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Imprenditorialità chiave di crescita dell’ortofrutta |
Il nostro sistema ortofrutticolo per crescere deve aumentare le masse
critiche, migliorare l’efficienza gestionale, innovare il prodotto e
diversificare i mercati di destinazione. Solo così si potranno ottimizzare i
contributi della nuova ocm
L'imminente appuntamento del Macfrut costituisce un’ottima occasione per
qualche riflessione sul nostro sistema ortofrutticolo.
Da quando la riforma dell’attuale organizzazione comune di mercato è entrata
nel vivo, infatti, mi pare che si sia un poco perso di vista l’obiettivo
prioritario da perseguire per garantire un futuro alle nostre produzioni
ortofrutticole che, a mio avviso, è un deciso recupero di competitività e
posizioni nello scenario internazionale, almeno per il fresco.
Viceversa, tutte le attenzioni sono state dedicate ad analisi d’impatto e
simulazioni sulla portata della riforma in termini di risorse che fruiranno
del sistema e sulla loro utilizzabilità.
Non mi dilungo ulteriormente sul tema, non perché non lo ritenga importante,
anzi strategico, ma perché non sarà certamente decisivo per le sorti della
nostra ortofrutticoltura come non lo è stata la precedente organizzazione
comune di mercato. L’entità delle risorse in gioco e i vincoli nella loro
utilizzazione, quale che sia lo snellimento delle procedure che verrà
adottato, potranno infatti essere solo un ottimo coadiuvante a concreti
processi di crescita imprenditoriale.
Vorrei quindi focalizzare il mio intervento sulla necessità di mantenere
forte l’attenzione proprio alla imprenditorialità delle aziende, contando
prima sulle nostre forze che sui contributi, puntando ad aumentare le masse
critiche, migliorandone l’efficienza gestionale, innovando il prodotto e
diversificando i mercati di destinazione.
Partirei proprio dall’ultimo punto per riportarci alla realtà.
I primi risultati provvisori per il 2006 ci dicono che la nostra bilancia
commerciale frutticola è migliorata a valore, ma è decisamente peggiorata a
quantità per effetto sia dell’aumento dell’import che della riduzione
dell’export.
Nei primi dieci mesi, poi, la Germania ha continuato a consolidarsi come
primo mercato di destinazione e l’Unione Europea allargata rimane il nostro
vero mercato.
Vi sono tanti tentativi di oltrepassare il mare per cercare nuove
destinazioni ma, fino ad ora, nessuno di questi ha raggiunto dimensioni
significative.
La concentrazione dimensionale delle imprese di commercializzazione, sia di
natura cooperativa che di capitali, procede ormai speditamente ma, al
momento, le nuove aggregazioni realizzano più economie di gestione rispetto
allo sviluppo di nuovi orizzonti di gestione e di mercato. Una logistica via
mare integrata e organizzata nelle aree-destino con piattaforme in loco è
ancora lontana dai nostri pensieri e, quindi, la nostra presenza fuori
dall’Europa è ancora sporadica e senza radici.
Venendo all’innovazione di prodotto, vorrei sottolineare due aspetti. Il
primo riguarda la brevettazione delle varietà e il loro sfruttamento
commerciale sul modello Pink Lady e Zespri Gold.
A questo livello non siamo abbastanza aggressivi, non abbiamo una strategia
Paese da leader, quali potremmo essere, con nostri programmi di ricerca
mirati e adeguati investimenti, salvo rari e sporadici casi, ma ci limitiamo
a entrare da comprimari nelle iniziative sviluppate da altri player, subendo
le strategie decise altrove, dove spesso finiscono anche gran parte degli
utili.
Il secondo aspetto riguarda viceversa il packaging: in tutto l’alimentare
negli ultimi anni si è assistito a un’evoluzione delle confezioni senza
precedenti, dagli yogurt ai salumi, dalle bevande a base di frutta ai
gelati, mentre l’ortofrutta fresca nazionale rimane fedele ai suoi
imballaggi da trasporto per la vendita sfusa. Siamo proprio convinti che il
prodotto sfuso sia sempre meglio di una confezione accattivante, che
identifichi in modo univoco e posizioni il prodotto, magari fornendo anche
qualche servizio aggiuntivo al consumatore in termini di informazioni sulle
modalità d’uso e/o migliore conservabilità? La risposta non è così
scontatamente negativa come si potrebbe pensare guardando gli scaffali della
distribuzione moderna in Italia, se solo si ha l’opportunità di vedere uno
scaffale della distribuzione inglese o americana, dove si può scegliere
nell’ambito della stessa categoria di frutta o verdura quello che fa al caso
nostro con la stessa facilità con cui in Italia scegliamo la nostra marca di
pasta.
Lavoriamo quindi al meglio per una nuova ocm adatta alle nostre esigenze, ma
acceleriamo contestualmente dall’interno il rinnovamento del nostro sistema
ortofrutticolo per mantenere l’attuale assetto produttivo che risulta
improponibile senza un deciso processo di rinnovamento.
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