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Ogm in agricoltura: tutto da rifare sulla
coesistenza |
La Corte costituzionale boccia la legge
La complessa vicenda del possibile utilizzo di piante transgeniche nel
nostro Paese si arricchisce di un nuovo capitolo che mette in discussione
anche la moratoria alla coltivazione
La Corte costituzionale, con la sentenza 116 dell’8-3-2006, depositata il
17 marzo, ha dichiarato illegittime alcune parti sostanziali della legge
italiana (la 5/2005) sulla coesistenza tra colture convenzionali, biologiche
e gm. La pronuncia potrebbe di fatto annullare la moratoria sulle
coltivazioni gm prevista dall’articolo 8 dalle legge sotto accusa, dando
quindi via libera alla coltivazione in campo.
La Consulta giudica in primo luogo indefinibile la natura giuridica
dell’atto (decreto ministeriale) con il quale la legge prevede le modalità
per adottare le norme quadro per la coesistenza, mentre a suo giudizio è
necessaria una regolamentazione tramite fonti primarie.
In secondo luogo, i giudici costituzionali ritengono che con il
provvedimento vengano date indicazioni relative a piani regionali di
coesistenza lesive della competenza legislativa delle Regioni in materia di
agricoltura.
Per giungere a questa conclusione la Corte ha messo in discussione gli
articoli 3, 4, 6, comma 1, e 7 e conseguentemente anche l’articolo 5, commi
3 e 4, l’articolo 6, comma 2, e l’articolo 8.
La sentenza è stata resa pubblica il giorno stesso in cui a Palazzo Chigi si
teneva la riunione del Tavolo agroalimentare dedicata al documento
contenente le linee guida sulla coesistenza tra colture transgeniche,
convenzionali e biologiche, messo a punto dal comitato consultivo in materia
istituito proprio con la legge 5/2005 che la Corte ha così puntigliosamente
criticato.
Di questo pronunciamento della Consulta, però, nel corso della riunione non
si è parlato. Lo hanno riferito molti dei partecipanti, increduli del fatto
che il Governo non fosse a conoscenza della decisione della Consulta.
Il ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno ha reagito annunciando
«di avere telefonato al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco
Errani, per concordare una linea comune», e affermando che «entro la
prossima settimana definiremo un provvedimento d’urgenza che permetta al
sistema agricolo italiano di superare la fase di transizione politica
collegata allo scioglimento delle Camere». «Nessuno – ha dichiarato il
ministro Alemanno – ha mai messo in discussione le competenze legislative
delle regioni in materia di coesistenza agricola per l’utilizzo degli ogm,
tant’è vero che il decreto legge sulla materia è stato promulgato d’intesa
con la Conferenza Stato-Regioni e che per tutti gli atti applicativi era
prevista questa intesa».
«La sentenza della Corte costituzionale apre un grave vuoto normativo anche
perché viene meno la moratoria temporanea per la coltivazione di ogm, con
rischi pesantissimi per i nostri prodotti di qualità», ha commentato la
senatrice dei Verdi Loredana De Petris. «Ora è indispensabile – ha aggiunto
–
che tutte le Regioni che ancora non hanno provveduto in tal senso adottino
leggi per la tutela, in via transitoria, del proprio territorio, per
consentire al nuovo Parlamento di legiferare efficacemente, nel rispetto
dell’orientamento contrario agli ogm della stragrande maggioranza dei
consumatori e degli agricoltori e del principio di precauzione».
La posizione di agricoltori e consumatori è ribadita anche dalla Coldiretti
che ha sollecitato nuovamente un dibattito pubblico e chiede di investire
nella ricerca per evitare di aprire la strada al rischio di «contaminare
irreversibilmente l’ambiente e di danneggiare la salute dei cittadini».
L’organizzazione ricorda che in una ricerca realizzata dall’Inran (vedi
L’Informatore Agrario n. 11, pag. 15) viene sottolineata la necessità di
«effettuare ulteriori analisi mirate ad analizzare eventuali effetti non
solo nell’immediato, ma anche a medio-lungo termine».
Massima chiarezza chiede pure la Cia, che ribadisce come a suo parere gli
ogm non servano all’agricoltura e che va sempre tenuto fermo il concetto del
principio di precauzione per tutelare i consumatori».
Per Andrea Ferrante, presidente dell’Aiab, c’è «bisogno urgente di una
normativa chiara a tutti i livelli: comunitario, nazionale e regionale».
Anche Copagri chiede che dopo la sentenza ci sia certezza normativa e si
domanda a cosa sia servita la peraltro brevissima riunione del Tavolo
agroalimentare alla luce delle decisioni dei giudici costituzionali.
Le norme contestate |
Le linee guida sulla coesistenza sono suddivise in sei articoli.
- All’articolo 1 sono definite le misure per la realizzazione della
coesistenza: la separazione dei campi dedicati a tipi di agricoltura
diversi; la conservazione e l’impiego delle sementi; la semina; il
raccolto; il trasporto; il magazzinaggio e la conservazione dei
prodotti.
- L’articolo 2 contiene gli adempimenti a carico degli operatori:
agricoltori che utilizzano colture biotech e imprese agromeccaniche
che forniscono loro servizi.
- L’articolo 3 contiene le indicazioni per realizzare la separazione
tra i campi, individuando per ciascuna specie interessata due
distanze di riferimento, all’interno delle quali le Regioni possono
determinare le distanze in funzione delle diverse caratteristiche
presenti a livello territoriale.
- L’articolo 4 contiene le norme relative alle aree di confine tra
Regioni.
- L’articolo 5 riguarda l’omogeneizzazione delle attività di
controllo fra le varie Regioni.
- L’articolo 6 regola le modalità per il ritorno alle coltivazioni
convenzionali dei terreni utilizzati per colture ogm.
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