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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
12
 23 - 29 Mar.

  2007
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Attualità UNIONE EUROPEA

Modulazione volontaria solo per Gran Bretagna e Portogallo

Compromesso al consiglio dei ministri agricoli
La possibilità di destinare il 20% degli aiuti pac allo sviluppo rurale anziché ai pagamenti diretti era fortemente osteggiata dal Parlamento europeo che, per fermare il provvedimento, aveva bloccato il 20% della spesa agricola


Bruxelles.
Compromesso secondo copione al Consiglio dei ministri agricoli comunitari, il primo di quest’anno, sulla modulazione volontaria dei finanziamenti di Bruxelles alle imprese, da destinare a iniziative di sviluppo rurale. In pratica solo due dei 27 Paesi (Gran Bretagna e Portogallo) potranno trasferire a progetti di sviluppo fino al 20% degli aiuti ricevuti, che altrimenti sarebbero devoluti al sostegno della produzione.
La soluzione è provvisoria – solo fino al prossimo anno – quando si procederà a una verifica globale delle nuove politiche di sostegno al settore, che potrà entrare a regime dal 2009.
La decisione dei ministri, presa all’unanimità, intende superare le resistenze del Parlamento europeo, che per non farla passare – in mancanza di poteri decisionali diretti – aveva finora bloccato i finanziamenti.
I singoli Paesi si erano accordati, fin dal 2003, per un trasferimento obbligatorio allo sviluppo rurale (il cosiddetto «secondo pilastro» della pac) di parte delle risorse disponibili per il settore, a scapito del «primo pilastro», quello degli interventi diretti. Per quest’anno, per una distribuzione tra i 27 Paesi, si trattava di 1,75 miliardi di euro, circa il 5% dei fondi complessivi, che nel periodo fino al 2013 dovrebbero arrivare a oltre 10 miliardi. Ma Gran Bretagna e Portogallo hanno chiesto di poter effettuare trasferimenti supplementari (appunto fino al 20% della spesa totale loro attribuita).
L’Europarlamento si era opposto decisamente all’estensione erga omnes di questa riattribuzione dei finanziamenti, argomentando che avrebbe portato a distorsioni della concorrenza, tra i produttori.
La misura è stata quindi circoscritta a due Paesi: la Gran Bretagna perché la sua struttura produttiva, pur quantitativamente notevole, è limitata a una gamma piuttosto ristretta di prodotti; il Portogallo perché ha produzioni limitate, che non influiscono sul sistema agricolo europeo nel suo complesso, e perché ha più bisogno di altri di grandi investimenti infrastrutturali.
Il Parlamento europeo ha ottenuto quanto voleva semplicemente esercitando le sue prerogative in fatto di gestione del bilancio, «mettendo in riserva», fin da gennaio, il 20% della spesa agricola: il che significava in pratica bloccare il meccanismo dei finanziamenti a tutta la pac. Ora che questa riserva è stata bloccata, tutto è rinviato al prossimo esercizio finanziario, in occasione appunto della verifica dei progressi della pac.

Ocm unica e occupazione
I ministri hanno anche cercato di far avanzare il dossier dell’unificazione delle ocm di settore, per limitare i relativi provvedimenti in vigore dagli attuali 600 a meno di 200, per gestire in modo più coordinato le 21 singole ocm ora in vigore. Si spera di arrivare a varare un pacchetto globale entro giugno, quando si concluderà la presidenza di turno tedesca.
Intanto la Spagna ha premuto energicamente per interventi speciali a favore dell’agrumicoltura (il Paeso iberico copre il 60% dell’offerta comunitaria complessiva), colpita da una crisi di sovrapproduzione dovuta a sua volta a un’estensione spropositata delle colture, 100.000 ha in più rispetto a tre anni fa. La commissaria Mariann Fischer Boel ha risposto che la mancanza di coordinamento nella filiera spagnola potrà essere superata solo da una riforma dell’ocm del settore.
Tra i «documenti d’intenzione» approvati, una comunicazione sulla promozione dell’occupazione nelle aree rurali, per cercare di contenere l’esodo in atto, che già ora, si sottolinea, si traduce in una «disoccupazione occulta» di cinque milioni di europei, e che secondo un documento della Commissione dovrebbe portare alla perdita tra 4 e 6 milioni di unità di occupati in agricoltura nei prossimi sette anni: come dire che per allora, rispetto alle cifre ufficiali attuali, il numero complessivo degli agricoltori dovrebbe essere ridotto addirittura di due terzi.

 

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C.S.


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