PRIMA
PAGINA |
|
Salta la regolarizzazione dei debiti con l’Inps |
Per mancanza della copertura finanziaria
Il condono previdenziale è stato tolto dal resto del decreto con le
misure urgenti per il settore agricolo. Confermati gli altri provvedimenti,
a partire da quelli a favore del settore avicolo
Dopo un estenuante iter parlamentare è finalmente stato convertito in legge
il decreto n. 2/2006. Prima il Senato (nella seduta del 7 marzo scorso) e
poi la Camera dei deputati (il giorno successivo) hanno infatti riesaminato
in tutta fretta il testo di conversione del decreto legge che il presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva rinviato al Parlamento per
mancanza di adeguata copertura finanziaria delle disposizioni relative alla
regolarizzazione dei contributi previdenziali. Per salvare la legge che,
oltre alle disposizioni previdenziali, contiene misure urgenti e importanti
per l’intero settore agricolo a cominciare da quelle per l’influenza aviare,
il nuovo testo è stato depurato dal cosiddetto condono agricolo, secondo le
indicazioni del presidente.
Ma andiamo con ordine, nel tentativo di capire cosa è successo.
Il rinvio di Ciampi
Ciampi il 3 marzo scorso aveva rinviato alle Camere, per una nuova
deliberazione, la legge di conversione del decreto n. 2/2006. Le misure
contestate per insufficiente copertura finanziaria erano solo quelle
contenute nell’articolo 1 del decreto legge relative alla previdenza
agricola. In particolare veniva ritenuta «non coperta» la regolarizzazione
(contenuta nei commi da 3 a 7 del predetto articolo 1) dei carichi
contributivi maturati dalle aziende agricole fino al 30-6-2005, con rate
semestrali fino al 2030 (vedi anche L’Informatore Agrario n. 8/2006). Vale
la pena ricordare in proposito che si sarebbe trattato di un’operazione
colossale dal punto di vista finanziario, riguardante i crediti vantati
dall’Inps per un ammontare di circa 5 miliardi di euro e ceduti in tranche
successive a una società di cartolarizzazione privata. Per farvi fronte, e
cioè per coprire tutti i costi dell’operazione di regolarizzazione, si stima
che siano necessari almeno 1.750 milioni di euro per le casse dello Stato.
Ma la legge di conversione censurata prevedeva cifre ben più contenute e
ritenute dunque insufficienti dal Quirinale. Il rischio di un rinvio alle
Camere era quindi nell’aria. Ciononostante la legge di conversione era stata
approvata il 22 febbraio scorso e la rateazione dei debiti Inps subordinata
all’assenso dell’Unione Europea, la quale avrebbe dovuto verificarne la
compatibilità con la situazione del debito pubblico italiano. Ma a togliere
d’impaccio i funzionari di Bruxelles ci ha pensato il Quirinale.
La palla è ritornata quindi al Parlamento convocato appositamente.
Nella seduta del 7 marzo il Senato ha scelto di stralciare dal testo la
regolarizzazione e cioè i commi da 3 a 7 dell’articolo 1. Sono state
mantenute invece le altre importanti disposizioni in materia previdenziale:
dalla sospensione degli aumenti annuali per il periodo 2006-2008 alla
maggiorazione degli sgravi per le aziende operanti in zone svantaggiate e
montane, dalla soppressione del tetto per le indennità di disoccupazione
speciale degli operai agricoli all’abolizione del salario medio
convenzionale.
Sono state inoltre introdotte le seguenti disposizioni:
- sospensione fino al 31-7-2006 dei giudizi pendenti e delle procedure di
riscossione e recupero relativi ai carichi contributivi risultanti alla data
del 30-6-2005;
- istituzione di una commissione di 3 esperti per l’individuazione di
possibili iniziative da intraprendere per la soluzione della questione dei
carichi previdenziali pregressi (la predetta commissione dovrà riferire
sulla propria attività al presidente del Consiglio entro il
31-7-2006);
- la sospensione delle disposizioni relative al Durc fino al 31-7-2006 (vedi
anche L’Informatore Agrario n. 25/2005).
Aspettative tradite
Si configura, dunque, un brutto epilogo di Legislatura per quella cospicua
parte di mondo agricolo gravato dalle pesanti partite debitorie nei
confronti dell’Inps e ormai messo alle strette dalle relative procedure
esecutive. Nel decreto legge n. 2/2006 gli agricoltori avevano riposto
importanti aspettative, fortemente deluse – è inutile nasconderlo –
dall’incauta azione del legislatore nazionale. Rimane pertanto sul tavolo
del prossimo Governo, qualunque esso sia, la questione dell’ingente debito
contributivo del settore agricolo per gli anni pregressi, che in qualche
modo dovrà essere affrontata e risolta a meno di non volere mettere in
pericolo la sopravvivenza stessa di molte aziende con alto impiego di
manodopera dipendente.
|