UNIONE EUROPEA |
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Modulazione volontaria solo per Gran Bretagna e
Portogallo |
Compromesso al consiglio dei ministri agricoli
La possibilità di destinare il 20% degli aiuti pac allo sviluppo rurale
anziché ai pagamenti diretti era fortemente osteggiata dal Parlamento
europeo che, per fermare il provvedimento, aveva bloccato il 20% della spesa
agricola
Bruxelles.
Compromesso secondo copione al Consiglio dei ministri
agricoli comunitari, il primo di quest’anno, sulla modulazione volontaria
dei finanziamenti di Bruxelles alle imprese, da destinare a iniziative di
sviluppo rurale. In pratica solo due dei 27 Paesi (Gran Bretagna e
Portogallo) potranno trasferire a progetti di sviluppo fino al 20% degli
aiuti ricevuti, che altrimenti sarebbero devoluti al sostegno della
produzione.
La soluzione è provvisoria – solo fino al prossimo anno – quando si
procederà a una verifica globale delle nuove politiche di sostegno al
settore, che potrà entrare a regime dal 2009.
La decisione dei ministri, presa all’unanimità, intende superare le
resistenze del Parlamento europeo, che per non farla passare – in mancanza
di poteri decisionali diretti – aveva finora bloccato i finanziamenti.
I singoli Paesi si erano accordati, fin dal 2003, per un trasferimento
obbligatorio allo sviluppo rurale (il cosiddetto «secondo pilastro» della
pac) di parte delle risorse disponibili per il settore, a scapito del «primo
pilastro», quello degli interventi diretti. Per quest’anno, per una
distribuzione tra i 27 Paesi, si trattava di 1,75 miliardi di euro, circa il
5% dei fondi complessivi, che nel periodo fino al 2013 dovrebbero arrivare a
oltre 10 miliardi. Ma Gran Bretagna e Portogallo hanno chiesto di poter
effettuare trasferimenti supplementari (appunto fino al 20% della spesa
totale loro attribuita).
L’Europarlamento si era opposto decisamente all’estensione erga omnes di
questa riattribuzione dei finanziamenti, argomentando che avrebbe portato a
distorsioni della concorrenza, tra i produttori.
La misura è stata quindi circoscritta a due Paesi: la Gran Bretagna perché
la sua struttura produttiva, pur quantitativamente notevole, è limitata a
una gamma piuttosto ristretta di prodotti; il Portogallo perché ha
produzioni limitate, che non influiscono sul sistema agricolo europeo nel
suo complesso, e perché ha più bisogno di altri di grandi investimenti
infrastrutturali.
Il Parlamento europeo ha ottenuto quanto voleva semplicemente esercitando le
sue prerogative in fatto di gestione del bilancio, «mettendo in riserva»,
fin da gennaio, il 20% della spesa agricola: il che significava in pratica
bloccare il meccanismo dei finanziamenti a tutta la pac. Ora che questa
riserva è stata bloccata, tutto è rinviato al prossimo esercizio
finanziario, in occasione appunto della verifica dei progressi della pac.
Ocm unica e occupazione
I ministri hanno anche cercato di far avanzare il dossier dell’unificazione
delle ocm di settore, per limitare i relativi provvedimenti in vigore dagli
attuali 600 a meno di 200, per gestire in modo più coordinato le 21 singole
ocm ora in vigore. Si spera di arrivare a varare un pacchetto globale entro
giugno, quando si concluderà la presidenza di turno tedesca.
Intanto la Spagna ha premuto energicamente per interventi speciali a favore
dell’agrumicoltura (il Paeso iberico copre il 60% dell’offerta comunitaria
complessiva), colpita da una crisi di sovrapproduzione dovuta a sua volta a
un’estensione spropositata delle colture, 100.000 ha in più rispetto a tre
anni fa. La commissaria Mariann Fischer Boel ha risposto che la mancanza di
coordinamento nella filiera spagnola potrà essere superata solo da una
riforma dell’ocm del settore.
Tra i «documenti d’intenzione» approvati, una comunicazione sulla promozione
dell’occupazione nelle aree rurali, per cercare di contenere l’esodo in
atto, che già ora, si sottolinea, si traduce in una «disoccupazione occulta»
di cinque milioni di europei, e che secondo un documento della Commissione
dovrebbe portare alla perdita tra 4 e 6 milioni di unità di occupati in
agricoltura nei prossimi sette anni: come dire che per allora, rispetto alle
cifre ufficiali attuali, il numero complessivo degli agricoltori dovrebbe
essere ridotto addirittura di due terzi.
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