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Gdo sempre più strategica per il vino Italiano |
Un’indagine Acnielsen presentata a Vinitaly
Ormai quasi il 70% del vino italiano viene venduto al supermercato, e non
solo quello da tavola o di minor prezzo, anzi: anche i prodotti di grande
nome trovano sempre più spazio sugli scaffali della gdo. È comunque sempre
più importante anche qui la vendita assistita
E pensare che fino a non tanto tempo fa c’erano produttori che rifiutavano
assolutamente di utilizzare per le vendite dei propri vini i canali della
grande distribuzione organizzata. Oppure c’erano quelli che la utilizzavano
ma evitavano di comunicarlo quasi fosse un’onta. Poi c’erano quelli con i
vini in vendita negli scaffali dei supermercati «ma solo perché qualche
distributore, qualche strano intermediario, li aveva venduti a quella catena
“senza che loro lo sapessero”».
Sta di fatto che oggi nei supermercati, negli ipermercati, nei grandi centri
commerciali, si vende in volume quasi il 70% del vino italiano.
Per essere più precisi, nel 2006, secondo un’indagine dell’AcNielsen,
presentata all’ultima edizione del Vinitaly di Verona, la quota di mercato
di vino nella grande distribuzione ha raggiunto il 69,2% delle vendite
totali (al netto, quindi, del circuito dei ristoranti, hotel, wine bar), con
una crescita dello 0,2% in quantità, sul 2005, e un incremento del 2,5% in
valore.
E a chi pensasse che si tratta di vino in gran parte in brik, facciamo
subito cambiare idea sottolineando che più della metà del vino (52,9% per
l’esattezza) venduto sugli scaffali di super e ipermercati è a denominazione
di origine (doc, docg e igt) per un valore pari al 74% del mercato della gdo.
Sugli scaffali anche i «grandi»
Altro dato interessante che emerge da quest’ultima indagine dell’AcNielsen è
che il maggior aumento delle vendite di vino nella gdo riguarda i vini a
prezzo superiore ai 6,4 euro che nel 2006 hanno registrato un incremento del
12%. Va detto, comunque, che il 64% delle vendite si concentra ancora
nell’intervallo tra i 2,6 e i 4,1 euro. Il prezzo medio dei vini venduti
nella gdo è di 4,04 euro al litro e di 3,03 euro a bottiglia.
I dati, elaborati da AcNielsen, hanno mostrato anche quali sono i vini più
venduti nella gdo nel 2006. A registrare la migliore performance è il
Chianti, con oltre 34,6 milioni di euro, a seguire il Montepulciano
d’Abruzzo, il Sangiovese (Emilia-Romagna e Toscana) e il Nero d’Avola. A
crescere, comunque, sono soprattutto i vini a denominazione. In testa, udite
udite, il Brunello di Montalcino (alla faccia di chi pensa che si tratti di
un vino venduto in larga misura in boutique dell’enogastronomia) con un
aumento del 68,5%, seguito da Nero d’Avola (42%), Gewurztraminer (38%),
Morellino di Scansano (26%), Verdicchio di Jesi (23,8%), fino al Rosso di
Montalcino a quota +15%.
Non solo: grandi vini come Brunello o Barolo fanno oggi bella mostra anche
sugli scaffali dei discount. Proprio recentemente circa 80.000 bottiglie di
Brunello di Montalcino sono state vendute da una catena discount con un
prezzo di poco superiore ai 10 euro mentre il Barolo era prezzato a 9,90
euro.
A livello di packaging, sempre secondo la ricerca, il 62,9% delle vendite
totali è orientato ai prodotti confezionati in vetro con il 37,4%
rappresentato da 75 cL. Seguono confezioni in cartone (34,1%) e plastica
(35%).
Insomma, per chi produce vino oggi più che mai è indispensabile fare i conti
con la grande distribuzione organizzata.
Chi questo lo ha capito per tempo è riuscito a conseguire non solo risultati
importanti per la propria azienda ma anche a conoscere meglio le dinamiche
di approccio con un canale distributivo decisamente complesso.
L’esperienza del Soave
Tra le aziende che più di altre si sono impegnate a «sfruttare» al meglio il
canale moderno vi è la Cantina di Soave. «Non è stato certo semplice – ha
sottolineato il direttore Bruno Trentini, tra i relatori del convegno
organizzato da L’Informatore Agrario nell’ultima edizione di Vinitaly –
perché il dialogo con i responsabili della gdo è spesso basato
esclusivamente sul prezzo. Noi, invece, tentiamo ogni volta di instaurare un
rapporto sinergico, cerchiamo di valutare insieme ai buyer della gdo il
posizionamento del vino, valutiamo anche modelli di vendita assistita. Tutto
questo perché siamo convinti, e i risultati ci danno ragione, che da questo
tipo di collaborazione nasce il successo sia per noi sia per la gdo».
«Quindi – ha proseguito Trentini – oggi la gdo rappresenta senza ombra di
dubbio un canale strategico fondamentale per la vendita del vino. Ma anche a
loro oggi si apre una nuova sfida. È quella di costruire con i produttori un
nuovo modello di vendita assistita, una migliore comunicazione nei confronti
dei consumatori. Limitarsi al prezzo sarebbe troppo pericoloso anche per
loro. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che nonostante questa crescita
della vendita dei vini di qualità nella gdo ancora oggi nel nostro Paese
circa il 30-35% del vino acquistato dai consumatori è in brik. Insomma vi
sono ancora moltissimi connazionali che vedono il vino come una bevanda
idroalcolica. E se si vuole aumentare la cultura del vino tra i consumatori
la grande distribuzione organizzata può giocare un ruolo fondamentale. E
sarebbe un grande vantaggio anche per loro».
A questo proposito è intervenuto anche Vincenzo Carbone, del Consiglio
direttivo di Federdistribuzione che ha evidenziato come «l’andamento delle
vendite nel 2006 conferma il fenomeno sociologico di tanti consumatori
italiani che vanno a cercare il vino di qualità sugli scaffali di
supermercati e ipermercati. Oggi ci confrontiamo con un consumatore che
evolve e che alterna al tempo stesso l’acquisto di un vino da 2-3 euro con
quello di un vino da 14-20 euro; che vuol risparmiare, ma che desidera anche
potersi togliere poi il gusto e lo sfizio di provare un vino “top”».
Un consumatore, quindi, sempre più complesso, questa è la verità che non
devono mai dimenticare né i produttori ma nemmeno i responsabili della gdo.
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