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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
11
 10-16 Mar.

  2006
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Editoriale

Alla politica chiediamo più concretezza
Giacomo Zanni

Le politiche agricole, nei programmi dei due schieramenti in vista delle prossime elezioni, sono trattate o in modo troppo sintetico o con analisi strategiche un po’ generiche. Occorrerebbe invece più precisione nel definire dove si vuole arrivare e in quali tempi

Le elezioni sono alle porte e tutti i partiti, e le coalizioni a cui appartengono, hanno avviato la campagna al fine di convincere i cittadini a esprimere una preferenza a loro favore. Nei mesi scorsi abbiamo assistito a mille polemiche, talora sensate, sovente speciose, sugli argomenti più disparati, quasi sempre dettate da eventi contingenti o dalla necessità di far emergere le contraddizioni della coalizione avversaria, quasi mai rivolte a chiarire la propria posizione sulle tematiche realmente importanti. In queste ultime settimane le due coalizioni hanno finalmente reso pubblici i propri programmi, succinto quello della Casa delle libertà (20 pagine), ponderoso quello dell’Unione (280 pagine).
La dimensione non è, di per sé, un indicatore di qualità. Al proposito, sul Corriere della Sera l’economista Francesco Giavazzi ha evidenziato i limiti della «programmite», una malattia piuttosto diffusa in Italia, che prevede l’esibizione di lunghi e noiosi elenchi di cose da fare, che pochi leggono e pochissimi rileggono a elezioni concluse. In linea di principio, quindi, può essere del tutto ragionevole concentrarsi su poche proposte, a condizione che siano quelle rilevanti per il Paese ed esposte in modo chiaro.
In questa sede appare opportuno verificare le parti dei programmi che fanno capo all’agricoltura. Cominciamo con la Casa delle libertà. Il tema dell’agricoltura è trattato al comma 12 del punto n. 3 (sviluppo economico e competitività) ed è articolato in cinque brevi capoversi, in cui si manifesta la determinazione a realizzare un «programma unico» di coordinamento degli interventi comunitari e un «piano unico di sviluppo rurale», oltre a investimenti volti al ricambio generazionale e a una non meglio identificata «rilettura» della normativa sulla caccia. Probabilmente, il carattere sintetico del documento ha in buona sostanza spinto gli estensori a rinunciare ad aggredire i temi agricoli e a rimandarne l’analisi e la soluzione in sede di programmazione fine, attraverso la redazione di Testi unici. Come dire: ci penseremo dopo.
Del resto, mezza pagina su venti sono poco più del 2%, giusto quanto vale il settore in termini di valore aggiunto (anche se conta quasi il 5% di occupati e rappresenta quasi due milioni di aziende). La «programmite» avrà i suoi limiti, ma anche le liste sintetiche «per punti» mostrano tutta la loro debolezza quando trascurano aspetti molto rilevanti, ancorché non di gran moda, come l’agricoltura.
Veniamo all’Unione, che a pagina 154 del tomo riporta le politiche per l’agricoltura, all’insegna dello slogan «Il nuovo made in Italy agroalimentare». L’orientamento di fondo è così sintetizzabile: sì all’apertura dei mercati, no al protezionismo, ma desideriamo per l’Italia un’agricoltura sostenibile e alimenti sicuri, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Insomma, un’agricoltura di qualità. Seguono tre fitte cartelle sugli ulteriori sviluppi delle linee strategiche, nelle quali si afferma la necessità di avviare «un grande processo di cambiamento competitivo, attraverso una vera innovazione».
Lo sforzo di analisi strategica è meritevole e le parole d’ordine ci sono tutte. Tuttavia, nel descrivere gli indirizzi politici, sarebbe buona prassi far seguire alle enunciazioni di principio, necessariamente generiche, alcuni elementi concreti, specificando gli obiettivi in termini quantitativi e le modalità con cui si intende agire. Gli esperti di qualità amano ripetere che gli obiettivi devono essere smart (specific, measurable, affordable, realistic, time-scheduled): in una sola parola, concreti.
Francamente, sotto questo punto di vista l’attuale programmazione agricola è molto migliorabile. Accanto alle tante variazioni del verbo fare (valorizzare, diffondere, rafforzare, promuovere, ecc.), ci starebbe bene qualche numero che segnali tangibilmente dove si vuole arrivare e con quali tempi. Insomma, occorrerebbe dimostrare, anche riguardo agli obiettivi volti a potenziare la competitività della nostra agricoltura, la stessa precisione e la stessa chiarezza di idee con le quali, nell’ultima parte del testo dell’Unione, sono indicate le esigenze di ristrutturazione degli apparati burocratico-istituzionali, quali il nuovo Ministero e l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ovvero il riordino di Agea, Ismea, Cra, Unire, Inea e Inran. Infatti, è giusto ribadire che solo di fronte a idee chiare ed espresse in modo trasparente gli elettori potranno realmente giudicare i loro governanti..

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