominazione. In testa, udite udite, il Brunello di Montalcino (alla faccia di chi pensa che si tratti di un vino venduto in larga misura in boutique dell’enogastronomia) con un aumento del 68,5%, seguito da Nero d’Avola (42%), Gewurztraminer (38%), Morellino di Scansano (26%), Verdicchio di Jesi (23,8%), fino al Rosso di Montalcino a quota +15%.
Non solo: grandi vini come Brunello o Barolo fanno oggi bella mostra anche sugli scaffali dei discount. Proprio recentemente circa 80.000 bottiglie di Brunello di Montalcino sono state vendute da una catena discount con un prezzo di poco superiore ai 10 euro mentre il Barolo era prezzato a 9,90 euro.
A livello di packaging, sempre secondo la ricerca, il 62,9% delle vendite totali è orientato ai prodotti confezionati in vetro con il 37,4% rappresentato da 75 cL. Seguono confezioni in cartone (34,1%) e plastica (35%).
Insomma, per chi produce vino oggi più che mai è indispensabile fare i conti con la grande distribuzione organizzata.
Chi questo lo ha capito per tempo è riuscito a conseguire non solo risultati importanti per la propria azienda ma anche a conoscere meglio le dinamiche di approccio con un canale distributivo decisamente complesso.

L’esperienza del Soave
Tra le aziende che più di altre si sono impegnate a «sfruttare» al meglio il canale moderno vi è la Cantina di Soave. «Non è stato certo semplice – ha sottolineato il direttore Bruno Trentini, tra i relatori del convegno organizzato da L’Informatore Agrario nell’ultima edizione di Vinitaly – perché il dialogo con i responsabili della gdo è spesso basato esclusivamente sul prezzo. Noi, invece, tentiamo ogni volta di instaurare un rapporto sinergico, cerchiamo di valutare insieme ai buyer della gdo il posizionamento del vino, valutiamo anche modelli di vendita assistita. Tutto questo perché siamo convinti, e i risultati ci danno ragione, che da questo tipo di collaborazione nasce il successo sia per noi sia per la gdo».
«Quindi – ha proseguito Trentini – oggi la gdo rappresenta senza ombra di dubbio un canale strategico fondamentale per la vendita del vino. Ma anche a loro oggi si apre una nuova sfida. È quella di costruire con i produttori un nuovo modello di vendita assistita, una migliore comunicazione nei confronti dei consumatori. Limitarsi al prezzo sarebbe troppo pericoloso anche per loro. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che nonostante questa crescita della vendita dei vini di qualità nella gdo ancora oggi nel nostro Paese circa il 30-35% del vino acquistato dai consumatori è in brik. Insomma vi sono ancora moltissimi connazionali che vedono il vino come una bevanda idroalcolica. E se si vuole aumentare la cultura del vino tra i consumatori la grande distribuzione organizzata può giocare un ruolo fondamentale. E sarebbe un grande vantaggio anche per loro».
A questo proposito è intervenuto anche Vincenzo Carbone, del Consiglio direttivo di Federdistribuzione che ha evidenziato come «l’andamento delle vendite nel 2006 conferma il fenomeno sociologico di tanti consumatori italiani che vanno a cercare il vino di qualità sugli scaffali di supermercati e ipermercati. Oggi ci confrontiamo con un consumatore che evolve e che alterna al tempo stesso l’acquisto di un vino da 2-3 euro con quello di un vino da 14-20 euro; che vuol risparmiare, ma che desidera anche potersi togliere poi il gusto e lo sfizio di provare un vino “top”».
Un consumatore, quindi, sempre più complesso, questa è la verità che non devono mai dimenticare né i produttori ma nemmeno i responsabili della gdo.

 

Sommario rivista

Fabio Piccoli


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