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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
11
 16 - 22 Mar.

  2007
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Editoriale

Le estirpazioni dell’ocm vino fanno discutere
G. Canali

Lascia perplessi l’impiego ipotizzato di ingenti risorse per un’operazione che, in condizioni di mercato, probabilmente avverrebbe comunque. Paradossali le sovvenzioni all’espianto a ridosso di una liberalizzazione dei diritti d’impianto

Nel giugno 2006 la Commissione europea ha presentato una serie di valutazioni preliminari su diverse ipotesi di riforma per l’organizzazione comune di mercato del vino. Da allora il confronto si è sviluppato in diversi ambiti, da quelli locali a quello nazionale fino al Parlamento europeo.
I cambiamenti proposti nell’ipotesi suggerita dalla Commissione sono radicali e si propongono di riavvicinare sensibilmente i produttori al mercato, come già fatto con la riforma delle altre ocm a partire, in particolare, dal 2003.
Il punto di partenza dell’analisi proposta dalla Commissione, sostanzialmente condivisibile, è la valutazione del ruolo negativo che di fatto hanno svolto le attuali misure di mercato, e in particolare le distillazioni, comprese quelle di emergenza o di crisi, nel creare e mantenere nel tempo una situazione di squilibrio strutturale tra domanda e offerta sul mercato Ue.
Le valutazioni di impatto ma anche la situazione dei mercati e le continue e insistenti richieste di distillazione, anche per vini di qualità, ne sono, purtroppo, una evidente testimonianza.
Tra i diversi strumenti ipotizzati dalla Commissione per ristabilire un migliore equilibrio di mercato, è prevista anche la possibilità di introdurre un aiuto all’estirpazione per 400.000 ha in 5 anni, a fronte di una spesa massima prevista di 2,4 miliardi di euro.
Se si considera l’attuale squilibrio tra domanda e offerta, questa strumento potrebbe avere una sua validità come aiuto transitorio finalizzato ad accompagnare rapidamente verso l’uscita dal settore quei viticoltori che si trovano in maggiori difficoltà dal punto di vista della redditività e, soprattutto, quelli che potrebbero subire i maggiori contraccolpi a seguito dell’eliminazione degli aiuti alla distillazione.
Questa proposta, tuttavia, ha suscitato molte preoccupazioni, variamente motivate.
Anzitutto c’è un problema di efficacia: in passato, strumenti di questo tipo non hanno permesso di ottenere i risultati sperati. A questo proposito è utile notare che erano comunque rimasti attivi gli altri sostegni indiretti alla redditività del settore (distillazioni) e ciò poteva fare la differenza.
L’altro aspetto che fa sollevare qualche perplessità è il timore che possano essere indotti all’abbandono i viticoltori che operano in aree marginali dove gli effetti negativi del fenomeno, in termini ambientali e di tutela del territorio e del contesto rurale, potrebbero essere particolarmente negativi e importanti. D’altro canto, in molti casi le produzioni ottenute in territori «difficili» o sono già state valorizzate adeguatamente dai produttori, o lo saranno (e lo dovranno essere) in un prossimo futuro, anche utilizzando strumenti finanziari presenti nell’ambito delle misure per lo sviluppo rurale.
In altri casi, invece, dove la presenza della viticoltura fosse di particolare importanza per il mantenimento dell’assetto idrogeologico, per la produzione di valenze di tipo paesaggistico e per altre esternalità ambientali positive, si dovrebbero comunque prevedere, finalmente, specifiche misure nell’ambito del «secondo pilastro», e in particolare delle misure dell’Asse 2, atte a compensare tale produzione di beni e servizi di natura pubblica dell’agricoltore, dopo una loro adeguata valutazione economica.
In caso contrario, cioè in assenza di una sufficiente redditività diretta e di un adeguato ed eventualmente ben motivato sostegno pubblico per la produzione di benefici di questa natura per la collettività, anche senza un incentivo all’estirpazione, questi produttori non resteranno in attività per lungo tempo.
Ma l’aspetto più preoccupante a proposito di questa misura è la decisione, se venisse confermata, di destinare a essa un ammontare di risorse certamente assai significativo, in realtà solo per sostenere un espianto che in condizioni di mercato probabilmente avverrebbe comunque in assenza di competitività e in un mercato più libero di manifestare i suoi effetti.
Potrebbe addirittura sembrare paradossale, inoltre, procedere a un espianto sovvenzionato a ridosso di una liberalizzazione di diritti all’impianto, qualora fosse approvata la proposta della Commissione, che lascerebbe prevedere un successivo significativo nuovo incremento delle superfici a vigneto.
 

Sommario rivista Gabriele Canali


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