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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
12
17-23 Mar.

  2006
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Editoriale

Acqua irrigua a costo zero
Vittorio A. Gallerani

Per evitare un’ulteriore riduzione delle attività agricole del Paese sarebbe opportuno garantire alle aziende l’acqua a costi bassissimi o nulli, evitando gli sprechi ed eliminando i contributi consortili per la difesa del territorio. Un miraggio al momento molto lontano per diverse ragioni   

La prima conferenza organizzativa dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni che si è tenuta a Riccione dal 7 al 9 marzo è un chiaro anche se un po’ tardivo segnale che si è giunti al momento delle decisioni operative in merito al recepimento nazionale della direttiva quadro sull’acqua (direttiva Ce 60/2000).
L’urgenza è dettata dalla prossima entrata in vigore del Testo unico sull’ambiente, attualmente alla firma del presidente della Repubblica, che prevede la riorganizzazione amministrativa e la creazione dei distretti idrografici e delle relative Autorità di bacino, vale a dire degli organi espressamente deputati all’applicazione della direttiva mediante piani di gestione.
Tra i molti motivi di preoccupazione per gli agricoltori, uno prevale su tutti: quanta acqua potrà essere destinata all’agricoltura e quale ne sarà il costo.
La maggiore fonte di preoccupazione non è tanto rappresentata dalla direttiva europea in sé che, pur facendo uno specifico riferimento al costo pieno e alla tariffazione come strumento di razionalizzazione all’uso (risparmio) dell’acqua, lascia con il regime delle deroghe ampia flessibilità ai piani di bacino di adeguare le misure alle specificità territoriali, a condizione che siano razionalmente giustificate da una rigorosa analisi delle motivazioni economiche e sociali.
Ciò che è maggiormente da temere è la capacità di poter far valere le ragioni dell’agricoltura in un clima politico e in un’opinione pubblica che a livello internazionale manifestano indifferenza quando non addirittura ostilità verso il settore primario.
Quello che è molto difficile far capire in Europa come in Italia è che un’ulteriore riduzione delle attività agricole nel nostro Paese significherebbe una perdita in assoluto di ricchezza nazionale.
In una prospettiva di sviluppo, l’eventuale ridimensionamento in termini percentuali dell’agricoltura nei confronti dell’economia nazionale deve essere realizzata con la crescita degli altri settori specie di quello dei servizi, ma difendendo per quanto possibile il reddito agricolo in valore assoluto.
In un quadro antiprotezionistico, la competitività della nostra agricoltura, caratterizzata da strutture produttive deboli, costo e protezione del lavoro fortunatamente e giustamente elevati, può essere ricercata solamente mettendo a disposizione degli agricoltori risorse a basso costo.
Può sembrare una provocazione, ma oggi la scelta giusta sarebbe quella di fornire l’acqua per usi irrigui a prezzi molto bassi se non addirittura gratuitamente. Non solo, ma sarebbe opportuno anche sgravare l’agricoltura di tutti i contributi consortili per la difesa del territorio gravanti sulla proprietà fondiaria.
Non si tratterebbe affatto di un intervento distorsivo della concorrenza, ma semplicemente di un mezzo del tutto legittimo per cercare di far sopravvivere un’attività economica rilevante dal punto di vista sociale e ambientale.
È fuori da ogni razionalità economica e logica politica qualsiasi proposta di alzare il prezzo dell’acqua irrigua in presenza, in molte realtà, di un probabile eccesso di offerta.
È quello che si sta già verificando in diversi Consorzi di bonifica del Nord Italia, con conseguenti passivi di bilancio proprio nel capitolo dell’irrigazione. Naturalmente bisogna evitare che l’erogazione di una risorsa a costo nullo o comunque molto basso si traduca in uno spreco.
Qui sono chiamati a giocare un ruolo strategico le Autorità di bacino e i Consorzi di bonifica. Alle prime è richiesto di mediare a livello territoriale i conflitti tra esigenze ambientali, civili, industriali e agricole nell’uso dell’acqua.
I secondi dovranno realizzare importanti interventi per razionalizzare le reti distributive a livello consorziale e promuovere la massima efficienza delle tecniche irrigue aziendali, in modo da evitare qualsiasi forma di spreco.
Tutto questo richiede un impegno molto gravoso e una crescita culturale delle professionalità in ambito sia tecnico sia economico.
Si ha la netta sensazione che rappresentanze politiche, organizzazioni professionali ed enti preposti alla gestione dell’acqua abbiano fin qui molto sottovalutato la gran mole di lavoro da svolgere.
Se il buon giorno si vede dal mattino, ma ormai sarebbe ora di parlare di mezzogiorno inoltrato, per gli agricoltori c’è proprio poco da stare allegri.

Sommario rivista Vittorio A. Gallerani


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