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L'Informatore Agrario
Sommario rivista Approfondimento
 
10
 3-9 Mar.

  2006
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Attualità POLITICA

Sanatoria previdenziale, decide l’Unione Europea

Ancora un rinvio per l’attesa misura

La regolarizzazione dei debiti contributivi delle aziende agricole è subordinata al parere positivo della Commissione europea che verrà rilasciato solo se l’operazione non aggraverà il deficit pubblico italiano

Nella seduta del 1° marzo 2006 il Senato della Repubblica ha definitivamente approvato la conversione in legge del decreto legge n. 2/2006 recante «Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria e della pesca».
Il provvedimento era stato già approvato una prima volta dal Senato, ma, a causa delle modifiche introdotte dalla Camera dei deputati lo scorso mercoledì 22 febbraio, necessitava – a causa delle modifiche ivi introdotte – di un nuovo passaggio al Senato della Repubblica.
Come noto si tratta di una legge molto attesa dal settore agricolo poiché contiene disposizioni importanti soprattutto in materia di riforma della previdenza agricola (vedi L’Informatore Agrario n. 8/2006).
Basti ricordare che il decreto prevede alcune misure di riduzione del costo degli oneri sociali per le imprese per il triennio 2006-2008, e in particolare la sospensione degli aumenti delle aliquote previdenziali già previsti dal decreto legislativo 146/1997 (aumenti dello 0,20% annuo) e la maggiorazione degli sgravi contributivi per le aziende che operano in zone svantaggiate e montane.
Sanatoria, tutto sospeso
Ma la misura più attesa è senz’altro la regolarizzazione dei carichi contributivi pregressi. È infatti prevista la rateizzazione in 25 anni, senza interessi né sanzioni, dei debiti maturati dai datori di lavoro e dai lavoratori autonomi agricoli nei confronti dell’Inps.
Proprio tale norma aveva subito, lo scorso mercoledì 22 febbraio, le modifiche più rilevanti in sede di conversione nell’Aula di Montecitorio, tra le quali vale la pena di segnalare:
- la possibilità di regolarizzare i debiti Inps maturati solo fino al 30-6-2005 (e non più quelli maturati entro il 31-10-2005, come prevedeva il testo precedente);
- la necessità di effettuare – oltre al pagamento del 2% dell’importo totale contestualmente alla presentazione dell’istanza di regolarizzazione (già previsto nel vecchio testo) – un ulteriore versamento, pari all’8% dell’importo dovuto, entro il 20-12-2006.
La più importante e meno apprezzabile novità è però che l’intera operazione di regolarizzazione è stata subordinata all’emanazione di un apposito decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle politiche agricole di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze.
Decreto che, a sua volta, è vincolato alla valutazione positiva da parte della Commissione europea circa l’impatto di tali disposizioni sulla dinamica dei conti pubblici italiani. Occorre cioè che la regolarizzazione non comporti effetti negativi sul Programma di stabilità del nostro Paese e che la Commissione dia il suo assenso all’operazione giacché – come si legge in un documento della stessa Commissione, curiosamente datato anch’esso 22-2-2006 – essa potrebbe comportare una revisione in aumento del deficit italiano.
Una «spada di Damocle» che pende minacciosa sull’attesa regolarizzazione anche in presenza della tanto attesa conversione in legge da parte del Senato, e che dipende dall’assenso della Commissione europea.
Entrano invece in vigore comunque tutte le altre misure tra le quali ricordiamo, oltre a quelle che riducono il costo del lavoro, l’abrogazione del comma 147 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2005 che aveva previsto un tetto ai trattamenti economici di disoccupazione speciale (per gli operai agricoli cosiddetti centunisti e centocinquantunisti).
Naturalmente per le disposizioni che sono state oggetto di modifiche da parte delle due Camere bisognerà aspettare – per la loro piena operatività – la firma del capo dello Stato per la promulgazione definitiva del provvedimento.
 

Sommario rivista Tania Pagano


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