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Acqua irrigua a costo zero |
Per evitare un’ulteriore riduzione delle attività agricole del Paese
sarebbe opportuno garantire alle aziende l’acqua a costi bassissimi o nulli,
evitando gli sprechi ed eliminando i contributi consortili per la difesa del
territorio. Un miraggio al momento molto lontano per diverse ragioni
La prima conferenza organizzativa dell’Associazione nazionale bonifiche e
irrigazioni che si è tenuta a Riccione dal 7 al 9 marzo è un chiaro anche se
un po’ tardivo segnale che si è giunti al momento delle decisioni operative
in merito al recepimento nazionale della direttiva quadro sull’acqua
(direttiva Ce 60/2000).
L’urgenza è dettata dalla prossima entrata in vigore del Testo unico
sull’ambiente, attualmente alla firma del presidente della Repubblica, che
prevede la riorganizzazione amministrativa e la creazione dei distretti
idrografici e delle relative Autorità di bacino, vale a dire degli organi
espressamente deputati all’applicazione della direttiva mediante piani di
gestione.
Tra i molti motivi di preoccupazione per gli agricoltori, uno prevale su
tutti: quanta acqua potrà essere destinata all’agricoltura e quale ne sarà
il costo.
La maggiore fonte di preoccupazione non è tanto rappresentata dalla
direttiva europea in sé che, pur facendo uno specifico riferimento al costo
pieno e alla tariffazione come strumento di razionalizzazione all’uso
(risparmio) dell’acqua, lascia con il regime delle deroghe ampia
flessibilità ai piani di bacino di adeguare le misure alle specificità
territoriali, a condizione che siano razionalmente giustificate da una
rigorosa analisi delle motivazioni economiche e sociali.
Ciò che è maggiormente da temere è la capacità di poter far valere le
ragioni dell’agricoltura in un clima politico e in un’opinione pubblica che
a livello internazionale manifestano indifferenza quando non addirittura
ostilità verso il settore primario.
Quello che è molto difficile far capire in Europa come in Italia è che
un’ulteriore riduzione delle attività agricole nel nostro Paese
significherebbe una perdita in assoluto di ricchezza nazionale.
In una prospettiva di sviluppo, l’eventuale ridimensionamento in termini
percentuali dell’agricoltura nei confronti dell’economia nazionale deve
essere realizzata con la crescita degli altri settori specie di quello dei
servizi, ma difendendo per quanto possibile il reddito agricolo in valore
assoluto.
In un quadro antiprotezionistico, la competitività della nostra agricoltura,
caratterizzata da strutture produttive deboli, costo e protezione del lavoro
fortunatamente e giustamente elevati, può essere ricercata solamente
mettendo a disposizione degli agricoltori risorse a basso costo.
Può sembrare una provocazione, ma oggi la scelta giusta sarebbe quella di
fornire l’acqua per usi irrigui a prezzi molto bassi se non addirittura
gratuitamente. Non solo, ma sarebbe opportuno anche sgravare l’agricoltura
di tutti i contributi consortili per la difesa del territorio gravanti sulla
proprietà fondiaria.
Non si tratterebbe affatto di un intervento distorsivo della concorrenza, ma
semplicemente di un mezzo del tutto legittimo per cercare di far
sopravvivere un’attività economica rilevante dal punto di vista sociale e
ambientale.
È fuori da ogni razionalità economica e logica politica qualsiasi proposta
di alzare il prezzo dell’acqua irrigua in presenza, in molte realtà, di un
probabile eccesso di offerta.
È quello che si sta già verificando in diversi Consorzi di bonifica del Nord
Italia, con conseguenti passivi di bilancio proprio nel capitolo
dell’irrigazione. Naturalmente bisogna evitare che l’erogazione di una
risorsa a costo nullo o comunque molto basso si traduca in uno spreco.
Qui sono chiamati a giocare un ruolo strategico le Autorità di bacino e i
Consorzi di bonifica. Alle prime è richiesto di mediare a livello
territoriale i conflitti tra esigenze ambientali, civili, industriali e
agricole nell’uso dell’acqua.
I secondi dovranno realizzare importanti interventi per razionalizzare le
reti distributive a livello consorziale e promuovere la massima efficienza
delle tecniche irrigue aziendali, in modo da evitare qualsiasi forma di
spreco.
Tutto questo richiede un impegno molto gravoso e una crescita culturale
delle professionalità in ambito sia tecnico sia economico.
Si ha la netta sensazione che rappresentanze politiche, organizzazioni
professionali ed enti preposti alla gestione dell’acqua abbiano fin qui
molto sottovalutato la gran mole di lavoro da svolgere.
Se il buon giorno si vede dal mattino, ma ormai sarebbe ora di parlare di
mezzogiorno inoltrato, per gli agricoltori c’è proprio poco da stare
allegri.
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