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Sanatoria previdenziale, decide l’Unione Europea |
Ancora un rinvio per l’attesa misura
La regolarizzazione dei debiti contributivi delle aziende agricole è
subordinata al parere positivo della Commissione europea che verrà
rilasciato solo se l’operazione non aggraverà il deficit pubblico italiano
Nella seduta del 1° marzo 2006 il Senato della Repubblica ha
definitivamente approvato la conversione in legge del decreto legge n.
2/2006 recante «Interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria
e della pesca».
Il provvedimento era stato già approvato una prima volta dal Senato, ma, a
causa delle modifiche introdotte dalla Camera dei deputati lo scorso
mercoledì 22 febbraio, necessitava – a causa delle modifiche ivi introdotte
– di un nuovo passaggio al Senato della Repubblica.
Come noto si tratta di una legge molto attesa dal settore agricolo poiché
contiene disposizioni importanti soprattutto in materia di riforma della
previdenza agricola (vedi L’Informatore Agrario n. 8/2006).
Basti ricordare che il decreto prevede alcune misure di riduzione del costo
degli oneri sociali per le imprese per il triennio 2006-2008, e in
particolare la sospensione degli aumenti delle aliquote previdenziali già
previsti dal decreto legislativo 146/1997 (aumenti dello 0,20% annuo) e la
maggiorazione degli sgravi contributivi per le aziende che operano in zone
svantaggiate e montane.
Sanatoria, tutto sospeso
Ma la misura più attesa è senz’altro la regolarizzazione dei carichi
contributivi pregressi. È infatti prevista la rateizzazione in 25 anni,
senza interessi né sanzioni, dei debiti maturati dai datori di lavoro e dai
lavoratori autonomi agricoli nei confronti dell’Inps.
Proprio tale norma aveva subito, lo scorso mercoledì 22 febbraio, le
modifiche più rilevanti in sede di conversione nell’Aula di Montecitorio,
tra le quali vale la pena di segnalare:
- la possibilità di regolarizzare i debiti Inps maturati solo fino al
30-6-2005 (e non più quelli maturati entro il 31-10-2005, come prevedeva il
testo precedente);
- la necessità di effettuare – oltre al pagamento del 2% dell’importo totale
contestualmente alla presentazione dell’istanza di regolarizzazione (già
previsto nel vecchio testo) – un ulteriore versamento, pari all’8%
dell’importo dovuto, entro il 20-12-2006.
La più importante e meno apprezzabile novità è però che l’intera operazione
di regolarizzazione è stata subordinata all’emanazione di un apposito
decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro
delle politiche agricole di concerto con il ministro dell’economia e delle
finanze.
Decreto che, a sua volta, è vincolato alla valutazione positiva da parte
della Commissione europea circa l’impatto di tali disposizioni sulla
dinamica dei conti pubblici italiani. Occorre cioè che la regolarizzazione
non comporti effetti negativi sul Programma di stabilità del nostro Paese e
che la Commissione dia il suo assenso all’operazione giacché – come si legge
in un documento della stessa Commissione, curiosamente datato anch’esso
22-2-2006 – essa potrebbe comportare una revisione in aumento del deficit
italiano.
Una «spada di Damocle» che pende minacciosa sull’attesa regolarizzazione
anche in presenza della tanto attesa conversione in legge da parte del
Senato, e che dipende dall’assenso della Commissione europea.
Entrano invece in vigore comunque tutte le altre misure tra le quali
ricordiamo, oltre a quelle che riducono il costo del lavoro, l’abrogazione
del comma 147 dell’articolo 1 della legge finanziaria per il 2005 che aveva
previsto un tetto ai trattamenti economici di disoccupazione speciale (per
gli operai agricoli cosiddetti centunisti e centocinquantunisti).
Naturalmente per le disposizioni che sono state oggetto di modifiche da
parte delle due Camere bisognerà aspettare – per la loro piena operatività –
la firma del capo dello Stato per la promulgazione definitiva del
provvedimento.
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