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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
14
 6 - 12 Apr.

  2007
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Attualità POLITICA

Agea senza colpe per i ritardati pagamenti della pac

Tante domande presentate, risorse finanziarie insufficienti
Molti agricoltori sono ancora in attesa degli importi loro spettanti, non per inefficienze dell’organismo pagatore, ma perché l’Italia complessivamente ha fatto una richiesta di fondi europei superiore a quanto inizialmente assegnato


Ogni volta che ci sono dei ritardi nei pagamenti degli aiuti della pac, il primo capro espiatorio è sempre Agea, la quale è sistematicamente incolpata. Ma non sempre ci si indovina. Anzi, come nel caso del mancato pagamento di una parte delle domande accolte nell’ambito della programmazione per lo sviluppo rurale del periodo 2000-2006, si può dimostrare in modo inequivocabile che l’organismo pagatore nazionale non c’entra alcunché.
Gli agricoltori che non hanno ancora ottenuto i premi di cui hanno diritto non possono invocare carenze da parte di Agea. E le stesse Regioni che sono direttamente esposte alle lamentele degli operatori non sono legittimate a scaricare le colpe all’autorità che gestisce la fase dei pagamenti.

L’overbooking
Il problema è diverso, non siamo in presenza di una palese inefficienza della Pubblica amministrazione.
Nel caso dei mancati pagamenti delle domande del vecchio Psr, paradossalmente, c’è un problema di abbondanza, nel senso che l’Italia è stata così brava a gestire le misure della politica di sviluppo rurale da prenotare una quantità di risorse finanziarie superori a quanto inizialmente assegnato.
In gergo tecnico si dice che c’è stato overbooking e cioè che, in sede di istruttoria delle domande, sono state approvate istanze che complessivamente richiedevano una disponibilità di fondi superiore a quella contenuta nelle tabelle finanziarie pluriennali.
È chiaro dunque come, alla fine dei sette anni del periodo di programmazione, si sia verificato che una parte delle domande accolte, e nei confronti delle quali gli agricoltori richiedenti facevano legittimo affidamento per quanto riguarda la corretta e tempestiva liquidazione, siano rimaste scoperte.
Da qui lo stato di malessere e le numerose polemiche che sono seguite negli ultimi mesi.
Nel corso del periodo di programmazione 2000-2006, l’Italia ha utilizzato risorse comunitarie per complessivi 4.624,20 milioni di euro, in più ha accettato domande per ulteriori 600 milioni di euro che sono rimaste, al momento, inevase par carenza della necessaria liquidità.
Da notare come il nostro Paese abbia beneficiato di ulteriori fondi, oltre a quelli inizialmente stanziati da Bruxelles.
In particolare è intervenuta la modulazione obbligatoria, introdotta con la riforma della pac del 2003 e funzionante dal 2005, la quale ha mobilitato quasi 70 milioni di euro di ulteriori disponibilità finanziarie.
Inoltre, l’Italia ha beneficiato della ripartizione delle economie di spesa che si sono registrate negli altri Stati membri, in quelli cioè meno virtuosi in quanto a programmazione e attuazione della politica di sviluppo rurale.
Nel complesso, è arrivato un supplemento di circa 44 milioni di euro.
Nonostante ciò, sono rimaste numerose domande non pagate. In particolare si tratta delle misure per superficie, tipo gli aiuti agroambientali, quelli per il rimboschimento e le indennità compensative.

Quattro possibili soluzioni
Quali sono i possibili rimedi della situazione? Ci sono quattro possibilità per chiudere la vicenda. La prima è quella di attendere l’approvazione del Psr 2007-2013, dopo di che liquidare le domande in sospeso utilizzando i fondi destinati al nuovo periodo di programmazione.
Questa opzione prevede un problema non da poco: c’è da attendere che la Commissione conceda il via libera ai nuovi piani regionali, prima di poter autorizzare la spesa.
La seconda possibilità, ormai sfumata perché il Ministero dell’economia non ha accolto l’idea, è quella che lo Stato effettui delle anticipazioni finanziarie a favore di Agea, la quale procede ai pagamenti per poi recuperare gli importi sempre sul Psr 2007-2013.
Qualche mese fa ci sono state forti pressioni sul Governo perché si arrivasse a questa soluzione, ma non c’è stato nulla da fare.
La terza soluzione prevede che le anticipazioni ad Agea vengano fatte dalle Regioni, le quali poi recuperano le somme dal nuovo programma di politica rurale.
Alcune Regioni hanno operato in tal senso, ma siamo ben lontani dal mettere insieme i fondi necessari per pagare tutte le domande in sospeso.
Infine, ci sono altre misure, come ad esempio la messa a disposizione degli agricoltori interessati di strumenti per l’accesso ai finanziamenti bancari in condizioni di favore, per quanto riguarda le garanzie da fornire agli istituti di credito e i tassi di interesse passivi da corrispondere.
Qualche Regione si è mossa in questi termini, ma non tutti gli agricoltori hanno giudicato efficace la soluzione.
In definitiva, l’esperienza della chiusura del periodo di programmazione 2000-2006 del Psr affida un importante insegnamento.
La gestione delle misure di politica agraria è articolata e complessa. Spesso capita di trovarsi di fronte a problemi che non sono imputabili agli errori e alla mancanza di volontà della Pubblica amministrazione. Prima di additare frettolosamente i presunti colpevoli, è dunque necessario accertarsi di come realmente stanno le cose.

 

Sommario rivista

C.Di.


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