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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
15
 7-13 Apr.

  2006
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Editoriale

Distillare ancora? L’Europa del vino è divisa
Antonio Piccinini

Spagna e Francia contro Italia. Viticoltori contro industriali distillatori e grandi cantine. La distillazione muove interessi cospicui e divergenti di cui la riforma dell’ocm vino dovrà tener conto. Le alternative possibili però non sono chiare   

Con garbo, ma con una certa decisione, l’Unione Europea studia il settore del vino e delle viti, in attesa di una modifica all’attuale organizzazione comune di mercato. è stata preannunciata una proposta di nuova legislazione per fine anno. Riforma inevitabile.
Sono usciti da pochi giorni alcuni studi dell’Unione sul settore, di cui vale la pena riprendere alcuni dati. L’Unione Europea è la più grande area di coltivazione della vite e di consumo del vino nel mondo: produce e consuma il 60% del totale, Francia, Italia e Spagna occupano la maggior parte di tale quota.
Un altro elemento da tener presente è che il consumo di vino cala in modo lento ma inesorabile, tuttavia l’export di vino europeo è ancora a saldo positivo, nonostante l’assalto dei nuovi Paesi produttori. Esportiamo vini di buon valore, ma importiamo vini economici da Australia, Sud Africa e Cile. Attenzione, la Gran Bretagna è l’unico Paese a consumi crescenti, ma anche quello che importa maggiormente da fuori Ue. I nuovi Paesi concorrenti dell’altro emisfero non producono molto in assoluto, ma consumano poco e sono totalmente orientati all’export con vini economici, ma molto ben presentati.
La tecnica di marketing è basata su pochi messaggi chiari, etichette semplici, con l’affermazione del vitigno, ad esempio: Cabernet, Sauvignon, ecc., il nome del produttore e non di altre denominazioni di territorio e di origine. Forse, noi europei abbiamo etichette ridondanti, insinua la Commissione. Si uniscono a questa osservazione i rappresentanti internazionali della gdo che è la principale venditrice di vini. Gli Usa producono ogni giorno di più, ma non sono così aggressivi nell’export, in quanto rivolti a un mercato interno.
I prezzi sono fortemente calanti in tutta l’Ue da almeno un triennio, ma il problema è la sovrapproduzione di fronte a un rallentamento «strutturale» dei consumi. Il tema è antico, l’Ue ha infatti costruito, a suo tempo, un’ocm basata sul controllo delle produzioni: blocco dei nuovi impianti attraverso il sistema delle «quote di produzione» e premi agli espianti. Blocco tuttavia compensato da provvedimenti contradditori come il finanziamento ai nuovi impianti.
Tali misure hanno però assorbito il 37% del budget. Ben 500.000 ha sono stati espiantati, ma ci sono state molte eccezioni, legittime e illegittime, per nuovi impianti. Il controllo delle superfici si è rivelato una misura a maglia larga, con molte deroghe e di scarsa efficienza. La distillazione è la misura principe dell’ocm. Il principio è quello della diminuzione dell’offerta attraverso una sua «distrazione» merceologica: tolgo vino e lo trasformo in alcol, altra categoria, altro mercato.
Negli ultimi anni è stata distillata una media di 26 milioni di ettolitri pari al 15% della produzione, con punte anche del 25%, impegnando il 47% delle risorse. Gran parte di queste risorse sono state assorbite dalla Spagna. Noi italiani siamo terzi. Una misura che toglie dal mercato una parte della produzione e che si prolunga per oltre un decennio diventa strutturale. Il mercato pertanto se l’aspetta e diventa inefficiente. I giudizi sono comunque ancora cauti. Uno studio dell’anno scorso, richiesto dalla Commissione a consulenti privati, riferisce che non ci sono prove di correlazione positiva tra distillazione e prezzi. Secondo lo studio si distilla, ma non aumentano i prezzi. Prima di condannare questa misura occorre meditare bene per non gettare il bambino con l’acqua sporca.
Qualcuno pensa alla produzione del bioetanolo da vino quale combustibile. L’alcol da vino ha già un proprio mercato, la questione è capire se distillare serve e se ne
vale la pena.
Gli interessi in campo sono molti e ancora una volta divergenti tra Paesi: Spagna e Francia contro Italia. Viticoltori contro industriali distillatori e viticoltori contro grandi cantine. Il giro d’affari della distillazione e dello stoccaggio di alcool è stato di ben 516 milioni di euro nel 2004 (47% del budget) e sarà molto superiore nel 2005. Vi sono alternative? Ammesso che la distillazione, misura «accoppiata» dunque proibita dagli accordi Wto, debba essere soppressa, quali sono le altre scelte? Il premio per ettaro mal si presta a questo settore. Oppure è più utile varare un grande piano di espianti? Dunque idee cercasi, possibilmente prima della fine dell’anno, come correttamente annunciato, la Commissione esca con uno studio di impatto e con una nuova proposta di organizzazione di mercato.

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