POLITICA |
|
Agea senza colpe per i ritardati pagamenti della
pac |
Tante domande presentate, risorse finanziarie insufficienti
Molti agricoltori sono ancora in attesa degli importi loro spettanti, non
per inefficienze dell’organismo pagatore, ma perché l’Italia
complessivamente ha fatto una richiesta di fondi europei superiore a quanto
inizialmente assegnato
Ogni volta che ci sono dei ritardi nei pagamenti degli aiuti della pac, il
primo capro espiatorio è sempre Agea, la quale è sistematicamente incolpata.
Ma non sempre ci si indovina. Anzi, come nel caso del mancato pagamento di
una parte delle domande accolte nell’ambito della programmazione per lo
sviluppo rurale del periodo 2000-2006, si può dimostrare in modo
inequivocabile che l’organismo pagatore nazionale non c’entra alcunché.
Gli agricoltori che non hanno ancora ottenuto i premi di cui hanno diritto
non possono invocare carenze da parte di Agea. E le stesse Regioni che sono
direttamente esposte alle lamentele degli operatori non sono legittimate a
scaricare le colpe all’autorità che gestisce la fase dei pagamenti.
L’overbooking
Il problema è diverso, non siamo in presenza di una palese inefficienza
della Pubblica amministrazione.
Nel caso dei mancati pagamenti delle domande del vecchio Psr,
paradossalmente, c’è un problema di abbondanza, nel senso che l’Italia è
stata così brava a gestire le misure della politica di sviluppo rurale da
prenotare una quantità di risorse finanziarie superori a quanto inizialmente
assegnato.
In gergo tecnico si dice che c’è stato overbooking e cioè che, in sede di
istruttoria delle domande, sono state approvate istanze che complessivamente
richiedevano una disponibilità di fondi superiore a quella contenuta nelle
tabelle finanziarie pluriennali.
È chiaro dunque come, alla fine dei sette anni del periodo di
programmazione, si sia verificato che una parte delle domande accolte, e nei
confronti delle quali gli agricoltori richiedenti facevano legittimo
affidamento per quanto riguarda la corretta e tempestiva liquidazione, siano
rimaste scoperte.
Da qui lo stato di malessere e le numerose polemiche che sono seguite negli
ultimi mesi.
Nel corso del periodo di programmazione 2000-2006, l’Italia ha utilizzato
risorse comunitarie per complessivi 4.624,20 milioni di euro, in più ha
accettato domande per ulteriori 600 milioni di euro che sono rimaste, al
momento, inevase par carenza della necessaria liquidità.
Da notare come il nostro Paese abbia beneficiato di ulteriori fondi, oltre a
quelli inizialmente stanziati da Bruxelles.
In particolare è intervenuta la modulazione obbligatoria, introdotta con la
riforma della pac del 2003 e funzionante dal 2005, la quale ha mobilitato
quasi 70 milioni di euro di ulteriori disponibilità finanziarie.
Inoltre, l’Italia ha beneficiato della ripartizione delle economie di spesa
che si sono registrate negli altri Stati membri, in quelli cioè meno
virtuosi in quanto a programmazione e attuazione della politica di sviluppo
rurale.
Nel complesso, è arrivato un supplemento di circa 44 milioni di euro.
Nonostante ciò, sono rimaste numerose domande non pagate. In particolare si
tratta delle misure per superficie, tipo gli aiuti agroambientali, quelli
per il rimboschimento e le indennità compensative.
Quattro possibili soluzioni
Quali sono i possibili rimedi della situazione? Ci sono quattro possibilità
per chiudere la vicenda. La prima è quella di attendere l’approvazione del
Psr 2007-2013, dopo di che liquidare le domande in sospeso utilizzando i
fondi destinati al nuovo periodo di programmazione.
Questa opzione prevede un problema non da poco: c’è da attendere che la
Commissione conceda il via libera ai nuovi piani regionali, prima di poter
autorizzare la spesa.
La seconda possibilità, ormai sfumata perché il Ministero dell’economia non
ha accolto l’idea, è quella che lo Stato effettui delle anticipazioni
finanziarie a favore di Agea, la quale procede ai pagamenti per poi
recuperare gli importi sempre sul Psr 2007-2013.
Qualche mese fa ci sono state forti pressioni sul Governo perché si
arrivasse a questa soluzione, ma non c’è stato nulla da fare.
La terza soluzione prevede che le anticipazioni ad Agea vengano fatte dalle
Regioni, le quali poi recuperano le somme dal nuovo programma di politica
rurale.
Alcune Regioni hanno operato in tal senso, ma siamo ben lontani dal mettere
insieme i fondi necessari per pagare tutte le domande in sospeso.
Infine, ci sono altre misure, come ad esempio la messa a disposizione degli
agricoltori interessati di strumenti per l’accesso ai finanziamenti bancari
in condizioni di favore, per quanto riguarda le garanzie da fornire agli
istituti di credito e i tassi di interesse passivi da corrispondere.
Qualche Regione si è mossa in questi termini, ma non tutti gli agricoltori
hanno giudicato efficace la soluzione.
In definitiva, l’esperienza della chiusura del periodo di programmazione
2000-2006 del Psr affida un importante insegnamento.
La gestione delle misure di politica agraria è articolata e complessa.
Spesso capita di trovarsi di fronte a problemi che non sono imputabili agli
errori e alla mancanza di volontà della Pubblica amministrazione. Prima di
additare frettolosamente i presunti colpevoli, è dunque necessario
accertarsi di come realmente stanno le cose.
|