POLITICA |
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I controlli di Agecontrol fanno discutere |
Manca lo spirito di collaborazione
Gli operatori del settore ortofrutticolo lamentano una rigidità eccessiva
nell’applicazione di norme che implicano una pesante burocrazia
Da quasi un anno ormai Agecontrol svolge direttamente i controlli di
conformità previsti dalle norme italiane ed europee sull’ortofrutta
esportata e importata. Il passaggio di competenze dall’Ice ha creato, e
purtroppo continua a creare, qualche problema di troppo agli operatori del
settore.
Con i tecnici dell’Ice le aziende avevano trovato un modus vivendi e un
modus operandi che è d’improvviso radicalmente cambiato.
I più interpretavano il loro lavoro come un momento di assistenza alle
imprese, erano degli ottimi consulenti gratuiti di tutto il settore
ortofrutticolo.
«Quando non vedevano la malafede – ricorda un operatore che preferisce
rimanere anonimo – si mettevano accanto a noi e ci spiegavano perché si
doveva impiegare un certo tipo di imballaggio, ci davano tutti gli elementi
necessari per etichettare in modo corretto i contenitori, rilevavano le vere
conformità o non conformità relativamente a selezione, lavorazione,
confezione e presentazione dell’ortofrutta nazionale ed estera. Ma se uno di
noi era recidivo, o aveva atteggiamenti “da furbo” erano inflessibili
nell’intervento e nella sanzione».
Rigore eccessivo
Oggi è tutto cambiato e gli operatori si lamentano di non trovare nei
tecnici dell’Agecontrol lo stesso atteggiamento; anzi, rilevano una sorta di
ricerca del cavillo, in particolare sui controlli cartacei, per elevare
sanzioni e per mettere in difficoltà chi già sta soffrendo una situazione
commerciale di ristagno o decremento dei consumi, con la concorrenza di
merce che arriva in modo sempre più massiccio dall’estero.
C’è, ad esempio, chi deve fermare l’attività per una o due ore per seguire
la procedura di controllo e la stesura di un verbale solo e semplicemente
per il fatto che il conferente, per un prodotto che viene commercializzato
sul mercato italiano, dopo avere indicato in etichetta per esempio «zona di
produzione Salerno-Campania» ha dimenticato di scrivere «Italia».
Ora, nessuno chiede di non fare controlli, ci mancherebbe!
Quello che tutti si augurano è un’applicazione delle norme vigenti con
intelligenza, altrimenti si registrano casi come quello di una multa di 516
euro elevata non perché la merce non aveva una corretta etichetta, non
perché era lavorata «da cani», non perché gli imballaggi riportavano una
tara non veritiera, o perché mancava qualche cosa sul prodotto o
sull’involucro, ma semplicemente perché nelle fatture accompagnatorie vicino
alla descrizione del prodotto, al numero dei colli, al prezzo, all’Iva,
mancava il termine «Italia» (c’era però scritto Emilia-Romagna!). Sono a
conoscenza anche di sanzioni per importi di 1.100 euro per merce trovata in
magazzino, arrivata all’impresa ma in attesa di verifiche relative proprio
al rispetto delle normative e per un eventuale ricondizionamento, e non per
essere avviata sui canali commerciali.
Serve più collaborazione
Insomma, vorrei sottolineare che in ogni campo il sistema migliore per
ottenere i risultati attesi (e questo spero sia lo spirito di Agecontrol)
sta nel coinvolgimento, nella partecipazione alla soluzione dei problemi,
sta nel creare un ponte di fiducia fra chi effettua il controllo e i
controllati. E non mi si venga a tirare fuori la storiella «dell’omissione
d’atti d’ufficio» in quanto pubblici ufficiali.
Vorrei sapere quante denunce per omissione d’atti d’ufficio hanno ricevuto i
vecchi controllori Ice nel corso di 50 anni e più di attività.
Volendo essere pignoli, potrei anch’io sottolineare che, ad esempio, alcune
aziende commerciali, alla fine del primo trimestre, non hanno ancora
ricevuto il numero di protocollo relativo all’invio della notifica di
spedizione (altro adempimento inutile e dispendioso per tutti)
In questo caso chi sanziona tali inadempienze? All’inizio del secondo
trimestre quale numero andrà inserito nei documenti accompagnatori? Termino
con un appello.
Amici di Agecontrol, continuate a fare bene il vostro lavoro ma abbiate
rispetto per gli operatori commerciali seri, aiutateli nel loro lavoro che
con una burocrazia pesante come quella italiana sta diventando ingestibile e
mette in una condizione impari nella concorrenza internazionale.
Se vi capiterà di visitare i mercati di Monaco di Baviera, di Berlino, di
Parigi Rungis o di Barcellona, forse tornerete con la consapevolezza che gli
operatori ortofrutticoli italiani sono fra i più corretti d’Europa.
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