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Distillare ancora? L’Europa del vino è divisa |
Spagna e Francia contro Italia. Viticoltori contro industriali
distillatori e grandi cantine. La distillazione muove interessi cospicui e
divergenti di cui la riforma dell’ocm vino dovrà tener conto. Le alternative
possibili però non sono chiare
Con garbo, ma con una certa decisione, l’Unione Europea studia il settore
del vino e delle viti, in attesa di una modifica all’attuale organizzazione
comune di mercato. è stata preannunciata una proposta di nuova legislazione
per fine anno. Riforma inevitabile.
Sono usciti da pochi giorni alcuni studi dell’Unione sul settore, di cui
vale la pena riprendere alcuni dati. L’Unione Europea è la più grande area
di coltivazione della vite e di consumo del vino nel mondo: produce e
consuma il 60% del totale, Francia, Italia e Spagna occupano la maggior
parte di tale quota.
Un altro elemento da tener presente è che il consumo di vino cala in modo
lento ma inesorabile, tuttavia l’export di vino europeo è ancora a saldo
positivo, nonostante l’assalto dei nuovi Paesi produttori. Esportiamo vini
di buon valore, ma importiamo vini economici da Australia, Sud Africa e
Cile. Attenzione, la Gran Bretagna è l’unico Paese a consumi crescenti, ma
anche quello che importa maggiormente da fuori Ue. I nuovi Paesi concorrenti
dell’altro emisfero non producono molto in assoluto, ma consumano poco e
sono totalmente orientati all’export con vini economici, ma molto ben
presentati.
La tecnica di marketing è basata su pochi messaggi chiari, etichette
semplici, con l’affermazione del vitigno, ad esempio: Cabernet, Sauvignon,
ecc., il nome del produttore e non di altre denominazioni di territorio e di
origine. Forse, noi europei abbiamo etichette ridondanti, insinua la
Commissione. Si uniscono a questa osservazione i rappresentanti
internazionali della gdo che è la principale venditrice di vini. Gli Usa
producono ogni giorno di più, ma non sono così aggressivi nell’export, in
quanto rivolti a un mercato interno.
I prezzi sono fortemente calanti in tutta l’Ue da almeno un triennio, ma il
problema è la sovrapproduzione di fronte a un rallentamento «strutturale»
dei consumi. Il tema è antico, l’Ue ha infatti costruito, a suo tempo, un’ocm
basata sul controllo delle produzioni: blocco dei nuovi impianti attraverso
il sistema delle «quote di produzione» e premi agli espianti. Blocco
tuttavia compensato da provvedimenti contradditori come il finanziamento ai
nuovi impianti.
Tali misure hanno però assorbito il 37% del budget. Ben 500.000 ha sono
stati espiantati, ma ci sono state molte eccezioni, legittime e illegittime,
per nuovi impianti. Il controllo delle superfici si è rivelato una misura a
maglia larga, con molte deroghe e di scarsa efficienza. La distillazione è
la misura principe dell’ocm. Il principio è quello della diminuzione
dell’offerta attraverso una sua «distrazione» merceologica: tolgo vino e lo
trasformo in alcol, altra categoria, altro mercato.
Negli ultimi anni è stata distillata una media di 26 milioni di ettolitri
pari al 15% della produzione, con punte anche del 25%, impegnando il 47%
delle risorse. Gran parte di queste risorse sono state assorbite dalla
Spagna. Noi italiani siamo terzi. Una misura che toglie dal mercato una
parte della produzione e che si prolunga per oltre un decennio diventa
strutturale. Il mercato pertanto se l’aspetta e diventa inefficiente. I
giudizi sono comunque ancora cauti. Uno studio dell’anno scorso, richiesto
dalla Commissione a consulenti privati, riferisce che non ci sono prove di
correlazione positiva tra distillazione e prezzi. Secondo lo studio si
distilla, ma non aumentano i prezzi. Prima di condannare questa misura
occorre meditare bene per non gettare il bambino con l’acqua sporca.
Qualcuno pensa alla produzione del bioetanolo da vino quale combustibile.
L’alcol da vino ha già un proprio mercato, la questione è capire se
distillare serve e se ne
vale la pena.
Gli interessi in campo sono molti e ancora una volta divergenti tra Paesi:
Spagna e Francia contro Italia. Viticoltori contro industriali distillatori
e viticoltori contro grandi cantine. Il giro d’affari della distillazione e
dello stoccaggio di alcool è stato di ben 516 milioni di euro nel 2004 (47%
del budget) e sarà molto superiore nel 2005. Vi sono alternative? Ammesso
che la distillazione, misura «accoppiata» dunque proibita dagli accordi Wto,
debba essere soppressa, quali sono le altre scelte? Il premio per ettaro mal
si presta a questo settore. Oppure è più utile varare un grande piano di
espianti? Dunque idee cercasi, possibilmente prima della fine dell’anno,
come correttamente annunciato, la Commissione esca con uno studio di impatto
e con una nuova proposta di organizzazione di mercato.
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