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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
11
 10-16 Mar.

  2006
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Attualità PRIMA PAGINA

Salta la regolarizzazione dei debiti con l’Inps

Per mancanza della copertura finanziaria

Il condono previdenziale è stato tolto dal resto del decreto con le misure urgenti per il settore agricolo. Confermati gli altri provvedimenti, a partire da quelli a favore del settore avicolo

Dopo un estenuante iter parlamentare è finalmente stato convertito in legge il decreto n. 2/2006. Prima il Senato (nella seduta del 7 marzo scorso) e poi la Camera dei deputati (il giorno successivo) hanno infatti riesaminato in tutta fretta il testo di conversione del decreto legge che il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva rinviato al Parlamento per mancanza di adeguata copertura finanziaria delle disposizioni relative alla regolarizzazione dei contributi previdenziali. Per salvare la legge che, oltre alle disposizioni previdenziali, contiene misure urgenti e importanti per l’intero settore agricolo a cominciare da quelle per l’influenza aviare, il nuovo testo è stato depurato dal cosiddetto condono agricolo, secondo le indicazioni del presidente.
Ma andiamo con ordine, nel tentativo di capire cosa è successo.

Il rinvio di Ciampi
Ciampi il 3 marzo scorso aveva rinviato alle Camere, per una nuova deliberazione, la legge di conversione del decreto n. 2/2006. Le misure contestate per insufficiente copertura finanziaria erano solo quelle contenute nell’articolo 1 del decreto legge relative alla previdenza agricola. In particolare veniva ritenuta «non coperta» la regolarizzazione (contenuta nei commi da 3 a 7 del predetto articolo 1) dei carichi contributivi maturati dalle aziende agricole fino al 30-6-2005, con rate semestrali fino al 2030 (vedi anche L’Informatore Agrario n. 8/2006). Vale la pena ricordare in proposito che si sarebbe trattato di un’operazione colossale dal punto di vista finanziario, riguardante i crediti vantati dall’Inps per un ammontare di circa 5 miliardi di euro e ceduti in tranche successive a una società di cartolarizzazione privata. Per farvi fronte, e cioè per coprire tutti i costi dell’operazione di regolarizzazione, si stima che siano necessari almeno 1.750 milioni di euro per le casse dello Stato. Ma la legge di conversione censurata prevedeva cifre ben più contenute e ritenute dunque insufficienti dal Quirinale. Il rischio di un rinvio alle Camere era quindi nell’aria. Ciononostante la legge di conversione era stata approvata il 22 febbraio scorso e la rateazione dei debiti Inps subordinata all’assenso dell’Unione Europea, la quale avrebbe dovuto verificarne la compatibilità con la situazione del debito pubblico italiano. Ma a togliere d’impaccio i funzionari di Bruxelles ci ha pensato il Quirinale.
La palla è ritornata quindi al Parlamento convocato appositamente.
Nella seduta del 7 marzo il Senato ha scelto di stralciare dal testo la regolarizzazione e cioè i commi da 3 a 7 dell’articolo 1. Sono state mantenute invece le altre importanti disposizioni in materia previdenziale: dalla sospensione degli aumenti annuali per il periodo 2006-2008 alla maggiorazione degli sgravi per le aziende operanti in zone svantaggiate e montane, dalla soppressione del tetto per le indennità di disoccupazione speciale degli operai agricoli all’abolizione del salario medio convenzionale.
Sono state inoltre introdotte le seguenti disposizioni:
- sospensione fino al 31-7-2006 dei giudizi pendenti e delle procedure di riscossione e recupero relativi ai carichi contributivi risultanti alla data del 30-6-2005;
- istituzione di una commissione di 3 esperti per l’individuazione di possibili iniziative da intraprendere per la soluzione della questione dei carichi previdenziali pregressi (la predetta commissione dovrà riferire sulla propria attività al presidente del Consiglio entro il
31-7-2006);
- la sospensione delle disposizioni relative al Durc fino al 31-7-2006 (vedi anche L’Informatore Agrario n. 25/2005).

Aspettative tradite
Si configura, dunque, un brutto epilogo di Legislatura per quella cospicua parte di mondo agricolo gravato dalle pesanti partite debitorie nei confronti dell’Inps e ormai messo alle strette dalle relative procedure esecutive. Nel decreto legge n. 2/2006 gli agricoltori avevano riposto importanti aspettative, fortemente deluse – è inutile nasconderlo – dall’incauta azione del legislatore nazionale. Rimane pertanto sul tavolo del prossimo Governo, qualunque esso sia, la questione dell’ingente debito contributivo del settore agricolo per gli anni pregressi, che in qualche modo dovrà essere affrontata e risolta a meno di non volere mettere in pericolo la sopravvivenza stessa di molte aziende con alto impiego di manodopera dipendente.

Sommario rivista Tania Pagano


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